Vitruvius, I Dieci Libri dell' Architettvra di M. Vitrvvio, 1556

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249230LIBRO
Auuertir douemo che quando Vitr. dice, che il minor Cane ſeguita i Gemelli, intende che il minor Cane è à dirimpetto ſopra i Gemelli, perche
l’ordine di Vitr.
è di porre le imagini di quà, & di là dal Zodiaco accompagnandole con i ſegni del Zodiaco, accioche egli ſi ſappia il loro ſiro
nel cielo, &
però douemo auuertire à queſto in tutto il trattamento di ſopra, & di ſotto, ilche bene conſiderato ci leuer à la difficultà
d’intendere molte coſe.
Ma Orione è a ttrauerſato, ſottopoſto, & fiaccato ſotto l’ongia del Toro, & tiene con la ſiniſtra la claua, alzando l’ltra
mano fopra i Gemelli, &
ſuo paſſo poco diſtante al cane, che perſeguita il Lepore. Ma al Montone, & à i Pesci, è
ſottopoſta la Balena, dalla cui creſta ordinatamente all’uno, &
all’altro Peſce, è diſpoſto un ſottile ſpargimento di
Stelle, che in Greco è detto Hermidone.
Plinio chiama commiſſura de i peſci quella, che Greci chiamano Hermidone, altri la nominano cinta ò legame, altri lino, ò filo, percioche pare, che
annodi la parte ſettentrionale con la meridiana.
Hermidone uuol dire piacere, ò diletto di Mercurio, ma con difficultà tragge dal commento
1110 di Arato il ſenſo di questa coſa.
Et di dentro per grande ſpacio oppreſſo il nodo à guiſa di ſerpenti tocca la ſommità della creſta della Balena.
Cioé detto nodo entra molto dentro nella parte Auſtrale, & come i giri di ſerpenti ruttorto peruiene ſin’alla ſommità della cresta della Balena,
puo anche stare, che la parola, che è nel latino ſerpentium, non ci uoglia eſſere.
Ma il fiume Eridano ſcorrendo per una apparenza di ſtelle prende il capo della ſua ſonte dal ſiniſtro piede di Orione;
ma quell’acqua, che ſi dice eſſer ſparta dallo Acquario ſcorre tra la teſta del peſce Auſtrale & la coda della Balena.
Io ancho interpreterei à queſto modo, per la imagine di Eridano ſcorre un fiume di ſtelle prendendo il capo della ſua ſonte dal ſinſtro piede
d’Orione.
Io ho eſpoſto quei ſimulachri di ſtelle, che dalla natura, & dalla mente diuina diſſegnate, come piacque à Democrito ſi
loſofo naturale ſono ſtate figurate, &
formate nel mondo. Ma nõ tutte però da me ſono ſtati poſti, ma ſolamẽte quel
2220 li, de quali potemo auuertire gli orti, &
gli occaſi, & quegli con gli occhi uedere, imperoche ſi come i ſettentrioni gi-
randoſi d’intorno al cardine dello aſſe non trãmontano, ne uanno ſotto l’orizonte, coſi d’intorno al cardine meridia-
no, che per la inclinatione del mondo è ſotto la terra, girandoſi, &
naſcondendendoſi le ſtelle non hanno le ſalite ſo-
pra terra, &
però le loro figurationi pe lo impedimento della terta non ci ſono maniſelte. Di queſta coſa ci da indi-
tio la ſtella di canopo, che à queſte parti non è conoſciuta, come ſi ha per relatione dei mercanti, che all’eſtreme parti
dello Egitto, &
à quelle, che ſono uicine, à gli ultimi termini della terra ſtati ſono.
Sieſcuſa Vitr. perche non ha poſto tutte le conſtellationi, & figure douẽdo come Astronomo parlar di eſſe, & non hauer riſetto al ſuo orizõte,
ma in generale.
Canopo è una ſtella poſta nel ſeguente remo della naue coſi nominata dall’Iſola Canopo, doue prima fu conoſciuta: Quelli, che ſi
partono dalla Arabia petrea uerſo l’Azania per dritto nauigando al meriggie uan contra la ſtella Canopo, che in que luoghi è nommata caual-
lo, chiamaſi iui ſubel, cioè incendio, &
queſto per la moltitudine, è grandezza de i raggi, Questa riſplende(come dice Plinio)all’Iſola Taproba
3330 na, era queſta ſtella al tempo di Ptolomeo in gradi 17 minuti idi Gemini, ha di latitudine meridiana gradi 75.
& la declinatione gradi 52 mi-
nuti 10.
ma à noſtri di è nel ſettimo grado di Cancro con latitudine meridiana di graddi 75, & di declinatione gradi 51. minuti 34. Questa
ſtella non è ueduta in Italia, à Rhodi è uiciniβima all’Orizonte:
un quarto di ſegno pare alzata in Aleſſandria, et coſi piu s’inalza à gli habitan
ti uerſo le parti meridiane.
Del giramento del mondo d’intorno la terra, & della diſpoſitione, de i dodici ſegni, & della parte ſettentrionale, & meri
diana delle Stelle, come ſia lo aſpetto, ne ho dato ammaeſtramento, Imperoche dal girar del mondo, &
dal contrario
mouimento del Sole, ne i ſegni, &
dalle ombre fatte da gli ſtili, e gnomoni al tempo de gli equinottij, ſi trouano le
ragioni de gli analem mi.
Ma le altre coſe, cioè che effetti habbiano i dodici ſegni, le cinque Stelle, il Sole, & la Luna
quanto appartiene alla ragione della Aſtrologia, ſi deono conciedere à i ragionamenti de i Caldei, imperoche è loro
propio il diſcorſo delle natiuità, perche posſino &
le paſſate, & le future coſe dalle ragioni delle ſtelle far manifeſte:
4440& le loro inuentioni, che in ſcritto hanno laſciato, dimoſtrano con che ſolertia, & con che acutezza d’ingegno hab-
biano ragionato, &
quanto grande ſiano ſtati quelli, che uenuti ſono dalla natione de Caldei. Il primo fu Beroſo, che
nell’Iſola, &
nella città di Coo ſedeſſe, & apriſſe iui le ſcole inſegnando la diſciplina loro. Dapoi fu lo ſtudente An
tipatro, &
Archinapolo, ilquale non dal punto del naſcimento, ma dalla concettione laſcio manifeſto le ragioni delle
natiuità.
Ma delle coſe naturali Thalete Mileſio, Anaxagora Clazomenio, Pithagora Samio, Xenoſane Colofonio,
Democrito Abderita, con che ragioni la natura ſi reggeua, &
in che modo, & quali effetti habbiano laſciarono ben pẽ
ſato.
Le inuentioni de iquali hauendo ſeguitato Eudoxo. Eudemo, Caliſto, Melo, Philippo, Hipparcho, Arato, & gli
altri trouaron per Aſtrologia gli orti delle ſtelle, &
gli occaſi, & le ſignificationi delle tẽpeſta, con le diſcipline à que-
ſto formati, che parapegmata ſi chiamano, &
à poſteri le laſciarono, le ſcienze de iquali deono eſſer ammeſle da gli
huomini, perche di tanta cura, &
diligenza ſtati ſono, che pareno molto prima con diuina mente annũciare le ſigni
5550 ficationi de i tempi, che hanno à uenire, per lequal coſe à i penſieri, è ſtudi di quelle, tali inuẽtioni ſi deono cõcedere.
CAP. VIII. DELLE RAGIONI DE GLI HOROLOGI, ET DELL’OMBRE DE
I GNOMONI AL TEMPO DELLO EQVINOTTIO A RO-
MA, ET IN ALCVNI ALTRI LVOGHI.
MA noi da quelli, coſi douemo ſeparare la ragione de gli horologi, & eſplicare le breuità de i giorni,
&
le longhezze di meſe in meſe, imperoche il Sole al tempo dello equinottio raggirandoſi nel Mõ-
tone, &
nella Bilancia di noue parti del Gnomone, otto ne fa di ombra in quella inclinatione, che è
à Roma, &
in Athene tre parti ſono dell’õbra, di quattro del Gnomone, ma à Rhodi à ſette cinque
6660 riſpondono, à Taranto noue ad undeci, in Aleſſandria tre à cinque:
& coſi in tutti gli altri luoghi,
altre ombre equinottiali ad altro modo per natura ſi trouano ſeparate.
Volendo Vitr. darci il modo, colquale poβiamo fare gli horologi da Sole. uuole, che noi auuertiamo l’ombre, che ſanno le cofe dritte ſopra l’orizõ
te, quando è il mezzo di al tempo dello equinottio, percioche uedẽedo noi la proportione dell’ ombra alla coſa, che fa Põbra potemo trarne lo ana
lemma, ilche è come modulo de gli horologi.
Imperoche Vitr. non ce inſegna qui à fare alcuno horologio, ma bene ci apre la uia, come i potiamo
fare, Et per dichiar atione di queſta materia ognuno ſi deue imaginare, che quando il Sole è nel principio del Montone, ò della Bilàcia, egli ſi he
ua al uero punto di Leuãte, &
ſi corca al uero punto di Ponente; & in quel mezzo, ch’egli ua da L euãté à Pon ente, egli s’innalza apoco apo-
co fino al mezzo dì, et dal mazzo dì uerſo Ponente ſi abbaſſa, &
ſe egli laſciaſſe in quel dì nel Cielo un’ orma uiſibile di tuto il corſo ſuo, egli ſi
uederebbe un mezzo cerchio, ilquale not imaginamo, et chiamamo Equinottiale, queſto mezzo cerchio è di ſopra l’rizonte, &
l’altra metà dì
ſotto, et ſecõdo diuer ſi orizonti nel punto del mezzo dì ad altri è piu baſſo, ad altri è piu alto il Sole:
imperoche à quelli, de iquali il punto, che
7770 gli ſopraſtà detto Zenith è piu uicino all’equinottiale, ſe gli inalza piu il Sole ſul mezzo dì, che à iqualli il punto, che gli ſopra a sta è piu
uicino à i poli, Stãdo adunque il Sole nel mezzo dì al tempo de gli equinottij, ad altri è piu alto, ad altrt è piu baſſo, et quanto è piu alto l’om-
bra delle coſe eleuate ſopra la terra ſi fa minore, &
quanto è piu baſſo, ſi ſa maggiore, ma quando è giuſto è nel mezzo tra l’orizonte, & il pun
to, che ci ſta ſopra la testa, le ombre ſono pari alle coſe:
Egli adunque è neceſſario, che l’ombre meridiane nel tẽpo dello equmottio in diuer ſi luo
ghi habbiano diuer ſa proportione con i corpi, che le fanno, &
per intelligenze di questo ſi douemo ricordare queilo, che per la paſſata figura
s’è dimostrato, che quanto piu uno ſi parte dalla linea equinottiale, tanto piu ſegli leua il polo, è tanto piu ſe gli abbaſſa la luiea.

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