Vitruvius, I Dieci Libri dell' Architettvra di M. Vitrvvio, 1556

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229210LIBRO coli alla punta del ſtile, & continuando quelle linee rappreſentauano l’ombre ſin ſul piano proportionando l’ombre con lo ſtile, et coſi di gior
no in giorno ſul mezzo di prendeuano l’altezza del Sole, che dal tempo della bruma al tempo della ſtate ogni giorno piu ſi in’alzaua, &

coſi concludendo l’altezza del Sole meridiana, ne faceuano nel piano la deſcrittione, &
il diſegno moſtrando gli eſſetti del Cielo nella terra,
queſta diſsegnatione era detta Analemma, che è come un ripigliamento del corſo del Sole per ſormarne gli horologi, ſecondo la diuerſità de i
paeſi, &
perche nella diſſinitione della A nalemma Vitr. ha detto.
E ſtato nel mondo ritrouato l’eſſetto. #Però per queſta occaſione egli dichiara, che coſa è mondo, & dicè.
Mondo è un grandisſimo concetto della natura di tutte le coſe, & il Cielo di Stelle figurato.
Due coſe abbraccia il mondo, la prima è il cielo, la ſeconda è tutto quello, che dal Cielo è compreſo, la doue i moderni nella diuiſione della Sſera
hanno detto la regione elementare, &
la celeſte. Era neceſſario porui il Cielo, perche in eſſo poſti ſono i corpi luminoſi, i raggi de iquali fan-
no gli eſſetti nel mondo, il mondo adunque è un grandißimo, &
ſommo concetto di tutte le coſe, perche è corpo perſetto, & quella coſa è perſet
1110 ta, à cui niente manca, &
niente ſe le puo aggiugnere. Al mondo adunque perche è fatto di tutta la materia, perche abbraccia ogni coſa,
perche ha principio mezzo, è fine, perche contiene, &
non è contenuto, ſi conuiene il nome di perſetto. ilche Vitr. gli attribuiſce dicendo con
ceptio ſumma, perche ſe è ſomma oltra di eſſo non ſi troua coſa, in eſſo il tutto ſi cõprende.
E adunque il mondo un grandißimo abbracciamen
to di tutte le nature, ſi di quelle, che ſono atti à riceuere, et patire qualche impreßione come ſono gli elementi, &
i miſti perfetti, et imperſetti
ſi di quelle, che hanno uirtu di operare, &
di influire, come ſono i corpi celeſti, & queſte nature ſono una dentro l’altra, accioche queſta cera
mondana poſſa meglio eſſer formata dalle forme celesti, che Vitr.
dice Cielo di ſtelle figurato, delquale egli ragionando dice.
Queſto Cielo cõtinuamẽte ſi uolge d’intorno la terra, e il mare per gli ultimi cardini del ſuo perno, che aſſe è nominato.
Laſcia Vitr. la prima parte della diffinitione, perche non fa al ſuo propoſito, è tratta della ſeconda, che è Cielo, dice adunque in poche parole mol
te coſe, che ſi dichiareranno à poco à poco.
Che il Cielo ſi moua egli è al ſenſo maniſi ſto per la mutatione del luogo, che fanno i corpi celeſti,
che mai non ſi ferma, ilche è ancho notißimo, che’l mouimento ſuo è circolare, d’intorno il mare, &
la terra, & che ſi uolge ſopra un perno
2220 ne i ſuoi cardini, et queſte due coſe ſi ſan note ꝑ molte et euidenti ragioni, perche ſe il Cielo abbr accia ogni coſa, ogni luogo, ogni ſpacio, ſe altri
mẽti ſi moueſſe, che in giro ò nõ fuſſe circolare, certo laſcierebbe fuori di ſe, ò ſpacio, ò uoto, ilche non è ragioneuole, oltra di queſto molti altri ſo
no gli accidenti, per liquali noi uenimo in cognitione, che il Cielo ſi giri à tondo, &
che ſia di figura al ſuo mouimento, de iquali ne ſono
pieni i uolumi, &
ſe ne ſanno eſperienze con gli strumenti, & perche noi uedemo un continuo mouimento per un uerſo, però ſe imaginamo due
ſtabilißimi punti uno all’oppoſto dell’altro per diametro, da iquali imaginamo, che paßi per lo centro del mondo una linea, &
quelli punti car-
dini ſono detti, perche quaſi come ſopra i ſuoi cardini il Cielo in quelli ſi uolge, &
quella linea chiamano aſſe ò perno, i cui estremi ſono i cardi
ni, ò poli del mondo, Ma cioche di punti, di linee, &
di circoli nel Cielo ſi dice, tutto é detto per maggior dichiaratione, et nõ che uer amente nel
Cielo ſi trouino tai coſe, come uogliono alcuni, che ne i Poli ſia la uirtu di mouere, ilche riſiuta Arist.
nel lib. del mouimento de gli animali, ar-
gomentando, che queſto non puo eſſer eſſendo i Poli ſenza grandezza alcuna, anzi punti indiuiſibili, &
forſe da quello potemo correggere
quello, che diche Vitr.
ilquale però come Architetto ſi dice ſcuſare.
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Perche in tali luoghi la uirtu della natura coſi ha, come Architetto ſabricato & ha ſitto i cardini come cẽtri uno in que-
ſto mondo di ſopra del mare &
della terra, l’altro di la al cõtrario ſotterra nelle parti meridiane, & iui d’intorno à que
cardini, come d’intorno à centri, ha fatto le rotelle come à torno, lequali ſono Poli da i Greci nominati, per lequali
eternamente con uelocisſimo corſo il Cielo ſi gira, &
coſi la terra col mare nel mezzo in luogo di centro è ſtata natu
ralmente collocata.
Due ſono i Poli, è Cardini, iquali diametralmente nel mondo oppoſti ſono, ma che uno ſia di ſopra, l’altro di ſotto non ê, ſe non per riſpetto à gli
habitanti della terra, però biſogna intendere che Vitr.
doueua dire à queſto modo, & caſo, che egli non lo dica, come ſi può uedere dicendo e-
gli, che la natura coſi gli ha poſti, che uno ſia ſopra, l’altro di ſotto, è neceſſario, che noi intendiamo drittamente, perche quelli, che ſtanno nel
mezzo del mondo egualmente diſtanti da un Polo all’altro, non ne hanno un piu eleuato dell’altro.
Similmente quelli, che ſtanno di la dal mez-
zo hanno il loro Polo eleuato, che à noi habit anti di qua dal mezzo è depreſſo, &
il noſtro à loro è meridiano ſi come il loro à noi, però que-
4440 ſto ſito ſi deue intendere in riſpetto, &
non aſſolutamente, perche ſi come dice Vitr. la terra col mare nel mezzo in luogo di centro è ſtata na
turalmente collocata.
Certo è che in alcune parti un Polo ſer à eleuato, in altro ſer à depreſſo, & in alcuni l’uno, & l’altro ſerà egualmente
nel piano dell’Orizonte, la doue eſſendo concluſo da tutti gli Aſtronomi, che ſtando l’buomo in qual ſi uoglia ſito ſopra la terra, ſempre il ſuo
Orizonte diuide il Cielo in due parti eguali, è tutti gli strumenti in ſomma, che ſi uſano, uſanſi in modo, come ſe l’huomo fuſſe nel centro del
la terra, è neceſſario à concludere, &
che la terra ſia à guiſa di centro nel mezzo del mondo, & che egualmente ſia partito quello, che ſi ue-
de, da quello, che non ſi uede con la ſoperficie dell’Orizonte.
Hauendo noi adunque due punti come termini fißi, ſopra iquali il mondo ſi gira,
ſeguita Vitr.
à deſcriuere il Cielo con altri ſegni.
Eſſendo queſte coſe dalla natura diſpoſte in modo, che dalla parte Settentrionale il Cielo habbia il centro piu eleuato da
terra con l’altezza ſua, &
nella parte del mezzo di ſottopoſto a i luoghi inferiori ſia dalla terra oſcurato, indi attrauer
ſo per mezzo il mondo euui formata una Zona à guiſa di circolo, è cinta con dodici ſegni piegata alla parte del merig
5550 gie, laqual forma di ſegni, con certa diſpoſitione di ſtelle agguagliandone dodici parti ci da eſpreſſa la figuratione,
che iui la natura depinſe.
Volendo Vitr. con breuità eſprimere molte coſe diuenta alquanto oſcuro per la durezza del dire. Vedendo noi il certo è continuo uolgimento del
Cielo da Leuante à Ponente, trouato hauemo, i due Poli &
il Perno in certi, & determinati luoghi. Cõſiderando poi il mouimẽto, che fa il Sole
in un’anno, et à che hora naſce in una parte dell’Orizonte, et da un uẽto, hora da un’altra, et che hora ſulmezzo di s’auicina piu al punto che ci
ſopraſtà, hora è piu baſſo, &
che uaria i giorni, & le notti egualmente, ſapemo che per queſte coſe gli antichi hãno trouato la uia del Sole, per
laquale andando egli di giorno in giorno ſaceua tutta quella ſenſibile mutatione.
Similmente auuertendo il corſo de gli altri pianeti ſeguitare la
uia del Sole, ma non coſi egualmente stargli appreſſo, diedero nome a quella uia, per laquale il Sole, &
gli altri pianeti paſſauano, & la chiamo
rono cinta ò zona, perche ſi come una cinta cignendo non ſolo s’aggira con una ſemplice linea, ma tiene larghezza, coſi la uia de pianeti è sta-
ta imaginata larga, &
circolare, & è ſtata conoſciuta piegare da una parte ad un Polo, & dall’altra, et abbracciare tutto il Cielo, cioè
6660 eſſer uno de i circoli maggiori, in quella ancho ſono ſtate conoſciute alcune cõpagnie di ſtelle, allequali è ſtato impoſto il nome di ſegni, et perche
ſono dodici, però dodici ſegni, che Vitr.
chiama dodici parti pareggiate, perche ſono di trenta gradi ciaſcuna, la uia de i pianeti, è ſtata chiamata
Zodiaco da i ſegni che in eſſa ſono.
La uia del Sole, è ſtata detta ecclittica, perche ſopra eſſa stando il Sole, et la Luna in certe diſtãze ſi fanno gli
eclipſi, è mãcamẽti loro, Ha larghezza il Zodiaco, perche il corſo di pianeti la richiede, et ſi come ogni circolo celeste è imaginato eſſer diuiſo in
360 parte, che gradi ſi chiamano, coſi ancho il Zodiaco nella ſua circonſerenza è diuiſo in 360 parti, la uia del Sole detta eclittiea, è nel mezzo,
ma le linee che ſono gli eſtremi della larghezza del Zodiaco ſono diſtanti dalla eclittica, che sta nel mezzo gradi ſei in modo, che ſei gradi di qua
&
ſei di là dalla eclittica fanno dodici gradi di larghezza, oltra queſta larghezza non caminano i pianeti, benche Venere, & Marte, per la
grãdezza de i loro Epicicli, come dicono i contẽplatiui, poi eſchino ſuori, ma questo però di raro auuiene, ilche ſorſe ha dato luogo alla fauola
di Venere, &
di Marte. Chiamaſi ii Zodiaco circolo obliquo, perche non aſcende, edeſcende regolarmente ſecondo le ſue parti, & perche
con tutte le parti ſue non è da i Poli del mondo egualmẽte distãte, oltra che non taglia con dritti, è giusti anguli gli altri cerchi celeſti, ma quello
7770 che dice Vitr.
Eſſendo queſte coſe coſi dalla natura diſpoſte. Questo non è per natura, ma per riſpetto de gli Orizonte, che ſi muta
no ſecõdo i ſiti, benche per natura ſia il Cielo in que due pũti, che Vitr.
chiama centri, fermato. Euui una Zona. Le cui conditioni ſono pri
ma che è larga, dapoi attr auerſata, &
inclinata. Di dodici ſegni ſormata, benche la natura habbia fatto quelle ſtelle, però gli oſſeruatori le han
no coſi compartite, ma altre cauſe hanno que ſegni come dicono gli A stronomi.
Dodici ſono i ſegni attribuiti à ciaſcuno de i meſi, però dodici
ſono i meſi, tengono trenta gradi per uno, però l’anno è denominato da 360 giorni, &
di quel piu, che il Sole auanza col ſuo mouimento con-
trario al mouimento del primo Cielo.

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