Vitruvius Pollio, I dieci libri dell?architettura, 1567

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1che nel primo ha uoluto per introduatione dell' Archittetura proporre; porche l' Architetto ha­
uer
deue le iſteſſe idee nell'ordinare gli edificij priuati, che egli ha nelle coſe publiche, & molto
bene
auuertire alla Diſpoſitione al Decoro, alla Bellezza, alla Diſtributione, al Compartimento,
& altre coſe toccate nel primo libro, ſecondo che nel detto luogo molto bene hauemo eſpoſto, &
di
piu ancho ſi deprime l'arroganza di molti, che miſurano molte membra, & molte parti nelle
ruine
di Roma, & non trouando quelle riſpondere alle miſure di Vitr. ſubito le biaſimano dicendo,
che
Vitr. non la intendeua: la doue imitando nelle fabriche le coſe, che hanno miſurato fuori dei
luoghi
loro, come ferma regola ſempre allo iſteſſo modo ſi gouernano, & non hanno conſidera­
tione
a quello, che Vitr. ha detto di ſopra, & molto piu chiaramente dice nel preſente luogo, cioe,
che
non ſempre ſi deue ſeruare le iſteſſe regole, & ſimmetrie, perche la natura del luogo richiede
ſpeſſo
altra ragione di miſure, & la neceſſità ci aſtrigne a dare, o leuare di quelle, che propoſte ha­
ueuamo
.
Però in quel caſo dice Vitr. che ſi uede molto la ſottigliezza, & giudicio dello Ar­
chitetto
, ilquale togliendo, o dando di piu alle miſure, lo fa in modo, che l'occhio ha la parte ſua,
& regge la neceſſità con bella & ſottile ragione.
Et ſenoi trouamo la cornice del Theatro di
Marcello
alquanto diuerſa dalle regole di Vitr. & il reſtante eſſer beniſſimo inteſo, non douemo
biaſmare
quel grande Architetto, che fece il detto Theatro.
Imperoche chi haueſſe ueduto tut­
ta
l'opera inſieme forſe haurebbe fatto miglior giudicio.
& però ben dice Vitr. che ſe bene la mag
gior
cura, che ba l' Architetto, ſia d'intorno le miſure, & proportioni, però grande acquiſto fa di
ualore
, quando egli è forzato partirſi dalle propoſte ſimmetrie, & niente lieua alla bellezza dello
aſpetto
; puo eſſere incolpato, perche con la ragione habbia medicato il male della neceſſità.
Et
qui
ſi uede quanto ſia neceſſaria la proſpettiua allo Architetto, & dimoſtra la forza ſua, quando
ſia
, che la uiſta noſtra merauiglioſamente ingannata ſia dalle pitture fatte ne i piani, che per ra­
gione
di Proſpettiua regolata da un ſol punto fa parere le coſe di rilieuo, & non ſi puo certificar­
ſi
, che non ſiano di rilieuo ſe l'huomo non le tocca, o non ſe le auuicina.
Et gli inganni della uistta
ſono
, o per la diuerſità de i mezi, per liquali ſi uedono le coſe, che eſſendo intiere paiono ſpezza­
te
, eſſendo picciole paiono grandi, eſſendo lontane paiono uicine.
La molta luce impediſce, la po­
ca
non è baſteuole alle coſe minute.
Le diſtanze mutano le figure, però le coſe quadrate da lon­
tano
pareno tonde, & Vitr. di tal coſa in molti l uoghi ci ha ſatti auuèrtiti.
Gli ſcorzi de i corpi
non
laſciano uedere tutte le parti loro, il ueloce mouimento fa parere una fiamma continua, quan
do
uelocemente ſi moue una uerga affocata.
La infermità dell'occhio partoriſce anche diuerſi
errori
; però a molte coſe delle ſopra dette il ualente Architetto puo rimediare.
Dapoi che adun­
que
l' Architetto hauerà molto ben conſiderato la ragion delle miſure, & a quel tutto, cha fa la
coſa
bella, ſia di che genere eſſer ſi uoglia, o ſodo per ſoſtener i peſi, o ſuelto per dilettare, come il
Corinthio
, o tramezo per l'uno, & l'altro come lo Ionico, & egli hauerà auuertito al numero,
del
quale la natura ſi compiace nelle colonne, & nelle apriture, & che le coſe alte naſceno dal­
le
baſſe, & che quelle proportioni, che danno diletto alle orecchie nelle uoci, le iſteſſe applicate a
i
corpi dilettano a gli occhi.dapoi dico, che tutte queſte coſe ſaranno preuiſte, biſognerà, che egli
ſottiliſſimamente
proueda a quello, che ſarà neceſſario a quella parte, che Eurithmia è chiamata
nel
primo libro.
Dei Cauedi delle caſe. Cap. III.

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