Vitruvius Pollio
,
I dieci libri dell?architettura
,
1567
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archimedes
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subchap1
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subchap2
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228
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Muſica, che diletta la mente, & le orecchie, è congiunta con la moralità, & con la ſpeculatio
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lb
/>
ne. </
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s.004420
">Accioche adunque il ſuono accompagnato dolcemente peruenga alle orecchie, & che que
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lb
/>
giri, che ſa la uoce nello aere, non ſiano impediti, l'uno dall'altro con ſproportionati mouimenti,
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lb
/>
ma ſoauemente s'accompagnino, & s'aiutino inſieme, & accioche la mente ſi riuolga alla cagio
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lb
/>
ne della dolcezza della ſoauità de i ſuoni, biſogna prima conſiderare il principio, da cui la uoce
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lb
/>
prende attitudine di potere eſſere regolata, & di cadere ſotto l'Armonia, & con quale moui
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lb
/>
mento ella ſi moua, & come peruenga alla perfetta compoſitione. </
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="
s.004421
">alche fare era neceſſario di di
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/>
re prima, che coſa fuſſe uoce, & come nello aere ſi moueua. </
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="
s.004422
">però Vitr. ce lo ha dimoſtrato di ſo
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pra, & il reſtante è qui ſotto.
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s.004423
">La uoce quando con mutationi ſi piega, alcuna fiata ſi fa graue, alcuna ſiata ſi rende
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/>
acuta, & a due modi ſi moue, de i quali uno ha gli effetti continuati, l'altro diſtinti. </
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s.004424
">La
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/>
continuata non ſi ferma ne in termini, nè in alcun luogo, ma ſuol fare le ſue terminatio. </
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s.004425
">
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/>
ni non apparenti, & gli interualli di mezo manifeſti, come quando parlando dicemo. </
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s.004426
">
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/>
Sol. Fior. Mar. Ben. perche coſi nè doue comincia, nè doue termina ſi conoſce, ma ne
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/>
di acuta s'è fatta graue, nè di graue acuta appare alle orecchie. </
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s
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="
s.004427
">per lo contrario adiuiene
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/>
quando la uoce ſi moue con diſtanza, perche quando la uoce nel mutarſi ſi piega uiene a
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/>
fermarſi nella terminatione d'alcun ſuono, da poi ſi muta in un'altro, & facendo queſto
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/>
ſpeſſe uolte di qua, & di la, appare inconſtante a i ſenſi, come adiuiene nelle canzoni,
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/>
nelle quali piegando le uoci facemo uatiare il canto: & però quando la uoce con interual
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/>
li è riuolta, egli appare in manifeſte terminationi di ſuoni, doue comincia, & doue
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finiſce. </
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s.004428
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Queſta diuiſione è fatta (come dice Ariſtoxeno) per ſeparar la uoce, che è atta ad entrare
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/>
nell' Armonia, da quella, che non è atta. </
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="
s.004429
">La uoce adunque ſi moue in due modi: prima che pare
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/>
all'orecchia (come è) continuata, nè che mai ſi fermi in alcun modo di terminatione. </
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="
s.004430
">queſta dal
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/>
lo effetto ſuo ſi chiama ragioneuole, perche con quello mouimento di uoce ſiamo ſoliti di parlare,
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/>
& ragionare non alterando la uoce. </
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="
s.004431
">Dapoi ſi moue la uoce in modo, che pare diſtinta, & che ſi
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parta da uno grado d'altezza, & peruenga ad un'altro, & che ſi muti in diuerſe terminationi
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/>
di ſuoni; onde da queſto effetto ſi chiama diſtinta; ma dall'uſo melodica, cioè uſata da chi canta,
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lb
/>
o recita uerſi. </
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="
s.004432
">perche quando noi cantamo, o recitamo uerſi, alzamo, & abbaſſamo diſtinta
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/>
mente la uoce fermandola, & ripigliandola ſi, che il ſenſo la conoſce diſtinta. </
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="
s.004433
">Benche Boetio uo
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glia, che nello recitar uerſi ſi uſi una uoce mezana, & mista tra la continua, & la diſtinta. </
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s.004434
">La
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uoce continua, & d'uno iſteſſo tenore non è ſottoposta alla conſideratione della Muſica, perche
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/>
doue non è graue, & acuto non è conſonanza; ma ſi bene la diſtinta. </
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s
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="
s.004435
">nè questa anchora ſarà at
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ta alle conſonanze, prima, che peruenga ad un certo luogo, ſi come adiuiene a molti corpi, i qua
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/>
li non ſono atti a cadere ſotto la ragione del peſo, ſe non hanno una certa quantità, & grandezza,
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lb
/>
nè poſſono uenire ſotto la proſpettiua, ſe non hanno quel tanto, che è fine del non poter eſſer uedu
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lb
/>
li, & principio dello eſſer ueduti: perche la natura non comporta, che le minime differenze ſia
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/>
no a i ſenſi de gli huomini ſottopoſte. </
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s
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="
s.004436
">Il ſuono adunque diſtinto, & ridotto ad una certa, & ſen
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lb
/>
ſibile quantità, è principio dell'Armonia, come la unità è principio del numero; il punto della li
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/>
nea; lo inſtante del tempo. </
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s
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="
s.004437
">La natura ha circonſcritto la uoce di ciaſcuno in modo, che il pri
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/>
mo luogo di quella, è il piu baſſo, & il piu graue, che poſſa eſſer in alcuno. </
s
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s
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="
s.004438
">ma perche facendo
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/>
ſempre un ſuono, & in quello fermandoſi la uoce, non ne riuſcirebbe alcuna Armonia: però deono
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/>
le uoci mutarſi, & ſalire, & piegarſi in diuerſe terminationi, accioche la piu baſſa con la piu al
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lb
/>
ta con proportione riſponda. </
s
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s
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="
s.004439
">La uia adunque della ſalita, anzi la ſalita ſi chiama ſpatio, & di
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lb
/>
ſtintione, & interuallo. </
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s
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="
s.004440
">ma la comparatione riſpetto a i termini, è diuerſa, però ſtando lo ſpa
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lb
/>
tio, quando la uoce dal baſſo aſcende allo alto, dicemu, che ella ſi fa piu intenta, piu acuta, o
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lb
/>
piu alta: ma quando dallo alto ſi parte, & uiene al baſſo, dicemo, che la ſi rimette, & s'abbaſ
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lb
/>
a, & che diu enta graue. </
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<
s
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="
s.004441
">Et ſi come la natura ha dato il principio della uoce alla parte piu baſ-
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archimedes
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