4640LIERO.
che appartiene alla con@eruati@@e de glihuomini, non ſi deue tener ſecreto, et ſe pare a molti coſa grande l’inuentione delle Ma-
chine horribili, ch@@ed ſtrage del genere humano ritrouate ſono, & che il trouare ogni giorno dinouo ſia merauiglioſo, & la fa-
tica di fare@quegli artifici non ſia fuggita da molti, quanto piu ſi douemo affaticare, per le coſe della ſalute? & ſe le off eſe ſo-
no co@coſi @abbracciate, come potremo, ò doueremo eſſer pegri nelle difefe? Ma in ſomma io diro a tutti i riprenditori delle coſe que-
ſte poche parole, lequali ſiano dette per una fiata, che il giudicare e operatione di una eccellentißima uirtù, & come che difficil
coſa, e pericoloſa ſia ad ogniuno, a coloro maßimamente, e dura & dannoſa; i quali ò non intendono, ò uengono con proponi-
mento di biaſimare piu preſto, che di giudicare. Et guardando con gliocchi aperti al poco di male, ſono ciechi al molto di
buono, che nelle opere di altri ſi troua. Queſta ſorte di gente benche pare tra la moltitudine eſſer qualche coſa, perche il ripren-
dere ha in ſe nna moſtra di eccellenza, & d’auantaggio, niente di meno la uerita col tempo ſcuopre il difetto dell’ animo, & il
mancamento de la uolonta loro. Alla peruerſità di questi, e ſottopoſto ogn’ uno che ſuol fare, ò dare alcuna coſa in publico, quan-
1110 tunque l’habbiano fatta, ò data con ottima intentione. Però io ſtimo, che maggior occaſione prenderanno molti di biaſmare quel-
lo, che io con ottimo penſamento ho propoſto di publicare,imperoche il trattamento d’un’ arte ſola e ſottopoſto al peruerſo giudi-
cio di quelli, che in quella arte uogliono eſſer tenuti, ò ſi ſtimano periti, & intendenti. Ma il trattare di quella cognitione, che
abbraccia molte, & diuerſe arti, non puo fuggire il biaſimo de molti e diuerſi artifici inuidioſi, de i quali ſe in alcun tempo ſe ne è
trouato copia, a dì noſtri certamente ne ſono infiniti, perche quanto manca a loro la induſtria, la dottrina, la eſperienza, & lo
eſſe mpio de i buoni, tanto ſoprabonda l’arroganza, la perfidia, & la ignoranza loro; io di queſti poco mi curarei, quando io co-
noſceßi, che non gli fuſſe dato d’orecchia, percioche ne di danno, ne di uergogna ſarebbeno a chi ſe affatica. Maperche la coſa
ua altrimenti, & uolontieri ſi aſcolta, chi dice male. Io eſorto ognuno; che ſi piglia qualche bella impreſa per giouar altrui,
che non perdonino a fatica per fare tale opere, che da ſe ſi difendino, & che prendendo ſeco la diffeſadella uerita, con la forza
2220 del tempo a poco a poco poſſano conuincere di maluagità, chi s’oppone al uero. Queſto couſiglio io mi ho forzato di prendere ne lo
interpretare, & eſponere i preſenti uolumi de l’ Architettura, & ſe ben le debil forze mie non hanno potuto far tanto, che l’o-
pera ſia riuſcita a quella perſettione, ch’ella poßi mantenirſi da ſe, nientedimeno io poſſo affermare con uerità, che ne maggior
diligenza, ne piu induſtria, ne miglior uoler ho potuto porui di quello ho poſto. Io ho cercato impar are da ognuno, ad ogn’uno che
mi ha giouato reſto debitore, de infinite gratie, & come diſpenſatore, de i beni riceuuti da altri mi rendo. Io ho giudicato non
men uergogna il uon uoler imparare, che danno il non ſapere. Ho fugito la pompa di citare a nome gli Autori, de i quali mi ho
ſeruito in queſta faticoſa impreſa, & ho cercato non l’ampiezza della lingua, ò la copia, ma la chiarezza, & la elettione de le
coſe, eſtimando un coſi importante uolurne douer eſſer di giouamento piu che mediocre uenendo in luce. Piu uolte ho de ſiderato di
communicare le fatiche mie con altri, & in commune inuestigare la uerità, accioche quello, che non puo far uno ſolo fatto fuſſe
3330 da molti, ma queſto per alcuna cagione, che io non ſo, non mie uenuto fatto eccetto, che ne i di ſſegni de le figure importanti ho uſato
l’opera di M. Andrea Palladio Vicentino Architetto, il quale ha con incredibile profitto tra quanti ho conoſciuto, & di uiſta,
& di fana & per giudicio de huomini eccellenti acquiſtato la uera Architettura non ſolo intendendo le belle, e ſottili ragioni di
eſſa, ma anco ponendola in opera, ſi ne i ſottiliſimi, e uaghi diſegni delle piante, di gli alzati, & de i profili, come nelo eſequire
e far moltie ſuperbi Edificij ne la patria ſua, & altroue, che contendono con gli antichi, danno lume a modermi, e daran merauiglia
a quelli che uerranno. Et quanto appartiene a Vitr. l’artificio de i Theatri, de i Tempi de le Baſiliche & di quelle coſe, che han-
no piu belle, & piu ſecrete ragioni di compartimenti tutte ſono state da qucllo con prontezza d’animo, & di mano eſplicate, eſe-
co conſigliate, come da quello che di tutta Italia con giudici ha ſcielto le piu belle maniere de gli antichi, & miſurate tutte l’opere,
che ſi trouano. Ne i diſegni adunque ha guardato piu a le miſure, che ale pitture, perche Vitr. inſeona le proportioni, e non le adom
arationi delle opere, Nel restante de la fatica mia il buon uolere, puo coprire, ò ſcuſare qualche difetto & inuitare altri amore-
uolmente alla ciuile correttione, la quale io attendo con quel deſiderio, che ho hauuto ſempre di far bene. Ma aſſai ſiamo uſciti
del propoſito nostro però, e tempo di ritornar a Vitr.
chine horribili, ch@@ed ſtrage del genere humano ritrouate ſono, & che il trouare ogni giorno dinouo ſia merauiglioſo, & la fa-
tica di fare@quegli artifici non ſia fuggita da molti, quanto piu ſi douemo affaticare, per le coſe della ſalute? & ſe le off eſe ſo-
no co@coſi @abbracciate, come potremo, ò doueremo eſſer pegri nelle difefe? Ma in ſomma io diro a tutti i riprenditori delle coſe que-
ſte poche parole, lequali ſiano dette per una fiata, che il giudicare e operatione di una eccellentißima uirtù, & come che difficil
coſa, e pericoloſa ſia ad ogniuno, a coloro maßimamente, e dura & dannoſa; i quali ò non intendono, ò uengono con proponi-
mento di biaſimare piu preſto, che di giudicare. Et guardando con gliocchi aperti al poco di male, ſono ciechi al molto di
buono, che nelle opere di altri ſi troua. Queſta ſorte di gente benche pare tra la moltitudine eſſer qualche coſa, perche il ripren-
dere ha in ſe nna moſtra di eccellenza, & d’auantaggio, niente di meno la uerita col tempo ſcuopre il difetto dell’ animo, & il
mancamento de la uolonta loro. Alla peruerſità di questi, e ſottopoſto ogn’ uno che ſuol fare, ò dare alcuna coſa in publico, quan-
1110 tunque l’habbiano fatta, ò data con ottima intentione. Però io ſtimo, che maggior occaſione prenderanno molti di biaſmare quel-
lo, che io con ottimo penſamento ho propoſto di publicare,imperoche il trattamento d’un’ arte ſola e ſottopoſto al peruerſo giudi-
cio di quelli, che in quella arte uogliono eſſer tenuti, ò ſi ſtimano periti, & intendenti. Ma il trattare di quella cognitione, che
abbraccia molte, & diuerſe arti, non puo fuggire il biaſimo de molti e diuerſi artifici inuidioſi, de i quali ſe in alcun tempo ſe ne è
trouato copia, a dì noſtri certamente ne ſono infiniti, perche quanto manca a loro la induſtria, la dottrina, la eſperienza, & lo
eſſe mpio de i buoni, tanto ſoprabonda l’arroganza, la perfidia, & la ignoranza loro; io di queſti poco mi curarei, quando io co-
noſceßi, che non gli fuſſe dato d’orecchia, percioche ne di danno, ne di uergogna ſarebbeno a chi ſe affatica. Maperche la coſa
ua altrimenti, & uolontieri ſi aſcolta, chi dice male. Io eſorto ognuno; che ſi piglia qualche bella impreſa per giouar altrui,
che non perdonino a fatica per fare tale opere, che da ſe ſi difendino, & che prendendo ſeco la diffeſadella uerita, con la forza
2220 del tempo a poco a poco poſſano conuincere di maluagità, chi s’oppone al uero. Queſto couſiglio io mi ho forzato di prendere ne lo
interpretare, & eſponere i preſenti uolumi de l’ Architettura, & ſe ben le debil forze mie non hanno potuto far tanto, che l’o-
pera ſia riuſcita a quella perſettione, ch’ella poßi mantenirſi da ſe, nientedimeno io poſſo affermare con uerità, che ne maggior
diligenza, ne piu induſtria, ne miglior uoler ho potuto porui di quello ho poſto. Io ho cercato impar are da ognuno, ad ogn’uno che
mi ha giouato reſto debitore, de infinite gratie, & come diſpenſatore, de i beni riceuuti da altri mi rendo. Io ho giudicato non
men uergogna il uon uoler imparare, che danno il non ſapere. Ho fugito la pompa di citare a nome gli Autori, de i quali mi ho
ſeruito in queſta faticoſa impreſa, & ho cercato non l’ampiezza della lingua, ò la copia, ma la chiarezza, & la elettione de le
coſe, eſtimando un coſi importante uolurne douer eſſer di giouamento piu che mediocre uenendo in luce. Piu uolte ho de ſiderato di
communicare le fatiche mie con altri, & in commune inuestigare la uerità, accioche quello, che non puo far uno ſolo fatto fuſſe
3330 da molti, ma queſto per alcuna cagione, che io non ſo, non mie uenuto fatto eccetto, che ne i di ſſegni de le figure importanti ho uſato
l’opera di M. Andrea Palladio Vicentino Architetto, il quale ha con incredibile profitto tra quanti ho conoſciuto, & di uiſta,
& di fana & per giudicio de huomini eccellenti acquiſtato la uera Architettura non ſolo intendendo le belle, e ſottili ragioni di
eſſa, ma anco ponendola in opera, ſi ne i ſottiliſimi, e uaghi diſegni delle piante, di gli alzati, & de i profili, come nelo eſequire
e far moltie ſuperbi Edificij ne la patria ſua, & altroue, che contendono con gli antichi, danno lume a modermi, e daran merauiglia
a quelli che uerranno. Et quanto appartiene a Vitr. l’artificio de i Theatri, de i Tempi de le Baſiliche & di quelle coſe, che han-
no piu belle, & piu ſecrete ragioni di compartimenti tutte ſono state da qucllo con prontezza d’animo, & di mano eſplicate, eſe-
co conſigliate, come da quello che di tutta Italia con giudici ha ſcielto le piu belle maniere de gli antichi, & miſurate tutte l’opere,
che ſi trouano. Ne i diſegni adunque ha guardato piu a le miſure, che ale pitture, perche Vitr. inſeona le proportioni, e non le adom
arationi delle opere, Nel restante de la fatica mia il buon uolere, puo coprire, ò ſcuſare qualche difetto & inuitare altri amore-
uolmente alla ciuile correttione, la quale io attendo con quel deſiderio, che ho hauuto ſempre di far bene. Ma aſſai ſiamo uſciti
del propoſito nostro però, e tempo di ritornar a Vitr.