Vitruvius, I Dieci Libri dell' Architettvra di M. Vitrvvio, 1556

Table of Notes

< >
[Note]
[Note]
[Note]
[Note]
[Note]
[Note]
[Note]
[Note]
[Note]
[Note]
[Note]
[Note]
[Note]
[Note]
[Note]
[Note]
[Note]
[Note]
[Note]
[Note]
[Note]
[Note]
[Note]
[Note]
[Note]
[Note]
[Note]
[Note]
[Note]
[Note]
< >
page |< < (163) of 325 > >|
182163QVINTO.
Ma ſe per lo corſo, ò per la forza dello aperto mare, non ſi potrà rattenere le caſſe giu mandate, allhora ſubito ſopra
l’orlo, e gingiua del mare, doue termina il terreno, ſi deue fare un letto fermisſimo, ilquale ſia piano men della metà;
ma il reſtante, che è prosſimo al lito ſia pendente, e inchinato, dapoi uerſo l’acqua, & da i lati intorno al detto letto
ſi facciano i margini, &
le ſponde à liuello di quel piano, & quel pendente laſciato oltra la metà ſia empito di arena
tanto, che egli ſia pare al margine, &
al piano del letto, & ſopra quel piano ſi fabricha un pilaſtro grande, & fatto
che egli ſia, accioche ſi poſſa feccare, &
far prefa biſogna laſciarlo per due meſi, dapoi tagliſi di ſotto quel margi-
ne, che ſoſtenta l’arena, &
coſi la terra ſommerſa dall’acqua farà cadere nel mare quel pilaſtro, & con queſta ragio-
ne richiedendo il biſogno, ſi potrà nell’acque fabricando andar inanzi.
Per far un braccio ſu’l mare à poco à poco comincier ai da terra, & farai uno ſcagno parte piano, & parte, chc ſtia in cadere. La parte penden
te ſia uerſo il lito, allo ſcagno farai i ſuoi margini nella teſta uerſo il mare, &
da i lati à liuello di quello, & la parte che pende empirai d’a-
1110 rena pareggiando la parte piana.
Sopra lo ſcagno faraiun groſſo pilaſtro della materia detta, & lo laſcier ai far preſa per due meſi, taglierai
poi il margine di ſotto, e ſubito uederai l’arena uſcire per la rottura, et mancar di ſotto al pilaſtro, ilquale non potendo reggerſi di necesſità ca
derà nel mare, &
empir à la prima parte prosſima al lito, & coſi uolendo far progreſſo, anderai di mano in mano, & queſto ſi far à non man
cando la Pozzolana, ò ſimil coſa, che faccia preſa nel mare.
Ma quando ti mancaſſe queſta materia dice Vitr.
Ma in quei luoghi, doue non naſce la polue, con queſta ragione dei fabricare. La doue hai deliberato di fondare, poner
ſi deono le caſſe doppie intauolate, &
cõcatenate, & tra l’una & l’altra ſia calcata la creta inſicme con i ſacconi fatti
d’ Alica paluſtre, &
poi che coſi ſerà molto bene calcato, & ſodisſimamente ripieno quel luogo di mezzo tra il dop-
pio tauolato, alhora il luogo di mezzo della caſſa, che è circondato da doppie cataratte, deue eſſer uotato con ruote
e con timpani, &
altri ſtrumenti da cauar acqua, & iui poi cauate ſiano le fondamenta. Lequali ſe ſeranno in terre
no buono, ſiano cauate piu groſſe del muro, che ui anderà ſopra fino al uiuo, &
empite di Cementi Calce & Arena.
2220
Ma ſe il luogo farà molle, ſia conficato di pali d’ Alno, di Oliuo ſilueſtre, ò di Rouere bruſtolati, & empito de carbo-
ni, ſi come ſcritto hauemo nel fondar de i Theatri, &
delmuro.
Indi poi ſia tirata la cortina del muro di ſaſſo quadrato con longhisſima legatura, accioche ſpecialmente le pietre
di mezzo ſiano benisſimo contenute, &
allhora quel luogo, che ſerà tra il muro riempito ſia di rouinazzo, ouero
di muratura.
perche à queſto modo egli ſtarà ſi, che ſopra ſi potrà fabricarui una torre.
A me pare, che Vitr. ſi laſcia intendere, & Leone nel decimo diffuſamente del modo di fare le cataratte, gli argini, le pallificate, i ſostegni, le
roſte, le botte, per tenere, chiudere, condurre, e diſtornar le acque, accioche ſi poſſa fabricare, ò ſi rimedi al danno, ò ſi prouede al commo-
do, &
noi ne parlaremo al ſuo luogo nell’ottauo libro.
Fornite queſte coſe i nauali. Cioè i luoghi doue hanno da ſtar le Naui. Deono riguardar al Settentrione, perche il merig-
gie per lo caldo genera uermi, biſcie, &
altri animali, che fan danno, & notrendoli i conſerua, & quelli edifici (che
3330 noi chiamamo tezze)non deono eſſer fatti di legname riſpetto de i fuochi.
Ma della grandezza de i nauali niuna ter
sninatione eſſer deue, ma fatti ſiano alla mifura, &
capacità delle naui, accioche ſe naui maggiori ſeranno in terra
tirate habbiano con ſpacio commodo il luogo loro.
Io ho ſcritto in queſto uolume quelle coſe, che mi ſon potute
uenir à mente, che nelle città all’uſo de i publici luoghi far ſi poſſono, come deono ſtare, &
come ſi deono condur
re à perfettione.
Ma le utilità de i priuati edificij, & i loro compartimenti nel ſeguente diſcorrendo eſponeremo.
Poi che à noſtri giorni coſa perfetta non hauemo àell’ Antiche, ne alcuno studia con noui edifici imitar quelle fabriche merauiglioſe, & che pochi
ſono tali che per arte, &
per pratica posſino animoſamente, & con giudicio abbracciare ſi alte impreſe, che facciano ò Theatri, ò Amphi-
theatri, Circi, Bagni, Baſtliche, ò Tempi degni della grandezza dello imperio, non ſo io che mi dire, ſe non uoltarmi à quelle fabriche, che
ſecondo la qualità di tempi noſtri ſono riputate maggiori, &
la prima grandezza, che mi ſi para dinanzi, e la fortezza della città, che con
grosſi, &
alti muri ſopra larghisſimi, e profondisſimi fondamenti ſono, ci rappreſenta una Idea Magnifica, & eccellente delle fabriche mo
4440 derne, quiui oltra la ſuperba muraglia ottimamente fiancheggiata, oltra i Baloardi, Piattiforme, Terrapieni, Sarracineſche, à me pare che
li grandezza delle porte tenga honorato luogo, &
perche di queſte coſe ſe ne è detto nel primo libro à baſtanza, però non ne dirò altro al pre
ſente;
ma ricercando l’altre coſe grandi mi ſi faincontro il Nauale di Vinetiani, & la fabrica delle galere, & naui, che hoggidi ſi uſano, ne di
rò del detto luogo, che egli habbia grandezza per la copia dè i marmi, &
per la magnificenza, & ſuperbia della materia, che uſauano gli an
tichi ne gli edifici loro, ma ben dirò, che tutto quello che apartiene all’ uſo di tutte le coſe, &
alla copia di quello, che biſogna al fatto delle ma
rinerezze, egli auanza di gran lunga tutto quelio, che à noſtri di altroue ſi puo uedere.
1 legni ueramente, et le galere, & le naui, ridotte ſono
à quella perfettione, che ſi puo diſiderare per l’uſo, &
facilità grande, che in eſſe ſi troua; ne uoglio, che prendiamo merauiglia della gran-
dezza del detto luogo, come di coſa, che ſatisfaccia ad ognihuomo di giuditio, perche queſto naſce da un’ altra coſa piu ammiranda, &
degna
da eſſer deſider ata non hauendoſi, &
di grande ſtudio, accio ſia conſeruata hauendoſi. La lunga, & inuiolata libertà di quella citt i ha partori-
to queſta grandezza, l’uſo delle coſe maritime, le occaſioni belle, e molte ſono ſtate tali, che non è potenza ſi grande, che in poco tempo far
5550 poſſa quello, che hanno fatto i V enetiani, e creſciuta à poco à poco naturalmente (dirò coſi)queſta copia, ne ſi puo con uiolenza generare
tal coſa, nellaquale il tempo, &
la lunghezza de gli anni n’hanno una grande giuridittione. Però non temo io, che ſi farebbe pregiudicio al-
la mia patria, narrandola, perche chiunque uorr à drittamente giudicare, trouerà, che piu preſto io metterei in diſperatione ogni altro domi
nio, che uoleſſe imitare queſto ſi grande apparato, che dargli animo di cominciare.
Io conciedo le ampie ſelue i dinari, l’Imperio, & la uoglia grande con molte altre commodità à gli altriprincipi, ma come potrò dar loro un lun
go ſtudio, un’eſſercitio continuato, una prouiſione nata dalla prerogatiua del tempo, come hanno questi Signori?
Certo non è opera tanto di
grandi Imperij, quanto di continuati, e liberi reggimenti lo artificio inuiato, &
ordinato, & ſe bene non s’introduce nelle Arene i Gladiatori,
nelle S cene gli Hiſtrioni, nc i Circi i Corſi, &
le contentioni de caualieri, s’introduce pure nell’ Arſenale di Vinetiani un’apparato d’ acquiſtar
i Regni, &
le Prouincie, & di leuar ancho le uoglie à chi uoleſſe in alcun modo turbare la libertà di quello ſtato, & ſi come la fortezza della
città ha hauuto per Architetto la prouidenza diuina, &
il beneficio della natura, doue ne Muraglie, ne Foſſe, ne Fianchi, ui hanno luogo,
6660 coſi quello, che hanno fatto gli huomini, e nato dallo steſſo prouedimento diuino, &
dal grande amore, che hanno hauuto, & hanno i Cittadi-
ni uerſo la patria, che per ornarla &
ampliarla non hanno ſparagnato ad alcuna fatica, per ilche ſi uede l’ordine merauiglioſo delle coſe, che
ad un mouer d’occhio tutti gli armeggi d’una galera, tutti gli inſtrumenti, tutto l’apparato non ſolamente ſi uede al luogo ſuo, con ordine mera
uiglioſo, ma ſi puo preſtisſimamente por in opera, &
oltra l’ordinario, che per cuſtodia del mare e ſempre fuori, l’apparecchio di cento, e
piu galere con tanta facilità ſi moue dal ſuo luogo, che non ſi puo credere, le Taglie, gli Argani, le Ruote, i Naſpi ſono coſi ben collocati e or
diti, che con grande facilità leuano ognigran peſo.
Hebbe gia l’Arſenale molto di queſte coſe, ma hora dal Giudicio del Magnifico Meſſer
Nicolo Zeno e ſtato in tanto ordine ridotto, che non meno ci da da mar auigliare il numero, &
la grandezza delle coſe, che l’ordine antedetto,
coſa nata da un amoreuole ſtudio, &
induſtrioſo giudicio di quel gentil’huomo.
IL FINE DEL QVINTO LIBRO.

Text layer

  • Dictionary

Text normalization

  • Original

Search


  • Exact
  • All forms
  • Fulltext index
  • Morphological index