Vitruvius Pollio, I dieci libri dell?architettura, 1567

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1que del Theatro partitamente, & chiaramente Io dirò che dal fine ſi potrà ogni ſua diſtributio­
ne conſiderare.
& però laſciando da parte le coſe communi ad ogni ſabrica, che è il luogo ſano, il
fondamento, & la piazza, & altre coſe, in che conuengono tutti gli edificij per guardare.
Doue­
mo conſiderare le perſone, che ui uanno, & i giuochi, che ſi fanno.
Riguardando adunque le per­
ſone, trouamo prima una gran moltitudine di nobili, & di plebei che ad un tempo ui uanno, inſie­
me ſtanno, & forſe ad un tempo ſi partono.
però ſi ricercano molte entrate, molte ſalite, & mol
te uſcite.
oltra di queſto perche il tempo, che ſi sta a uedere, è lungo, è neceſſario, che ci ſia la
commodità del ſedere, & che in un luogo ſeggano i nobili, in altro i plebei.
i nobili haueranno i
loro ſeggi da baſſo, accioche il fetore, che ſale con lo aere cauſato dalla moltitudine, non gli of­
fenda.
La plebe ſederà in alto, & tutti ſaranno in modo collocati, che potranno uedere, & udi­
re commodamente.
le perſone, che recitano deono hauere i luoghi doue ſi ueſtino, & s'apparec
chiano per recitare, & i luoghi doue hanno da ſtare per recitare; però ne i Theatri ſarà neceſſa­
rio fare ſimili partimenti.
Riguardando poi a i giuochi uenimo in conſideratione di tutta la for­
ma, imperoche ne i Theatri ſi recitano poemi, & ſi fanno Muſiche, però è neceſſario di dare tal
forma al Theatro, che ognuno poſſa udire chiaramente i ſuoni, & le fauole.
alche fare è utile ſa
pere il mouimento della uoce, come ſale, come è ritardata, come è laſciata libera, che poſſa per­
uenire alle orecchie de gli aſcoltanti egualmente: & di qui è nata la conſideratione dell'armonia,
della quale ſi dirà al ſuo luogo.
Da queſta conſideratione condotto Vitr. con ſomma diligenza ha
eſſeguito la diſtributione del Theatro cominciando dalle fondamenta, & peruenendo fin'alla ci­
ma.
Eleggaſi adunque prima il luogo ſano, & facciaſi il Theatro nella città, & il Circo di fuori.
eletto il luogo ſano uolto dal feruor del Sole, & da i uenti nociui per la ragione detta da Vitr. bi­
ſogna fare buone fondamenta.
& però dice Vitr.
Piu ageuole ſarà fondare ne i monti; ma ſe in piano, o in luogo paluſtre per neceſsità
ſi faranno le fondamenta, biſognerà, che quello, che ſi fa ſotterra, & i raſſodamenti, & i
battuti ſi facciano coſi, come di ſopra nel terzo libro, s'è detto delle fondationi de i Tempij.
Ben ha detto in luogo paluſtre per neceſſità, perche non ci ha conſigliati diſopra, che in luoghi
mal ſani dobbiamo fabricare i Theatri, ma la neceſſità non ha legge.
& perche non puo eſſere in
luogo paluſtre, & ſano?
di quella maniera, che egli ha detto eſſer ſane le paludi d'Altino, &
d'Aquileia, come ſono hoggi quelle di Viuetia, doue con mirabil arte ſi fonda nelle paludi ogni
grande edificio?
Sopra le fondamenta ſi deono fare da terra i gradi di pietre, o di marmi.
{Da terra} cioè ſubito ſopra le fondamenta. {i Gradi.} Ecco che la prima conſideratione
dopo la ſanità del luogo, è di accommodar le perſone.
Far ſi deono adunque le graduationi ſubito
ſopra terra, di pietre, o di marmi, & queſta pompa di fabricare era molto lontana dalla roza an­
tichità, come dice Ouidio.
Tu prima i giuochi o Romolo faceſti
Quando per aiutar i tuo donzelli,
De i Sabini le Vergini prendeſti.

Allhor non eran drizzati i penelli,
Per ſoſtener le uele, nè toglieſti
Per far Theatro da queſti, & da quelli
Monti li marmi, nè fuſti ſi uano,
Che dipigneſti i pulpiti col grano.
Sedean ſopra i ceſpugli le brigate,
Semplicemente era la ſcena ordita.
Ne i folti boſchi con le frondi ornate,
L'hirſute chiome della gente unita
Dall'ardore del ſol eran guardate.
Soleuano raunarſi ne i dì ſolenni per le uille i contadini, & fare diuerſi ſacrificij, & giuochi
ruſticali; Et queſta uſanza piacque tanto a gli Athenieſi, che furono i primi, che la introduceſ­
ſero nella città.
Et chiamarono Theatro quel luogo, doue ſi faceuano que giuochi. I Romani da
poi dilettandoſi di ſimili uſanze, uolleno anche eſſi i Theatri nella città, ma non gli fecero da pri­
ma ſoperbi, & alti, & di pietre, ma di legno, & con qualche occaſione, ſpeſero poi molto, &

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