Vitruvius, I Dieci Libri dell' Architettvra di M. Vitrvvio, 1556

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[151.] REGOIA COME SI POTEVANO GIRARE I THEATRI DI CVRIONE.
[152.] ERRORI DELLA TAVOLA GRANDE DELLE STELLE. POSTA A CAKTE CCXXI.
[153.] REGISTRO DEOLL’PERA. ABCDEFGHIKLMNOPQRSTV.
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212193OTTAVO.
CAP. II. DELL’ACQVE DELLE PIOGGIE.
Qui tratta della natura dell’acque, & prima delle piouane, & poi dell’altre.
ADVNQVE l’acqua dalle pioggie raccolta è migliore, & piu ſana, imperoche prima da uapori piu
ſottili, &
leggieri da tutte le fonti ſi ſceglie, dapoi per la cõmotione dello aere colandoſi, & disfacen
doſi perle tempeſtati uerſo la terra diſcende.
Oltra che nõ coſi ſpeſſo ne i piani pioue, come ne i mõ
ti, &
alle ſommità, perche gli humori la mattina dal na ſcimento del Sole cõmosſi, uſciti dalla terra,
in qualunque parte del cielo, che piegano ſoſpingono lo aere, dapoi quando agitati ſono, accio che
non ſi dia luogo, che uoto ſia, tirano dopo ſe l’onde dello aere, lequali con preſtezza, &
ſorza gli uã
no dietro.
in quel mezzo lo aere precipitoſo ſcacciando l’humore, che gli ſta dinanzi in ogni luogo, fa che i ſoffi, gli
1110 impeti, &
l’onde ancho de i uenti creſchino grandemente, per ilche poi gli humori da i uẽti ſoſpinti, & inſieme riſtret
ti per tutto portati ſono, &
dalle fonti de i fiumi, dalle paludi, & dal mare, quando ſono dal caldo del ſole toccati ſi ca
uano, &
à queſto modo le nubi da terra ſi leuano, queſte rinforzate con lo aere, che ſi muoue, & ondeggia, quando
peruengono a i luoghi alti, &
rileuati, come ſono i monti, perciò che in quelli impedimenti fieramente s’in-
contrano, per eſſere dalle procelle cacciati liquefacendoſi ſi dileguano, come graui, &
pieni, che ſono, & à queſto
modo ſopra la terra ſi diffondeno.
Ma che i uapori, le nebbie, & gl’humori eſcano. dalla terra; queſta ragione ci
appare, perche la terra dentro di ſe raccoglie, &
calori feruenti, & ſpiriti uehementi, & ancho freddi, & gran-
de moltitudine di acque:
dapoi quando per la notte ſi raffredda per le notturne tenebre naſcono i fiati de i uen
ti, &
da i luoghi humidi naſcono le nebbie, & ſi leuano in alto, onde poi naſcendo il ſole col ſuo calore tocca la ter-
ra, indi lo aere fortemente dal Sole riſcaldato con l’acque aſſottigliate leua gli humori dalla terra.
Appreſſo la ragio
2220 ne ancho prẽderemo l’eſſempio, da i bagni perciò che niuna uolta, oue ſono i caldai puo hauere i ſonti di ſopra, ma il
cielo, che è iui fabricato, per la bocca dal uapore del fuoco riſcaldato leua l’acque da i pauimenti, &
quella ſeco por
ta nelle curuature delle uolte, &
iui ſoſpeſa, & in pendente la tiene, perche il caldo uapora di ſua natura ſempre in al
to ſi caccia;
& da prima perche è ſottile, & lieue no ſi rilaſcia, ma poi, che piu d’humore ſe li aggiũge, & piu denſo di-
uiene, come da maggior peſo grauato nõ ſi puo piu ſoſtenere, ma gocciola ſopra le teſte di chi ſi laua;
coſi dalla ſteſſa
cagione l’aere del cielo dal Sole riſcaldato, da tutti iluoghi à ſe tira gl’humori, &
quelli alle nubi raccoglie. Imperòche
coſi la terra toccata dal feruore mãda fuori i uapori, come il corpo humano per lo caldo rila ſcia il ſudore, &
di ciò ſede
ci fanno i uenti, de i quali quelli, che ſono da freddis ſime parti generati, come è Borea, &
Tramontana ſpirano nello
aere ſpiriti attenuati per lo ſecco:
ma l’Oſtro, et gl’altri, che dal corſo del Sole prendono le forze loro humidisſimi
ſono, &
ſempre ſeco portano le pioue, perche riſcaldati ſi partono da regioni feruenti, & per tutto quaſi leuando fu-
3330 rano gli humori, &
coſi poi li diſpergono alle parti ſettentrionali. Ma che le predette coſe à tal modo ſi facciano, pren
deſi argomento, &
ſede da i capi de fiumi, iquali nelle particolari delcrittioni de i luoghi depinti, & da molti ſcritti
nel giro della terra la piu parte, &
i piu grandi ſi trouano uſcire dalle parti del ſettenttione. Prima nella India, il Gan
ge, &
lo Indo naſcono dal mõte Caucaſo, nella Siria il Tigre, & lo Eufrate, nell’Aſia, & nel Põto, il Boriſtene, l’Hyſpa-
ni, la Tana, il Colchi, &
il Phaſi, Nella Gallia il Rodano, nella Borgogna il Reno; di qua dall’Alpi il Timauo, il Pò.
nella Italia il Teuere, nella Mauraſia, che da i noſtri è Mauritania nominata, dal monte A tlante il fiume Dyri, ilqua-
le nato dalla parte ſettentrionale ſcorre di lungo per l’occidente al lago eptabolo, &
mutando il nome Nigir ſi dimã-
da, dipoi dal lago eptabolo ſotto diſerti monti paſſando peri luoghi meridionali ſorge, &
entra nella palude Coloe,
laquale circonda Meroe d’intorno, che è il regno degli Ethiopi meridiani;
& da quelle paludi raggirandoſi per li fiu-
mi A ſtaſoba, &
Aſtabora, & molti altri per li monti peruiene alla cattaratta, & da quella precipitandoſi giugne tra
4440 la Elephantida, &
Siene, & in Egitto tra i campi di Thebe, & iui Nilo ſi chiama. Ma che dalla Mauritania uẽga il capo
del Nilo da quello ſommamente ſi conoſce, che dall’altra parte del monte Atlante ci ſono alti i capi, che ſimigliante-
mẽte ſcorrendo uãno all’Oceano occidentale, et iui naſcono gl’lchneumoni, &
i Cocourilli, & altre ſimili nature di
beſtie, &
di peſci oltra gli Hipopotami. Quãdo adunque ſia, che tutti i grandis ſimi fiumi nelle deſcrittioni del mon-
do ci pareno hauere origine dalle parti ſettentrionali, &
i campi Africani, iquali dalle parti meridiane ſottopoſti ſo-
no al corſo del Sole habbino in fatto naſcoſi gli humori rari fiumi, &
non molte onti, reſta, che molto migliori ſi tro
uino i capi delle fonti, che alla T ramontana, &
à Borea riguardano; ſe però in luogo pieno di ſolfo non ſi abbattono,
&
che ci ſia dell’allume, ò del bitume, imperoche ſi mutano all’hora, & fuori mandano ò acque calde, ò fredde di catti
uo odore, &
di triſto ſapore, per che dell’acqua calda non è alcuna proprietà, ma quãdo la fredda incorre in luogo ar
dente, bolle, &
riſcaldata molto fuori per le uene eſce ſopra la terra, & però lungamente ſtar non puo, ma in poco tẽ
5550 po diuẽta fredda, imperoche ſe di natura ſua calda fuſſe, il ſuo calore non ſi raffredderebbe;
ma con tutto nõ ſe li ren
de però, ne il colore, ne il ſapore, ne l’odore di prima, perche egli è gia per la ſua rarità intento, &
meſcolato.
Vitr. in queſto luogo è chiaro, & dice molte belle coſe, et ſpecialmẽte parlando del fiume detto Nigir, che hoggi ſi chiama il fiume di Senega, che
per Africa ua uerſo ponente nell’Occeano, ilquale ſa gli ſteßi effetti, che fa il Nilo, creſce, et produce gl’animali, che ſopra il Nilo ſi uedono.
Narrala generatione delle pioggie, & con eſſempi lo dimoſtra, et parla, della generatione delle fonti, & de i fiumi noi per diletto porremo qui
ſotto i uerſi tratti delle noſtre meteore.
Chiunque niega che’l ualor celeſte
Formar non poſſa la mondana cera.
Certo ſua ment’e d’ignoranza ueſte.
Et ſel mio dir ſalda ragion’ auera
Spero moſtrar, ch’il lume, &
l’influenza,
El mouimento han qui lor ſorza uera.
Quando ch’il Sol da noi ſa ſua partenza,
Ouer ritorna ad albergar col ſegno,
In cui comincia à moſtrar ſua potenza
Chi non conoſce al uariar del ſegno
Delle coſe uolubili, &
non uede
Come faccia il terren’ hor uoto, hor pregno?
Quand’ à mostar ſua bella faccia riede
Non è ſi arſiccio, &
arido ceſpuglio
Che non rinuerdi, &
non ne faccia ſede.
Ma quando poi piu bolle il caldo Giuglio.
Ogni ſement’ al maturar s’appreſta
Per far maggior ogni noſtro pecuglio.
D’mdi trahendo la dorata creſta,
Laſciand’ i noſtri per contrari alberghi,
Gia la morte dell’anno è manifeſta.
Ne ſol par, ch’alla uita in alto s’erghi
O per morir ſi pieghi ogni germoglio
S’auuien che’l Sol’ ò quiui, ò altrou’ alberghi;
Ma quand’ ancor ſopr’ il ceteſte ſoglio
Alcun pianeta i dritti raggi uibra,
6660 Ch’habbia uirtu contraria al freddo ſcoglio.
Non equalmente i primi corpi libra
Ma i due piu lieui raddoppiando moue
Con diſeguale, &
ſtemperata libra.
Ma Saturn’, & Mercurio fan lor proue
Contrarie à quelle, &
ſtando ſopra noi
Fan che la terra, &
lacqua ſi rinoue.
Perche fredd’ è lor forza, & ſredde poi
Sono le qualitati mde cadute
Per gl’humid’, &
gelati mflußi ſuoi.
7770
Non che nel ciel, ch’è padre di ſalute
Ardor’, ò gelo ſia, come qui baſſo,
Ma perche tal è ſua forza, &
uirtute.
Ne dietro però dei uolger’ il paſſo,
Se dico gli elementi eſſer maggiori,
Perche nè in questo uerità trapaſſo.
Che ſe del fuoco accreſcano gl’ardori
In una parte, poi nell’altra

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