Vitruvius Pollio
,
I dieci libri dell?architettura
,
1567
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206
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045/01/214.jpg
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cubiche de i uerſi dauano i precetti loro, & che poncuano non piu di tre cubi in uno trattamento
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lb
/>
però formauano uno cubo grande di ducento & ſedici uerſi in queſto modo. </
s
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s
id
="
s.004039
">moltiplicauane il tre
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lb
/>
in ſe & faceuano il ſuo quadrato, che è noue. </
s
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s
id
="
s.004040
">queſto noue moltiplicato per tre, che è lato del qua
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lb
/>
drato, farà mentiſette, che è il ſodo, & cubo di quel quadrato: ſimilmente l'altro cubo ſi fa d'un
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lb
/>
numero lineare, di quattro unità continuate. </
s
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s
id
="
s.004041
">le quali moltiplicate in ſe, come egli ſi moueſſe la li
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lb
/>
nea, farà una ſoperſicie quadrata di ſedici. </
s
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s
id
="
s.004042
">& moltiplicata quella ſoperſicie per lo ſuo lato, the
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lb
/>
era quattro, nè farà la ſomma di ſeſſanta quattro: riſpondente ad un ſodo cubico, che giunte al
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lb
/>
primo cubo, che era uentiſette farà la ſomma di nouantauno. </
s
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s
id
="
s.004043
">Coſi il terzo cubo nato dal nume
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lb
/>
ro lineare di cinque unità, & ſoperſiciali di uenticinque, è cento & uenticinque, che aggiunto
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lb
/>
al nouanta uno, rende la ſomma di ducento & ſedici. </
s
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s
id
="
s.004044
">A queſto numero adunque aggiogneuano
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lb
/>
i precetti Pithagorici, i quali hauendo ſimile quantità di uerſi, cioè: eſſendo con la ragione del cu
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lb
/>
bo raccolti, penſauano, che doueſſero hauere quella fermezza nelle menti, che ſuole bauere il da
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lb
/>
do, quando è gettato ſopra il tauolieri. </
s
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s
id
="
s.004045
">Ma è mer auiglia, perche cagione i Pithagorici non pi
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lb
/>
gliaſſero il primo cubo, che è otto, & poi il ſecondo, che è uentiſette, & poi il terzo, che è ſeſ
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lb
/>
ſantaquattro: & non raccoglieſſero alla ſomma di nouantanoue queſti tre cubi piu preſto, che co
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lb
/>
minciar dal noue: Ma forſe diuideuano i trattamenti loro in cubi, & ſe il ſentimento de i loro pre
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lb
/>
cetti d'una materia non era compreſo dal primo cubo, aggiugneuano al ſecondo, & ſe questo
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lb
/>
non era baſteuole, aggiugneuano al terzo, il quale era capace d'ogni ſomma. </
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="
s.004046
">& perche il pri
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lb
/>
mo cubo, che è otto, era poco per comprendere uno propoſito, però ſtimo io, che andauano al
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lb
/>
ſecondo cubo, che è uentiſette, cauſato dal tre, che è numero priuilegiato da pithagorici. </
s
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="
s.004047
">& co
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lb
/>
ſi partitamente aggiugneuano i cubi ſe'l biſogno lo richiedeua, & non ſi melteuano in neceßità
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lb
/>
di ſerrare tutti i lero trattamenti, in ducento è ſedici uerſi. </
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s
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="
s.004048
">ma alcuni erano compreſi nel uenti
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/>
ſette, altri nel ſeſſantaquattro, & altri nel ducento, & ſedici: nè uoleuano paſſare piu oltra, ſli
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lb
/>
mando, che troppo lungo ſaria ſtato uno trattato di quattrocento, & trentadue uerſi, che ſouo
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lb
/>
del cubo nato dal ſei, & aggiunto alla ſomma predetta. </
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s
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="
s.004049
">A queſto modo io eſponerei la mente
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/>
di Pithagora fin che ſi trouaſſe di meglio.
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="
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"/>
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s
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">
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s
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="
s.004050
">Et i Greci compoſitori di Comedie interponendo dal choro le canzoni diuiſero lo ſpa
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/>
tio delle fauole in modo, che facendo le parti con ragioni cubiche, con gli intermedij al
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lb
/>
leggieriuano il recitare de gli Attori. </
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">
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s.004051
">
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Io non ho trouato anchora come i Greci faceſſero le parti, che io Atti chiamerei, con ragio
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lb
/>
ni cubiche, non ſi ritrouando le fauole, che ſiano hoggi dì compartite a quel modo. </
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s
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="
s.004052
">Ma egli
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lb
/>
biſognaua, o che gli Atti fuſſero otto, ouero otto ſcene. </
s
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s
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="
s.004053
">per Atto, ouero il numero de i uerſi
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lb
/>
d'una ſcena, o d'un' Atto fuſſe cubico. </
s
>
<
s
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="
s.004054
">Ma pare che Vitr. intenda gli intermedij delle fauole fat
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lb
/>
te di numero cubo per ripoſo de i recitanti. </
s
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<
s
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="
s.004055
">ſe forſe non uogliamo dire, che gli intermedij fuſſero
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lb
/>
per ripoſo de gli attori, come il dado, o il cubo tratto ripoſa: & non ſi baueſſe a comparare al nu
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lb
/>
mero cubo, ma allo effetto del corpo cubo, che gettato ſi ferma, ſe altri non lo moue. </
s
>
<
s
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="
s.004056
">& a me
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lb
/>
pare buona eſpoſitione queſta, non mi ricor dando d'hauere letto alcuno precetto de poeti, che co
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lb
/>
mandi il numero cubo o de gli atti, o delle ſcene, o del numero de i uerſi.
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"/>
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s
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">
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s
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s.004057
">Eſſendo adunque tali coſe con natural miſura da i noſtri maggiori oſſeruate, & ueden
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lb
/>
do io di douere ſcriuere coſe inuſitate, & oſcure a molti, io ho giudicato con breui uolu
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lb
/>
mi iſpedirmi, accioche piu facilmente peruenghino a i ſenſi de i lettori; perche a queſto
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lb
/>
modo s'intenderanno ageuolmente, & io le ho ordinate in modo, che le non ſaranno da
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lb
/>
eſſere ſeparatamente raccolte da chi le cercheranno: ma ſaranno tutto un corpo, & in cia
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lb
/>
ſcun uolume con i proprij generi ſaranno eſplicate. </
s
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<
s
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="
s.004058
">Adunque o Ceſare nel terzo, & nel
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lb
/>
quarto libro io ho eſpoſto le ragioni de i Tempij, in queſto io eſpedirò le diſpoſitioni de i
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lb
/>
luoghi publici: & primaio dirò come s'habbia a ponere il Foro, perche nel Foro ſi go
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lb
/>
uerna & regge da i magiſtrati, quanto ragioneuolmente appartiene al publico, & al
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/>
priuato. </
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archimedes
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