Vitruvius, I Dieci Libri dell' Architettvra di M. Vitrvvio, 1556

Table of figures

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[Figure 31]
[Figure 32]
[Figure 33]
[Figure 34]
[35] 1 2 3 4 1 3 2 4
[Figure 36]
[Figure 37]
[Figure 38]
[Figure 39]
[40] A. Plinthus, Laterculus, uel Latastrum. Orlo.B. Thorus, Stiuas, Rond. Bozel. Baſtone.C. Scocia, Cauetto, Scorza, Contrabozel, Orbiculus. Trochilus.D. Aſtragalus, 7 alus. Tondo.E. qnadra, Liſtello, Filette.F. è quella parte doue termina il fuſto della Colonna, detta Cim-bia, ò uero anuelo o liſtello dell’ Apophige. B E D A C F
[Figure 41]
[42] AbacoVuouoloLiſtello ò gra dettoCollarinoAstragalo Apophigi,ouer Cimbia
[Figure 43]
[44] b s r q o d a b e c
[Figure 45]
[Figure 46]
[47] b s r q o a d b e c
[Figure 48]
[Figure 49]
[50] a b c d
[Figure 51]
[Figure 52]
[53] e f b c d a
[Figure 54]
[Figure 55]
[56] A. Canteri. B. Columen, & questaè la deſcrittione, che ba gliſpacij commodi, che ſi contenta ſolamente del Colmo, & de i Canterij. Questa deſcrittione è quando gli ſpacij ſono ampli C ſono i Capreoli. 1. gli Aſſeri òiTempiali, & tutta questa legatura ſi chiama testum. Latraue ſoprale colonne, qui ſi uedono le teste delle traui ſopral’ frchitraue, & ſopra questa parte ua la contignatione, ò tauolato.
[Figure 57]
[58] A l’opera Diastilos di quattro Colonne. B l’opera Diaſtilos di ſei Colonne. a b
[59] La facciata di ſpeſſe Colonne di quattro c , e di ſei d.c d
[Figure 60]
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2016LIBRO di tal’arte, ne di nuouo come Hypocrate medico, ma non ſenza ragione di medicina, & finalmente non ſia egli in
tutte altre diſcipline perfetto, pure che di eſſe imperito non ſia.
Le parole ſecondo la noſtra interpretatione ſono chiare, ne proua poi con argomenti non eſſer uero il detto di Pythio; & dice.
Perche non puo alcuno in tante, & ſi diuerſe coſe conſeguire ſingulare ſcienze, à pena cadendo in poter noſtro cono-
ſcere, &
conſeguire le loro ragioni, ne però non ſolamente gl’ Architetti non poſſono hauere in tutte le coſe gl’ulti-
mi effetti, ma quelli che ad una ſola ſcienza ſi danno, non ripportano tutti il ſommo principato della lode.
Se adun-
que non tutti in ciaſcuna dottrina, ma pochi in molti anni appena ottennero il deſiderato nome, in che modo lo Ar
chitetto, ilquale eſſer deue in tante arti perito, non fara coſa grande, &
marauiglioſa, ſe non gli manchera alcuna del-
le predette coſe, &
di piu ſe egli andrà innanzi à tutti gl’ Arteſici, iquali particolarmente in ciaſcuna dottrina ſtati
ſono grandemente ſolleciti, &
diligenti?
1110
Molto piu ragioneuole ci pare, che uno huomo conſeguiſca la perfettione di una ſola ſcienza, che di molte, & pure di raro ſi troua, che queſto
auuenga, cioè che uno ſia perfetto in un’arte ſola, però ſe non è quello, che pare piu ragioneuole che ſia, meno ſarà quello che meno ci pare
cioè che un ſolo huomo, ottenga il ſommo grado in molte, &
diuerſe cognitioni, la onde ſi conclude da Vitr. dicendo.
Per ilche pare, che in queſto Pythio errato habbia.
Cioè ſe Pythio è ſtato eccellente Architetto, ſe ha detto molte belle coſe, in queſto però ha errato, in queſto non gli dò ſede, eſſendoci il ſenſo, & la
ragione contraria, &
per piu ſtabilire la ragione detta, non ſi ſcorda Vitr. di quello che ſopra ci propoſe, cioè, che nell’ Architettura erano,
come in ogni altra peritia, due coſe da eſſer conſiderate;
l’una era l’opera proposta, che egli dice ſignificata, l’altra la ragione, che egli dic@
ſignificante, il medeſimo ſi dice con altre parole, in queſto luogo per confirmatione de i detti ſuoi, dice adunque modeſtamente.
Pare che Pythio in queſto errato habbia, non uedendo che di due coſe ogni arte è compoſta, cioè dell’opera, & della ra-
gione di eſſa, &
di queſte due una è propia di coloro, che in ciaſcuna coſa eſſercitati ſono, & queſto è, l’effetto del-
2220 l’opera, l’altra è, commune à tutti i Dotti, cioè la ragione, ò uero il diſcorſo fattoui ſopra.
Non è alcuno, che ricordandoſi le coſe dette di ſopra, non intenda quello, che hora dice Vitr. & ſe egli non haueſſe appreſo bene, che coſa è fa-
brica, &
diſcorſo, opera, & ragione, la coſa ſignificata, & quella, che ſignifica, legga l’inſraſcritto eſſempio dello Autore, che intender à il
tutto, &
conoſcerà piu oltra come ſia il giro, & la raccommunanza delle ſcienze. , dice adunque.
Come auuiene à i Medici, & à i Muſici ſopra il numeroſo battere delle uene, & il mouimento de i piedi, ma ſe gl’auuer-
rà, che biſogni medicare una ferità, ò trarre di pericolo uno ammalato, non uerrà il Muſico, ma il Medico, &
coſi nel-
l’Organo canterà, non il Medico, ma il Muſico, à fine che l’orecchie dal ſuono dolcezza prendino, &
dilettatione.
Molti eſſempi ci adduce Vitr. per i quali ſi comprende come ſtà la communanza delle ſcienze, & prima dimoſtra quella tra due ſcienze, & poi
tra molte, la Muſica, &
la Medicina ſono ſcienze, l’ufficio del Medico in quanto Medico, è riſanare gl’infermi, l’ufficio del Muſico in quanto
Muſico, è dilettare cantando gl’aſcoltanti, in questi uffici ſono differenti, ma nelle ragioni poſſono eſſer conformi, la conſormità naſce da una
3330 commune regola, che all’uno, &
all’altra può ageuolmente ſeruire, perche conſiderando il Medico la eleuatione, & la depresſione de i polſi,
la uelocità, &
tardezza, la equalità, ò uero la diſguaglianza, conuiene col Muſico, ilquale nelle uoci conſidera le ſteſſe coſe, perciò
che l’eſſer tardo, &
ueloce, alto, & baſſo, eguale, ò diſeguale ſon termini communi, che à molte coſe di natura diuerſe ſi poſſono applicare,
però non è incommodo, alcuno, che nella ragione conuenghino molti artefici, i quali ſieno nell’opere differenti, &
questo naſce dal ualore de
i principij, i quali eſſendo uniuerſali, &
indifferenti abbracciano piu coſe, & non dipendono da ſuggetto alcuno, equale adunque ſi può inten-
dere il tempo, il luogo, il mouimento, il corpo, il numero, la uirtù, &
molte altre coſe, che à diuerſi artefici con ragione diuerſamente con-
forme aſpettano, dico diuerſamente conſorme, perche il principio è uno, come ſe io dicesſi l’eguale giunto all’eguale fa il tutto eguale, ma l’ap
plicatione ſi fa in materie, &
ſuggetti diuerſi, perche il Medico applica il detto principio alle qualità dell’herbe, il Muſico a i tempi, il Filo-
ſofo naturale à i mouimenti, il Geometra alle grandezze, &
altri altre coſe alle loro notitie ſotto poste come ancho pigliando il Medico dal
Geometra, che gl’anguli facilmente s’uniſcano, &
la circonferenza non coſi, dice per questo le ferite circulari eſſer difflcili da unire, & ſal-
4440 dare, &
in queſto s’accompagner à col Geometra ne però il Geometra oſerà metter mano ſopra un ferito, ne il Medico ardirà opporſi al
Geometra come Medico, che egli è.
Simigliantemente tra Muſici, & Aſtrologi commune è il diſputare del conſenſo delle Stelle, de i concetti, & conſonan-
ze Diateſſaron, &
Diapente nominate, che ſono ne i quadrati, & ne i triangolari aſpetti, & con il Geometra della
proſpettiua, &
delle apparenze, & coſi in tutte l’altre dottrine molte coſe, ò tutte communi ſono atte ſolamente ad
eſſer con diſputationi trattate, ma gl’incominciamenti dell’opere, che con il maneggio, &
con l’operare ad eſpeditio-
ne ſi conducono, à quelli ſolamente aſpettano, che propiamente all’ eſſercitio d’un’arte determinati ſono.
Io diſidero laſciarmi chiaramente intendere, perciò il Philandro, benche fidelmente eſponga le parole dello interprete di Tholomeo; ci laſcia pe-
rò deſiderio di maggior intelligenza.
Dico adunque, che gl’Aſtrologi uolendo dimostrare come i corpi celeſti concordano, & s’uniſcono à
mandare qua giu nel centro, i diuini loro influsſi, hanno pigliato alcune figure di Geometria tra loro proportionate, &
riſpondenti. La
5550 prima è quella, che ha tre angoli, &
tre lati equali. La ſeconda è quella, che n’ha quattro. La terza è quella, che n’ha ſei, hanno dipoi miſu-
rato gl’angoli di quelle figure, &
ritrouato in quegli eßer proportione, & corriſpondenza mirabile, & per quella giudicato hanno la con-
formita, &
conſonanza, che hanno le stelle nel mandar quà giu le loro Celeſti, & Diuine uirtuti, & acciò, che il tutto chiaramente s’inten-
da, io dico ſecondo Euclide, che gl’angoli ſi miſurano dalla circonferenza, poniamo, che in un circolo molte linee tirate dalla circonferenza al
centro facciano diuerſi angoli, dico che quegli angoli ſaranno miſurati da gli ſpatij che tengono i capi delle linee, che gli fanno nella circonfe-
renza.
Dico dipoi che gl’antichi chiamauano Aſſe, ogni coſa intera atta à eſſer miſurata, ò partita, & la diuideuano in parte dodici, l’una
cra detta Oncia, le due Seſtante, perche entrauano ſei fiate neltutto, che era dodici, le tre, Quadrante, perche entrauano quattro fiate nel-
l’Aſſe, le quattro Triente, perche entrauano tre uolte nell’intero, le cinque Quincunce, &
non denominauano le cinque parti altrimenti, che
Quincunce, perche non entrauano à far il tutto equalmente, come le due, le tre, &
le quattro, ma le ſei erano dette Semiſis, quaſi la metà
dell’Aſſe, le ſette, Settunce, per la ſteſſa ragione delle cinque, le otto diſſero Beſſem, perche alle ſei n’aggiugneuano due, le noue Dodrante, le
6660 diece Deſtante, &
le undici, Deunce, perche non era multiplicatione, che egualmente entraſſe à finire le dodici, ſtando le coſe nel ſopradetto
modo, io dico, che l’angulo dritto del quadrato giuſto, &
intero occupera dodici parti, l’angulo del triangulo, che è maggiore, & piu largo
@c occuperà ſedeci, l’angulo della terza figura di ſei come piu ſtretto, ne occuperà otto.
6[Figure 6]8 16 12
L’angulo del quadrato per eſſer giuſto, & intero ſarà detto Aſſe: quello del Triangulo per eſſer maggiore un terzo, ſecondo, che ſi @e-
de nello ſpatio della occupata circonſerenza, contenerà una fiata il dritto, che è di dodici parti, &
ſarà di piu uno

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