Vitruvius, I Dieci Libri dell' Architettvra di M. Vitrvvio, 1556

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IL PRIMO LIBRO
DI DIECI
DELLAR CHITETTVRA
DIM. VITRVVIO TRADVTTI
ET COMMENTATI
DA MONSIGNOR BARBARO
ELETTO DACQVILEGGIA.
Co n il nome didio Glorioſo io Daniel Barbaro nobile Venetiano mi ſono poſto ad eſpone-
re, &
interpretare i dieci libri dell’ Architettura di M. Vitruuio. Mia intentione è ſtata con qualche bone-
ſta fatica giouare à gli studioſi delle artificioſe inuentioni, &
di dare occaſione ad altridi ſcriuere piu chia-
ramente di quelle coſe, che per alcuna cagione, (come che molte humanamente auuengono) mi ſeranno dal-
le mani fuggite.
Ecco benigno Lettore, che io non diſidero premio ſenza fatica, ne con ripoſo arr cchirmi
cerco de i beni altrui, giustamente richiedo la tua gratitudine, buomini nati ſiamo, &
ciò che procede dalla
humanit @ è atto di noi propio, &
naturale, che uerſo altrui ſi eſſercita, imperoche ad altri uiuiamo, &
l’un l’altro aiutamo.
Solo Iddio nella ſua eſſenza, & infinità raccolto biſog non ha di coſa, che non ſia
eſſo, ma il tutto è di ſua gratia biſogneuole.
Godiamci adunque di quella, & ſenza inuidia porgendoci ma-
no di pari paſſo tentiamo di peruenire à quella bella uerità, che nelle degne Arti ſi trcua, accio che con lo
1110 ſplendore della uirtù, &
della gloria ſcacciamo le tenebre dello errore, & della morte.
VITA DI VITRVVIO.
MArco Vitruuio fu altempo di Giulio Ceſare, uiſſe ancho ſotto il buono Auguſto ne gli anni del mondo, 5159. & di
Roma.
727. ſu di mediocre ſtatura, & de i beni della fortuna, non molto accommodato. Hebbe felice ſorte riſpetto al
Padre, &
alla Madre : Imperò che con diligenza nodrito da quelli, & bene ammaeſtrato alla congnitione di molte arti ſi
diede, per le quali peruenne allo acquiſto della Architettura.
Viſſe molti anni, operò, e ſcriſſe, & uirtuoſamente ſi con-
duſſe à i termini della uita, ne altra memoria altroue di lui ſi troua, che le ſue propie compoſitioni, dalle quali ſi ba quan
to ſi è detto fin’hora, &
pruna nella dedicatione dell’ opera dice.
MA hauendo il Concilio de i Dei quello conſecrato à i troni della immortalità, & trasferito nel po-
ter tuo lo Imperio del Padre, lo iſteſſo mio ſtudio nella memoria di lui reſtando fermo, in te ogni
fanore tenne raccolto.
Adunque con Marco Aurelio. P. Minidio, & Gn. Cornelio fui ſopra
Papparecchio delle Baliſtc, &
delli Scorpioni, & alla prouiſione de gli altri tormenti, & con esſi
loro io hebbi di molti commodi, iquali ſubito che mi concedeſti, molto bene per la raccommanda-
tione di tua Sorella il riconoſcimento ſeruaſti.
Et però eſſendo io per quel beneficio tenuto, & ob-
bligato di módo, che io non haueua à temer ne gli ultimi anni di mia uita la pouertà, io ho cominciato à ſcri-
uere queſte coſe.
Nel proemio del Secondo libro.
Ma à me, ò lmperadore la Natura non ha dato la grandezza del corpo, & la Età mi ha deformata la faccia, & la infer-
2230 mità leuate le forze, là done eſſendo io da coſi fatti preſidij abbandonato, io ſpero per mezzo della ſcienza, &
per
gli ſcritti uenire in qualche grado.
Nel proemio del Seſto libro.
Et pero io in finite, & grandisſime gratie rendo à miei progenitori, i quali approuando la legge de gli Athenieſi am-
maeſtrato mi hanno nell’ Arti, &
in quelle ſpecialmente, che ſenza lettere, & ſenza quella raccommunanza di tut-
te le dottrine, che in giro ſi uolge, non puo per modo alcuno eſſer commendata.
Et ſeguitando dimoſtra non eſſer stato ambitioſo, ne arrogante, ne auaro, & di ſe modestamente parlando difende i litterati, riprende i teme-
rarij, ammaeſtra gl’ imperiti, &
ammoniſce con cuore, & con ſede quelli, che uogliono fabricare; ſegni certisſimi della bontà dell’ animo, &
della innocenza della uita.
Scr@je dieci libri della Architettura (come egli afferma nel fine dell’ opera,) & ſotto uno aſpetto, & in un corpo la
3340 riduſſe raunando le parti di eſſa à beneſitio di tutte le genti, come egli confeſſa nel proemio del quarto libro.
Ilmodo che uſa Vitr. nello ſcri-
uere, e ( come ſi conuiene ) prima ordinatamente, da poicon ſemplicità di uocaboli, &
proprietà di parole, del che egline rende la ragione,
nel proemio del quinto libro, ilquale io diſidero, che letto ſia, prima che ad altro ſi uenga.
Ma poihabbiamo altre difficultà, le quali ò uero
ſpauentano, i lettori di Vitr.
ouero rittardano gli studioſi della Architettura, & quelle grandi ſono, & potenti, & la prima, e il poco ſape-
re di molti, iquali ſi uogliono dare à Vitr.
ſenza lettere, & ſenza pratica. Altri ſi penſano ſaper aſſai, & ſono come Sofiſti, & uantato-
ri;
i difſ@tti de i quali dallo Autore ſono in piu luoghi ſcoperti; @ altra difficultà é posta nel mancamento de gli eſſempi, ſi delle opere antiche, co-
me delle pitture, che ci promette Vitr.
nel fine di ciaſcun libro. Quelle aſſai ci inſegnerebbono, & non ci laſcierebbero il carico di piu preſto in-
douinare, che approuare la uerità delle coſe.
Ma io non uorrei che per queſta ragione alcuno sbigottito ſi rimoueſſe da ſi bella, & lodata
impreſa, nella quale molti di generoſo animo affaticati ſi ſono, &
di nuouo s’affaticano, & s’ affaticheranno, ſperando che la fatica, & dili-
genza di mortali ſia per ſuperare ogni humana difficult.
iì.
4450
per queſta ragione ancho aiutato dal diletto, & dallo ſtudio che riuiue in molti, che ſono à nostri giorni, mi ſono poſto all’ impreſa, allaquale è
5510 tempo homai di entrare.
Per diſponere adunque gli intelletti, acciò che meglio ſia loro dimoſtrato il ſentiero, & il fine alquale deono perueni-
re, dirò che coſa è Arte, onde naſce, come creſca, à che peruenga.
Diſtinguerò le Arti, Ritrouerò l’ Architettura, & le parti di eſſa, di-
chiarandoc l’uſſicio, &
il fine dello Architetto.

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