Vitruvius, I Dieci Libri dell' Architettvra di M. Vitrvvio, 1556

Table of contents

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[141.] CAP. XVI. DELLE RAGIONI DELLE BALISTE.
[142.] CAP. XVII. DELLA PROPORTIONE DELLE PIETRE, CHE SI DEONO TRARRE AL FORO DELLA BALISTA.
[143.] CAP. XVIII. DELLE TEMPRE, E CARCATVRE DELLE BALISTE, ET DELLE CATAPVLTE.
[144.] CAP. XIX. DELLE COSE DA OPPVGNARE, E DA DIFFENDERE, ET PRIMA DELLA INVENTIONE DELLO ARIETE ET DELLA SVA MACHINA.
[145.] CAP. XX. DELL’ APPARECCHIO DELLA TESTVGGINE PER LE FOSSE.
[146.] CAP. XXI. DELLE ALTRE TESTVGGINI.
[147.] CAP. XXII. LA PERORATIONE DI TVTTA L’OPERA.
[148.] TAVOLA DI QVELLO SI CONTIENE IN TVTTA L’OPERA PER I CAPI. Che coſa ſi contiene nel Primo Libro di Vitruuio. A DIO HONOR E GLORIA.
[149.] TAVOLA PER DICHIARATIONE DE TVTTE LE COSE NOTABILE DE L’OPERA.
[150.] REGOLA COME SI POTEVANO GIRARE I THEATRI DI CVRIONE.
[151.] REGOIA COME SI POTEVANO GIRARE I THEATRI DI CVRIONE.
[152.] ERRORI DELLA TAVOLA GRANDE DELLE STELLE. POSTA A CAKTE CCXXI.
[153.] REGISTRO DEOLL’PERA. ABCDEFGHIKLMNOPQRSTV.
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293274LIBRO do ſtate auuertite da Rhodiani, quelli che cõ la ingiuria bauean ancho fatto oltraggio à Diogeneto, poi che uidero il
nemico ſdegnato &
oſtinato, & che la machina era per eſpugnar la Città temendo il pericolo della ſeruitù, & ueden
do, che non ſi atteudeua altro ſe non che la Città fuſſe roìnata, ſi humigliarono pregando Diogeneto che in quel ca-
ſo aiutaſſe la Patria.
Coſtui da prim@ negò di uolerlo fare, ma poi che le Vergini ingenue, & nobili, & i giouanetti
con i Sacerdoti uennero à prega@e alhora egli promiſe con queſte conditioni, che ſe egli prendeſſe quella machina,
fuſſe ſua.
Concertate queſte coſe egli fece rompere il muro da qnella parte doue la machina doueua auuicinarſi, &
commandò in publico &
in priuato, che quanto ciaſcuno haueſſe di acqua, di ſterco, & di fango, per quella apertura
fuſſe per li canali mandata dinanzi il muro, poi che adunque per lo ſpacio d’una notte gran copia d’acqua, di luto, &

di ſterco fu in quel luogo largamente inuiata, il giorno ſeguente accoſtandoſi la Torre, prima che al muro auuicinaſ-
ſe nel humida, &
fangoſa uoragine di fermarſi fu conſtretta, doue che ne andar inanzi, ne tornarà dietro pm puote
1110 giamai.
Perche uedendo Demetrio eſſer ſtato dalla Sapienza di Diogeneto ingannato, ſe ne tornò à dietro con l’ar-
mata ſua.
Allhora i Rhodiani liberati dalla guerra per la ſolertia di Diogeneto publicameote lo ringratiarono, & l’ho
norarono di tutti gli honori, &
ornamenti. Diogeneto poi conduſſe quella machina dentro la terra, & la poſe in pu-
blico con tale inſcrittione.
DIOGENETO DELLE SPOGLIE AL POPVLO
HA FATTO QVESTO DONO.
Etcoſi nelle diffeſe non tanto le machine, ma
ſpecialmente i conſigli preparar ſi deono.
Coſi à chio hauendo i nemici ſopra le naue poſte le machine delle San-
buche di notte tempo quei da chio gettarono nel mare dinanzi la muraglia terra, arena e pietre, e uolendo il dì ſe-
guente i nemici accoſtarſi con l’armata diedero nelli ſcagni, ch’eran ſott’acqua, ne puotero auuicinarſi al muro, ne
tornar in dietro, ma iui con martelletti forate le naui furono abbruggiate.
Coſi Appolonia eſſendo aſſediata, e
penſando i nemici d’entrar per le caue nella terra ſenza ſoſpetto, eſlendo queſto ſtato auuertito dalle ſpie, &
fatto-
2220 ne auuertiti gli Appolinati, turbati dalla triſta nouella per la paura hauendo biſogno di conſiglio non poteuano ſa-
per del certo da che parte i nemici haueſſero à sboccare:
alhora Trifone Aleſſandrino, che iui era Architetto fece fa-
re dentro le mura molte caue, &
cauando la terra uſciua fuori della muraglia meno d’un tiro d’arco, & in tutti que
uacui attaccaua ſoſpeſi molti uaſi di rame, di queſti in una di quelle foſſe, che era dirimpetto alla caua fatta da nemi-
ci per le percoſſe de ferramẽti i uaſi appiccati cominciarono à ſonare, dalche fu poi cõpreſo, che da quella parte i ne-
mici cauãdo penetrar uoleuano dẽtro le mura, coſi conoſciuti i termini fece apparecchiar uafi d’acqua bogliente, &

di pece ſopra’l capo de nemici, &
di ſterco humano, & di arena cotta rouente, & la notte poi fece dal diſopra molti fo
ri, &
da quelli di ſubito mandando in giu ammazzò tutti i nemici, che erano in quella caua. Simile auuertimento fu
quando ſi combatteua Marſiglia;
& piu di trenta caue ſi faceuano, dilche ſoſpettando quei di Marſiglia tutta la foſſa
ch’era inanzi la muraglia cauarono con piu alta cauatione di modo, che tutte le caue de nemici sboccarono nella det
3330 ta foſſa, ma la doue non ſi poteua far la foſſa, dentro le mura fecero un baratro profondisſimo, &
fecero come una
piſcina d’incontra à quella parte, doue ſi faceuano’le caue, &
quella di acque de pozzi, & del porto empirono, & coſi
sboccãdo la caua di ſubito aperte le Nari una grã forza d’acqua mãdata, leuò di ſotto i ſoſtegni, e ripari, perilche tutti
quelli, che ui erano dẽtro, &
dalla ruina della caua furono oppresſi, Similmẽte quando cõtra gli iſtesſi ſi faceua un’ar
gine dirimpetto al muro, &
di alberi tagliati iui poſti s’inalzaua l’opera da guaſtatori, mandando dalle Baliſte ſtãghe
di ferro infnocate fecero abbruſare tutta la munitione, &
quando la teſtuggine Arietaria s’accoſtò alla muraglia
per batterla calarono un laccio, colquale ſtrignendo l’Ariete, &
uoltando un’Argana col Timpano ſoſpeſo tenendo
il capo di quello non laſciarono che l’Ariete toccaſſe il muro;
& finalmente con martelli boglienti à colpi di Baliſta
tutta quella machina ruinarono.
Et coſi queſte Città con la uittoria, nõ con machine, ma contra la ragione delle ma-
chine per ſolertia de gli Architetti furono liberate.
Io ho ridotto à fine in queſto uolume quelle ragioni, che io ho
4440 potuto eſpedire delle machine ſi al tempo di guerra, come al tempo di pace, &
che io ho ſtimato eſſer’utilisſime. Ma
ne i primi noue io ho preparato quanto apparteneua à ciaſcuna maniera, &
ad ogni parte, accioche tutto il corpo ha
ueſſe eſplicati tutti i membri dell’ Architettura, &
dichiariti nel numero di Dieci Volumi.
Le coſe dette in queſt’ ultimo cap. del Decimo, & ultimo Libro dell’ Architettura di Vitr. benche ſieno ſacili, deono pero eſſer diligentemente con-
ſiderate da ciaſcuno ingegniero, perche ſi uede ſpeſſo eſſer uero quel prouerbìo, che dice, che l’ingegno ſupera le ſorze, come quel uillano cōſi-
gliò, che ſopra il Põte di Verona foſſero portati molti carri di terreno, accioche calcãdo col peſo l’acqua del Ladice, che mir abilmẽte creſceua,
nol portaſſe uia, hauẽdoſi prima cõſultato la coſa cõ molti ingegnieri, che cõ la loro arte nõ ſapeuano prouederle, &
coſi ſia fine à laude di Dio
della fatica noſtra, la qual uolẽtieri ho impiegata per beneſicio di molti dãdo occaſione ad altri di far meglio, cõ l’opera miadi noue anni apũto.
158[Figure 158]IL FINE.DEVS
ADIVVAT
VOLENTES

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