Vitruvius, I Dieci Libri dell' Architettvra di M. Vitrvvio, 1556

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7365TERZO.
Soleuano gli antichi chiamare aſſe ogni coſa intiera (come detto hauemo nel primo Libro)& partire quella nelle ſue parti, & come quelli, che
felicemente
interpretauano le coſe di Greci molto propiamente ragionauano di quelle.
Volleno adunque gli antichi (come la ragione anche ci
dimoſtra
) che li ſei fuβe numero perfetto, &
lo chiamarono aſſe. Queεto hauendo le parti ſue, ci dimoſtraua per il nome di eſſe quali ſuſſe-
ro
, &
però l’una ſi chiamaua ſeſtante, perche uno è la ſeſta parte di ſei. Le due triente, per eſſer la terza. Il tre ſemiſſe quaſi mezzo Aſſe
per
eβer tre la metà di ſei, il quattro beſſe, perche leua due parti dal tutto, et in Greco Dimerone ſi dice, il cinque quintario, che pentameroni ſi
dice
, &
noi cinque parti dicemo. Ma poi che ſopra il numero perſetto ſi pone la unita, gia ſi comincia à raddoppiar l’altro Aſſe per uenire al
dodici
, che ancho aſſe doppio ſi può dire, &
pero in Greco diplaſiona, è, nominato. ſette parti ſi chiamanan eſeεton, quaſi ſopra aggiunta
del
ſei, l’otto ſi chiaman tertiario, perche oltra ſei aggiugne due, che ſono la terza parte del ſei, &
pero in Greco ſon dette Epitritos, cioe
che
ſopra aggiugne la terza parte al ſei;
noue ſon dette numero ſeſquialtero, & Hemiolio perche noue contiene ſei una uolta, è mezza. Ma fat-
to
dieci chiamaſi bes alterum cioe Paltro bes, perche il primo (come dicemo)era quattro &
chiamauaſi dimerone, quaſi di due parti, & però
1110 queſto ſi chiama Epidmerone, come egli aggiunga à ſei due parti di eſſo.
Similmente Epipentamerone ſi chiama l’undeci, che è il ſopragiunto
quintario
, et in queſto modo le parti de i numeri ſi chiamano ſecondo diuerſi rifpetti, et queſto ha uoluto dir Vitr.
doue pare che egli habbia uo
luto
che ſei ſia numero perfetto, per la iſteſſa ragione, che dieciè perfetto, cioè perche giunti che ſiamo à dieci tornamo da capo dall’unit à fin
che
ſi cőpia l’altra decina, che con due croci, è, deſcritta, coſi ancho giunti al ſei ſecondo, da i Mathematici ſi ritorna à gli iſtesſi nomi, fin all’al-
tro
aβe, che è dodeci, ma io ſtimo che Vit.
habbia accennato ancho la noſtra ragione per laqual detto hauemo il ſei eβer perfetto, quando diβe.
Perche poſte inſieme le parti numer anti, & multiplicanti il ſei lo rendono à punto.
Et quando Vitr. diβe.
Similmente perche il piede è la ſeſta parte dell’altezza dell’huomo, pero coſi da quel numero de i piedi, dalqual’è mi-
ſurato
, &
perfetto il corpo terminandolo in altezza con queſti ſei perfetto lo fecero.
Fcco adunque che dal numero ſenaric è εtata pigliata la ragione della miſura del corpo humano inquanto all’altezza ſua.
Et auuertirono il cubito eſſer di ſei palmi, & di uentiquattro dita.
Voleuano i Greci, che la dramma lero haueſſe ſei oboli, & queεto riſpondeua al cubito, che contiene palmi ſei. Voleuano che ciaſcuno obolo ha-
ueβe
quattro monete, che esſi chiamauano dichalchi, la onde uentiquattro dichalchi faceuano una dramma come uentiquattro dita fanno un
cubito
, &
pero dice Vitr.
Perche quelle Città fecero, che nella dramma fuſſe la ualuta di ſei ramini ſegnati (come asſi)che esſi chiamano oboli, &
conſtituirono
in uece di dita uentiquatrro nella dramma i quadranti de gli oboli, detti da alcuni dichalchi, da alcu-
ni
trichalchi.
5550
I principij de, i, Tempi ſono quelli de iquali è formato lo aſpetto delle lor figure.
Con granragione Vitr. uolendoci inſegnare la fabrica de i Tempi comincia da quelle differenze, che prima ci uengono dinanzi à gli occhi, per-
che
l’ordine della cognitione porta, che cominciamo dalle coſe uniuerſali, confuſe, &
indiſtinte, & poi che ſi uegna al particolare, eſplicato, è
diſtinto
.
Oltra che nell’Architettura ſi deue auuertire che l’occhio habbia la parte ſua, & con la uarieta de gli aſpetti ſecondo le figure, & for
me
diuerſe de i Tempi ſi dia diletto, ueneratione, &
autorita alle opere, che ſi fanno, & ſi come la oratione ha forme, & idee diuerſe per ſa-
7770 tisfar’all’orecchie, coſi habbia l’Architettura gli aſpetti, &
forme ſue per ſatisfar à gli occhi, & ſi come quello che è nella mente, & nella uo
glia
noſtra ripoſto con l’artificio di leuarlo fuori di noi, &
portarlo altroue le parole, le figure, la compoſitione delle parole, i numeri, i
membri
, &
le chiuſe fannno le idee, & le forme del dire, coſi le proportioni, le differenze delle figure ne gli aſpetti, i numeri, & la collocatio
ne
delle parti nell’Architettura fanno le idee di eſſa, che ſono qualità delle Fabriche conuenienti à quelle coſe, per le quali ſi fanno.
altra ra-
gione
di ſentenze, di artificij, di parole, di figure, di parti, di numeri, di compoſitioni, &
di termini ſi uſa uolendo eβer chiaro, puro, & ele-
gante
nel dire, altra uolendo eβer grande, uehemente, aſpro, è ſeuero, &
altro ricerca la piaceuolezza, altro la bellezza, & ornamento

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