Vitruvius, I Dieci Libri dell' Architettvra di M. Vitrvvio, 1556

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278259DECIMO.
Et questo luogo è ancho facile, perche Paconio fece un rochello, come dicemo noi, nelquale ſerrò la pietra, & la corda, che era d’intorno al detto
rocchello ſi uolgeua hora in un luogo hora in un’altro, &
però non poteua tirar dritto, ma quanto tiraua inanzi, tanto la machina ſi torceua,
&
per drizzarla, tanto era neceſſario tirarla in dietro, & coſi la ſatica era uana, come quella di siſifo, per la colpa della uanità ſua, leggi
Leone al ſeſto del ſeſto.
CAP. VII. COME TROVATO S’HABBIA LA PETRAIA, DELLA
QVALE FV FATTO IL TEMPIO DI DIANA EFESIA.
IO uſcirò alquanto di propoſito, è dirò come trouate furono queſte petraie, Piſſodoro ſu paſtore, è
praticaua in queſti luoghi.
Penſando gli Efeſi di ſar un tempio à Diana, & deliberando di ſeruirſi
del marmo di Paro, Preconeſſo, Heraclea, e di Thaſo anuenne, che in quel tempo Piſſodoro caccia-
1110 te à paſcoli le pecore in que luoghi, &
iui cõcorrendo due montoni per urtarſi l’un l’altro ſenza in-
cõtro ſi trappaſſorono, &
cõ empito l’uno percoſſe il ſaſſo cõ le corna, dalquale ſcagliò una pietra
di bianchisſimo colore, Dalche ſi dice, che Piſſodoro laſciaſſe le pecore ne i monti, &
portaſſe quella
croſta in Eſeſo allhora quando di cio conſultauano, coſi deliberaron di honorarlo grandemente, &
gli mutarono il
nome, che in uece di Piſſodoro fuſſe euangelo (cioè buon nuncio) nominato, &
fin’al di d’hoggi ogni tanti meſi il ma-
giſtrato di Efeſo ſi conduce in quel luogo, &
gli fa ſacriſicio, & caſo che cio fuſſe da quello pretermeſſo, è tenuto al-
la pena.
La uanagloria ingannò Paconìo, l’arte aiutò Cteſiſonte, è Metagene, il caſo fece fauore à Piſſodoro. Et Vitr. ci harecreati con questa digreßione
uedendoci hauere ſtanca, &
intricata la ſanta ſia con ruote, corde, timpani, argani, è girelle. Hora egli paſſa dopo la fabrica al diſcorſo, & ſa
ſopra le detteco ſe una bellißimama conſideratione dicendo.
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CAP. VIII. DEL MOVIMENTO DRITTO, E CIRCOLARE
CHE SI RICHIEDE A LEV AR I PESI.
DELLE ragioni, con lequali ſi tirano i peſi breuemente io ho eſpoſto quelle coſe, che io ho giudica-
te neceſſarie.
Vitr. nel primo cap. di queſto libro ha detto, che machina era una continua colligatione di legname, che hauea uirtu grande
à mouere i peſi.
# Queſto fin hora egli ci ha dimostrato. Ha detto ancho, che la machina ſi moue con artiſicio di molti
giri, questa parte hora egli ci eſpone, alche douemo por mente, per eſſer il ſondamento di tutti gli artificij, oltra che ciſa-
rà intender molte belle coſe delle Mecaniche di Ariſtotile.
Dice adunque.
Delle ragioni da tirar i peſi, quelle coſe io ho breuemente eſpoſto, che io ho giudicate neceſſarie, i mouinenti, & le uir-
3330 tu dellequali due coſe diuerſe, è tra ſe disfimili come conuengono, coſi ſono principij à due operationi, uno di que
principij, è il mouimento dritto, Euthia da Greci nominato, l’altro è il mouimento circolare chiamato Cyclotis, ma
inuero ne il dritto ſenza il circolare, ne il circolare ſenza il dritto puo ſare che i peſi ſi leúino.
La propoſitione di Vitr. è queſta, che il mouimento dritto, & il circolare, benche ſiano due coſe diuerſe, & che ſimiglianza tra ſe non habbiano
pure concorreno à ſare i merauiglioſi effetti, che tutto dì uedemo nell’alzar i peſi, ne uno può ſtar ſenza l’altro, ma come cio adiuegna Vitr.
da
ſe ſteſſo l’eſpone dicendo.
Ma come quello, che io ho detto, s’intenda, eſponerò. Entrano i pernuzzi ne i raggi come centri, & nelle taglie ſi pon
gono, per queſti raggi la fune ſi uolge con dritti tiri, &
poſta nel molinello per lo riuolgimento delle ſtaughe ſa, che i
peſi ſi leuino in alto, &
i cardini del molinello come centri del dritto ne i gatelli collocati, & ne i ſuoi bucchi poſte le
ſtanghe uoltandoſi in giro le teſte à ragione di torno alzano i peſi.
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Per indottione proua Vitr. che il dritto, & il circolare entrano à i mouimenti delle coſe, & prima ne gli ſtrumenti delle taglie, ſtanghe, è molinel
li, perche i giri, i raggi gli auolgimenti riſpondono al circolare, le ſuni, le ſtanghe i perni ſiſpondono al dritto nelle ſoprapoſte machine, dapoi ne
gli altri strumenti, come qui ſotto dimostra dicendo.
Similmente come la ſtanga, ò leua di ferro quando è appoſta al peſo, quello, che non puo da molte mani eſſer leuato, ſot
topoſto à guiſa di centro per dritto, quello ſopra, che ſi ſerma la manouella, che hypomochlion da Greci è detta, qua-
ſi ſottoſtanga, &
poſta ſotto il peſo la manouella, ò lenguella della, ſtanga, & calcato il capo di quella dalle forze
d’un huomo ſolo, quel peſo ſi leua.
Molte queſtioni pertinenti alle Mecaniche di Arist. in poche parole poste, & riſſolte ſono da Vitr. in queſto luogo. Però conſiderar biſogna le re
gole generali, &
i principij di tutte. In ogni artificioſo mouimento ſono quattro coſe il peſo, la forza, che lo moue, lo ſtrumento, con che ſi
moue, detto Vectis Latinamente, Mochlion in Greco, Leua in Volgare, &
quello ſopra che ſi ferma la Leua Hypomochlion in Greco, Presſio
5550 in Latino, e Sottoleua direi in Volgare, tutte queste coſe dalla ſtadera alla bilancia, &
dalla bilancia alla ragione del circolo ſi uanno riducen-
do, oſſeruaſi adunque, che le parti piu lontane dal centro ſanno maggiore, piu preſto, &
piu euidente eſſetto, che le uicine, perche ſono piu
lontane dallo immobile, &
meno partecipano della natura del centro, & pero in ogni ſtrumento conſiderar ſi deue, ò il centro, ò quello, che co
me centro ſi piglia.
Nella bilancia adunque, & nella stadera il centro, è, quel punto del pirone, che trappaſſa l’orecchia, che anſa, & la len-
guella, che Eſſame è nominata.
Questo luogo del centro, e come la ſottoleua, perche ſopra quello ſi ſerma la leua, & nella bdancia le brac-
cia, ò raggi, che Scapi da Latini ſi dicono, rappreſentano la leua, che ſono come linee, che ſi partono dal centro.
Quando adunque que-
ſti raggi ſono eguali di grandezza, &
di peſo le teſte loro eſſendo la bilancia ſoſpeſa non piegano una piu dell’altra, ma ſono egualmente diſtan
ti dal piano, ma quando ſe le da peſo da uno de capi, ſorza e, che trabocche la bilancia, &
piu preſto trabocchera, & con minor peſo quan-
do il raggio ſerà maggiore, &
il peſo piu lontano dal centro per la ſopradetta ragione, però diceſi nelle Mecaniche, che le bilancie, che hanno,
i, fusti maggiori ſono piu certe, cioe piu presto, &
con minor peſo bilanciano, & piu certo dimoſtrano il peſo, percioche per ogni lieue ag-
6660 giunta ſi mouono, &
in egual, ò, minore ſpatio di tempo, ſanno maggiore ſpacio di luogo. Ma biſogna intendere, che tutte le coſe ſian pari, &
che la materia ſia uniforme, &
eguale per tutto di peſo, & di lunghezza. Prendeſi la lunghezza de i raggi dal punto di mezzo, che per cen-
tro, ò ſottoleua ſi pone, ſtenderai due raggieguali mouendoſi i capi di quelli uno all’ingiu, &
l’altro all’inſu comincieranno à diſſegnare un cir
colo ad uno iſteſſo tempo, &
ciaſcuno parimente finirala ſua metà del circolo quando ſeranno peruenuti l’uno al luogo dell’altro, ma ſeirag
gidella bilancia non ſeranno di pari longhezza mouendoſi al ſopradetto modo ſegneranno circoli diſeguali, ſiche il raggio maggiore farebbe
circonferenza maggiore, quando gli laſciaſſe un ſegno, &
pero mouendoſi l’uno, & l’altro capo ad un iſteßo tempo piu ueloce mouimento fa-
rebbe il capo maggiore.
Queſto s’intende della bilancia, ò ſia ella ſoſpeſa dal diſopra, come ſi uſa per la piu parte, ò fia ſoſtento con un pie di
ſotto come la figura lo dimoſtra.
Euui un’ altra maniera di bilãcia, che piu presto mezza bilãcia ſi può chiamare, & è detta ſtadera, Queſta ha
iraggi ſuoi diſeguali, et doue è il minore iui ſi attacano, i peſi, in queſta, è il cẽtro ò la ſottoleua, come nella bilãcia, doue è la lenguella.
l’altro rag
gio e maggiore, &
ſi ſegna cõ diuerſi punti, ſopra iquali ua giocãdo un peſo mobile detto il marco, ma da latini equipõdio, et da Greci sferoma
7770 affine, che hora piu uicino, hora piu lontano al punto di mezzo, leui i maggiori, &
i minor peſi, queſti riſponde alla forza, che moue, che co-
me forte mano calca il raggio maggiore nella ſtadera, il ſimile fa il ſecondo peſo dal braccio minore, &
ſe egli ſi mutaſſe l’orecchie & la len-
guella alla stadera, ſi puo dire, che ella fuſſe piu bilancie, &
per molte bilancie ſi puo uſare uariandoſi i luoghi delle orecchie, & delle len-
guelle per lo leuare de diuerſi peſi.
Quanto adunque è piu uicina la orecchia, & la lenguella alla lance, che e quella catena, doue ſi attacca il pe
ſo, tanto piu ſi leua il peſo, che è in eſſa lance, percioche la linea, che è dall’orecchia al marco è maggiore.
Ecco adunque come la ſtadera, & la
bilancia ſi riducono alla ragione àel circolo.
ſimilmente la leua ſi riduce alla iſteſſa ragione, perche la leua è come il raggio della bilancia la

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