Vitruvius, I Dieci Libri dell' Architettvra di M. Vitrvvio, 1556
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178169QVINTO.
Poiche queſte coſe con ſomma cura, e ſolertia eſplicate ſeranno, biſogna allhora piu diligentemente auuertire, che
egli ſi elega un luogo, doue la uoce dolcemente applicata ſia, &
che ſcacciata ritornando à dietro non riporti all’o-
recchie una incerta ſignificatione delle parole.
A Vitr. molto preme l’accommodar il luogo alla uoce, però oltra le coſe gia dette egli tutta uia di ciò ci da precetti, & ammaestramenti bellisſi-
mi, &
certo non ſenza ragione, perche tutto il fine di queſta materia, e che ſi ueda, & che ſi oda commodamente. Distingue adunque i luoghi
quanto alla natura del ſuono, &
dice.
Sono alcuni luoghi, che naturalmente impediſcono il mouimento della uoce come ſono i diſſonanti, i circonſonanti,
i riſonanti, i conſonanti:
detti da Greci Cathicontes, Perijcontes, Antijcontes, Sinicontes. Diſſonanti ſon quelli
ne i quali poi, che la prima uoce s’inalza offeſa da i corpi ſodi di ſopra è ſcacciata ritorna à baſſo &
opprime l’inal-
zamento della ſeconda uoce.
1110
Come s’egli diceſſe: che il primo giro della uoce intoppandoſi in coſa ſoda ſuſſe in giu rincalzato & rompeſſe il ſecondo, doue ne naſceſſe la diſſonan
za, che per uirtu della parola Greca ſignifica ſuono al baſſo cacciato, rotto, e franto, perche Cathicontes è quaſi deorſum ſonum mitentes,
&
io ho interpretato diſſonanti, à quel modo, che nel Latino ſi dice deſpicere quaſi deorſum aſpicere.
Circonſonanti luoghi ſon quelli, ne i quali la uoce riſtretta girando intorno riſoluendoſi nel mezzo, e ſnonando ſen-
za i ſuoi eſtremi cadimenti ſi eſtingue la ſciando incerta la ſignificatione delle parole.
Questi luoghi fanno ribombo, perche in esſi ritorna lo iſteſſo bombo, ò ſuono, come dentro le campane ſi perde il ſuono, poi che reſta la
percoſſa.
Rifſuonanti ſono que luoghi donue la uoce percoſſa ritornando à dietro le imagini di eſſa eſpreſſe, & fanno, che doppi
ſi odano gli ultimi cadimenti.
Riſſuona la uoce percuotendo, & ritornando à dietro quaſi de rinuerbero, & come i raggi del Sole riflesſi, perche ſon doppi hanno piu for-
2220 za, coſi la uoce ripercoſſa, riſſuona cioé dinuouo ſuona, &
raddoppia la ſua ſimiglianza come fa l’Echo. La cui eſpresſione noi per diletto
n due ſtanze ſatte hauemo.
Ecco figlia de i boſchi, & delle ualli
Ignudo ſpirto, e uoce errante, e ſciolta
Eterno eſſempio d’amoroſi falli
Che tanto altrui ridice quanto aſcolta,
S’amor ti torne ne ſuoi allegri balli,
E che ti renda la tua ſorma tolta
Fuor d’eſte ualli abbandonate e ſole
Sciogli i miei dubbi in ſempici parole.
Ecco, che coſa e’l fin d’amore? amore.
Chi fa ſua strada men ſicura? cura
Viu’ella ſempre, o pur ſen more? more
Debbo ſuggir la ſorte dura?
dura.
Chi dara fin’ al gran dolore? l’hore.
Come ho da uincer chi è ſpergiura? giura.
Dunque l’inganno ad amor piace? piace.
3330 Che fin è d’eſſo guerra ò pace? pace.
Conſonanti ſono que luoghi, nei quali da baſſo la uoce aiutata con augumento creſcendo entra nelle orecchie con
chiara terminatione delle parole.
I luoghi conſonanti ſono affatto contrari à i diſſonanti, perche in quelli la uoce uiene dal centro alla circonſerenza aiutata, & unita, & creſce
egualmente, in questi la uoce dalla circonſerenza al centro e ribattuta, &
rotta. Questa diſſerenza di luoghi è molto bella, & ben dichia-
rita da Vitr.
& degna di ſomma conſideratione, & però dice.
Et coſi ſe nella elettione de i luoghi ſi auuertirà con diligenza, ſenza dubbio lo effetto della uoce ne i Theatri ſerà con
prudenza all’utilità moderata, &
emendata: Ma le deſcrittioni, & i diſſegni tra ſe con queſte differenze ſeranno
notati, che quelli diſſegni, che de i quadrati ſi fanno, ſiano de Greci, &
quelli de Trianguli equilateri habbiano l’u
4440 ſo de Latini.
Et coſi chi uorrà uſare queſte preſcrittioni, condurà benisſimo i Theatri.
Fin qui Vitr. à diſſegnato il Theatro, & dimoſtrato ſecondo l’uſo di Greci, e de Latini, che diffcrenza ſia nelle lor o dcſcrittioni. Hora uuole
parlare di que portichi, che erano dietro la Scena, &
de i luoghi da paſſeggiare, perche coſi era ordinato da i buoni Architetti, che à i Tem-
pi, alle caſe di grandi, &
alle fabriche publiche ſi deſſero i portichi, & queſto come dice Vit. & per necesſità, & diletto, & per orna
mento ſi ſaceua.
Dice adunque.
Deonſi fare i portichi drieto la Scena à queſto fine, che quando le repentien pioggie ſturberanno i Giuochi, il popu-
lo habbia doue egli ſi ricoueri dal Theatro, &
accioche que luoghi, ne i quali ſi danno gli ſtrumenti per lo choro,
&
l’apparato del choro habbiano ſpatioſo campo. Come ſono i portichi Pompeiani, & in Athene i Portichi Eume
nici, &
il Tempio del padre Bacco, & l’Odeo à quelli, che eſcono della parte ſiniſtra del Theatro, ilquale Pericle in
Athene diſpoſe con Colonne di pietra, &
con gli alberi, & con le antenne delle naui delle ſpoglie de Perſiani rico-
5550 perſe, &
lo iſteſſo alla guerra Mithridatica il Re Ariobarzane bruſciato rifece.
Choragia ſignifica e quelli che danno l’inſtrumento, & Papparato per li giuochi, & il luogo, di doue ſi caua lo ſtrumento. Odeum, era quaſi
un picciolo Theatro, doue ſi guar dauano i certami &
le proue di Muſici, io ſtimo, che iui ſi aſſettaſſero i Muſici, come nel Choragio ſi aſſetta-
uano gli histrioni, che d’indi poi entrauano in Scena.
Et come è à Smirna lo Stratageo. Cioè l’armamento.
Età Tralli il portico dall’una, & l’altra parte come le Scene ſopra lo ſtadio, che è luoco, oue ſi corre, & come le altre cit-
tà, che hanno hauuto gli Architetti piu diligenti.
D’intorno à Theatri ſono gli ſpacij da paſſeggiare, & i portichi,
che in queſto modo par, che ſi debbiamo collocare, prima che ſiano doppi,
Cioè non in altezza, ò di due ordini di colonne, ma doppi di ſotto come, portichi de i Tempi, & lo dimoſtran le ſeguenti parole.
Et habbiano le colonne eſteriori Doriche, & gli Architraui con gli ornamenti ſecondo la ragione della miſura Dorica
6660 fabricati.
Dapoi che le larghezze loro ſiano in modo, che quanto alte ſeranno le colonne di fuori, tanto ſiano gli ſpa
tij da paſſeggiare dalla parte di dentro tra le ultime colonne, &
le mezzane, & tra le mezzane à i pareti, che rinchiu
dono il portico d’intorno.
Ma le colonne di mezzo ſiano per la quinta parte piu alte delle eſteriori.
La ragione è perche deono occupar quello ſpatio, che occupa l’ Architraue ſopra le colonne eſteriori, & perche ſopra quelle di mezzo non ſi po-
ne Architraue, però eſſer deono piu alte.
Et fatte ſiano alla Ionica, ouero alla Corinthia. Le miſure delle colonne, & le proportioni non ſeranno tali, quali ho
detto douer eſler quelle de i ſacri tempi, perche altra grauità conuengono hauer ne i tempi de i dei, &
altra ſottilità
ne i portichi, ouero nelle altre opere, &
però ſe le colonne feranno di maniera Dorica, fiano partite le loro altezze
con i capitelli in parti quindici, &
di quelle una ſia il modulo, alla cui ragione ſi eſpedirà tutta l’opera, & nel baſſo
della colonna la groſſezza ſi faccia di due moduli, lo ſpatio tra le colonne di cinque è mezzo, l’altezza delle colonne
7770 eccetto il Capitello di 14.
moduli, l’altezza del capitello d’un modulo, la larghezza di due, & un ſeſto, le altre mi-
ſure del reſtante dell’opera ſi faranno, come s’è detto nel quarto libro de i tempi.
Ma s’egli ſi farà le colonne Ioni-
che, il Fuſto della colonna oltra la baſa, &
il capitello ſia diuiſo in otto parti, & mezza, & di queſte una ſia data al
la groſſezza della Colonna.
La baſa con l’Orlo per la metà della groſſezza. Il Capitello ſi farà con la ragione detta
nel terzo libro.
Se la colonna ſerà di maniera Corinthia, il Fuſto, & la baſa ſia come la Ionica, ma il capitello ſecon
do, che è ſcritto nel quarto libro.

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