Vitruvius Pollio
,
I dieci libri dell?architettura
,
1567
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ſolertia dell'arte, ma dalla felicità ſono ſtati abbandonati: come fu Hellas Athenieſe,
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Chione Corinthio, Miagro Phoceſe, Pharace Epheſio, Bedas Bizantio, & molti altri. </
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s.002100
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Similmente i pittori come Ariſtomene Thaſio, Policle, & Atramitino, Nicomaco, &
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gli altri, a i quali, nè induſtria, nè ſtudio dell'arte, nè ſolertia mancò, ma ouero la poca
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robba, o la debil fortuna, o l'eſſer ſuperati nella ambitione delle concorrenze da gli auer
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ſarij, poſe oſtaculo alla dignità loro. </
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s.002101
">Nè però egli è da marauigliarſi, ſe per l'ignoranza
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dell'Arte ſi oſcurano le uirtu: ma bene l'huomo ſi deue grandemente sdegnare, quando
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ſpeſſo la gratia de i conuiti luſingheuolmente, coſi da i ueri giudicij alla falſa approbatio
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ne conduca. </
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s.002102
">Et però ſe (come piacque a Socrate) i ſenſi, & le opinioni, & le ſcienze cre
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ſciute dalle diſcipline, fuſſero ſtate chiare, & manifeſte, non ualerebbe la gratia, non
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l'ambitione: ma ſe ci fuſſe, chi con uere, & certe fatiche impiegate nello imparare le dot
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trine, giunto fuſſe al colmo della ſcienza, a queſto ſi darebbe uolentieri i lauori nelle ma
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ni: ma perche quelle non ſono illuſtri, & apparenti, nello aſpetto, (come penſamo che
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biſognaua) & io uedo, che piu preſto gli indotti, che i dotti auanzano di gratia: non iſti
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mando io, che buono ſia il cotendere con gli ignoranti di ambitione: piu preſto con
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queſti precetti dimoſtrerò la uirtu della ſcienza noſtra. </
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s.002103
">Nel primo libro adunque, ò Impe
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/>
ratore, ti ho eſpoſto dell'Arte, & che potere ella habbia, & di che diſcipline faccia biſo
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gno, che l'Architetto ſia ornato; & ſoggiunſi le cagioni, perche coſi biſognaua, che
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egli ammaeſtrato foſſe, & diuiſi in ſomma le ragioni della Architettura, & diuiſe poi, io
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I'ho diffinite: & oltra queſto diſcorrendo, ho dimoſtrato quello, che era prima, & ne
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ceſſario delle mura, come fare ſi debbia la elettione de i luoghi ſani: & ho dimoſtrato
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con deſcrittioni di linee, quanti, & quali, & da che parte ſpirino i uenti: & ho inſegnato
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di fare i giuſti compartimenti delle piazze, & de i borghi dentro le mura, & con queſto
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io ho poſto fine al primo uolume. </
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s.002104
">Nel ſecondo anche io ho fornito di trattare della ma
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teria, che utilità ſi habbia da quella ne gli edificij, & che uirtu le dia la natura. </
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s.002105
">Hora nel
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terzo io dirò delle ſacre caſe de gli Dei immortali, & eſponerò in che modo eſſer deo
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no diſegnate. </
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Detto ha Vitruuio nel primo libro al terzo Capo, che tre ſono'le parti dell'Architettura, una
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delle quali era la edificatione: detto ha ſimilmente, che la edificatione era in due parti diuiſa,
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una delle quali apparteneua alla fabrica delle opere communi, & publiche, l'altra cra poſta nel
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le fabriche priuate. </
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s.002107
">Ha uoluto, che le distributioni delle opere publiche fuſſero di tre maniere,
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/>
l'una pertinente alla difeſa, l'altra alla religione, la terza alla opportunità. </
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s.002108
">nel medeſimo libro
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/>
ha fornito quanto s'aſpettaua alla difeſa. </
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s.002109
">Doueua egli poi trattare delle fabriche pertinenti alla re
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/>
ligione, ma parendogli molto neceſſario eſponere & la materia, & il modo per ponere inſieme la
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/>
materia (ſecondo che egli ha detto) diede ſoggetto al ſecondo libro, nel quale chiaramente ha trat
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/>
tato della materia piu neceſſaria alle fabriche: eſponendo la natura, l'uſo, & le ragioni di quella; pe
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/>
rò hauendoſi sbrigato da quella, ritorna hora alla diſtributione delle fabriche pertinenti alla Re
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/>
ligione; & tratta de i ſacri tempij nel terzo, & nel quarto, abbracciando tutto il corpo della
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/>
preſente materia. </
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s.002110
">per il che ſi puo dire, che qui comincia tutto il bello, che di mano, & d'inge
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/>
gno s'aſpetta dallo Architetto. </
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s.002111
">Qui l'ordine ha luogo, qui la diſpoſitione diſegna, qui la ſimme
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tria, & il decoro, & la gratia fanno proua, qui ſi ſente la utilità della diſtributione. </
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s.002112
">nelle
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/>
quali coſe il ualore dello Architetto, la forza dell'arte, l'acutezza dello ingegno riluce. </
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s.002113
">Onde
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egli ſi puo dire col gran poeta.
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O Muſe, o alto ingegno hor m'aiutate.
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O mente, che ſcriuesti ciò, ch'io uidi,
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Qui ſi parrà la tua nobilitate.
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Et ueramente, è degna conſideratione quella, che ſi farà ſopra la preſente materia, & molto
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gentilmente è ſtato auuertito da Vitru. imperoche ſapendo egli la grande importanza della co-
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