Vitruvius Pollio, I dieci libri dell?architettura, 1567

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                  tano i mutuli, o le corone, i noſtri chiamano Telamoni, ma perche coſi le chiamino,
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                  egli non ſi troua ſcritto nelle hiſtorie: i Greci le chiamano Atlanti, perche nella hiſtoria
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                  Atlante è formato a ſoſtenere il mondo: perche coſtui primo fa, che con prontezza d'a­
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                  nimo hebbe cura di laſciare a gli huomini il corſo del Sole, & della Luna, i naſcimenti,
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                  & gli occaſi di tutte le ſtelle, & le ragioni del girar del mondo, & per queſto da Pittori,
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                  & ſtatuari è formato per quello beneficio ſoſtenere il mondo, & le ſue figliuole A tlanti­
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                  de, che noi chiamiamo Virgilie, & i Greci Pleiade con le ſtelle nel Cielo ſono conſecra­
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                  te. </s>
                  <s id="s.005690">Nè io ho propoſte tali coſe, perche ſi muti la uſanza de i uocaboli, & del parlare; ma
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                  perche non ſiano aſcoſe, a chi ne uuole ſaper la ragione. </s>
                  <s id="s.005691">Io ho eſpoſto con che ragione ſi
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                  fanno le fabriche d'Italia, & di Grecia; & ho ſcritto delle miſure, & delle proportioni di
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                  ciaſcuna maniera. </s>
                  <s id="s.005692">Adunque perche della Bellezza, & del Decoro, è ſtato ſcritto di ſopra,
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                  hora ſi dirà della fermezza, in che modo poſſa durare ſenza difetto alla uecchiaia. </s>
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                  Pareua a Vitr, che l'huomo faclimente ſi poteſſe ingannare leggendo, o udendo i nomi Greci,
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                  & i nomi Latini delle parti delle fabriche: perche tra quelli ui è non poca differenza: però per ri­
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                  mediare a queſto diſordine, egli ha uoluto in queſto luogo ragionare delle parti de gli edifici de i
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                  Greci, & eſponere i loro uocaboli molto differenti dalle uſanze Italiane. </s>
                  <s id="s.005694">Et però dice, che i Greci
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                  non uſano gli Atrij. </s>
                  <s id="s.005695">Credo io perche non haueuano quella occaſione, che haueuano Romani del­
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                  la grandezza: Benche ancho quelli non erano ſenza, perche faceuano le ſtanze delle donne belle,
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                  & ſeparate da quelle de gli huomini. </s>
                  <s id="s.005696">Non uſando adunque gli Atrij, che appreſſo Rom. erano ap
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                  preſſo le porte: Subito che egli s'entraua in caſa era una entrata coperta non molto larga, che
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                  da una parte haueua i luoghi de i caualli, & dall'altra le ſtanze de portinari, & in fronte u'era
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                  un altra porta, & quel luogo che era tra una porta, & l'altra ſi chiamaua Thirorio, coſi detto
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                  quaſi ſpacio trale porte, & queſto era in luogo di Atrio, o di Veſtibulo: per la porta di dentro
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                  entrauano in un bel Periſtilio, o colonnato, ilquale haueua le colonne da tre lati, cioè dal lato del­
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                  la porta, & dalla deſtra, & dalla ſiniſtra, ma nella fronte a dirimpetto della porta, che guar­
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                  daua al meriggie era una apritura ampliſſima, ſopra gli anguli della quale erano drizzate due
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                  gran pilaſtrate, che ſoſtentauano un traue maestro: ſotto queſta apritura, era uno ſpacio co­
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                  perto lungo un terzo meno dell'apritura, ma nel parete oppoſto, & da i lati erano le porte delle ſa­
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                  le grandi, doue ſtauano le matrone a lauorare, & dalla deſtra, & dalla ſiniſtra di queſte apri­
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                  ture eran poſti i cubiculi, cioè camere, & anticamere, o camini, che ſi chiamino al modo no­
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                  ſtro, ma d'intorno i portichi era quello, che dice Vit. chiaramente, i cubiculi, i tinelli, le ſtan­
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                  ze de famigliari. </s>
                  <s id="s.005697">Et queſta parte è quella, che appartiene alle donne. </s>
                  <s id="s.005698">il reſto è de i comparti­
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                  menti delle ſtanze de gli huomini: il che è ancho manifeſto in Vit. </s>
                  <s id="s.005699">Seguita poi a dichiarire le dif­
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                  ferenze d'alcuni uocaboli uſati da Greci, & preſi in altra ſignificatione da Latini, & dona la
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                  ſua parte all'uſo, appreſſo il quale è la forza, & la norma del parlare: nè conuiene ad huomo
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                  ſaldo contender de nomi la, doue s'intende la coſa. </s>
                  <s id="s.005700">Noi ne noſtri commentari Latini piu ampia
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                  mente ragionamo di queſti nomi, conuenienti a Latini: perche hora ci puo baſtare hauerli nel tra­
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                  ſcorſo della interpretatione accennati. </s>
                  <s id="s.005701">Reſta qui, che io dica alcuna coſa del modo, che uſauano
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                  gli antichi per iſcaldarſi. </s>
                  <s id="s.005702">Io ho hauuto in queſta materia due coſe, prima l'Architetto, che fece
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                  il Palazzo d'Vrbino laſcia ſcritto, che la ragione, perche non hauemo gli eſſempi de i camini de
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                  gli antichi, è perche i camini ſtauano nella ſuprema parte della caſa, la qual era la prima a ro­
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                  uinare, però non ſi ha ueſtigio de camini, ſe non in pochi luoghi a pena conoſciuti: poi, ne dà
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                  la forma doue ſi trouano. </s>
                  <s id="s.005703">Ne è uno appreſſo Perugia ſopra il pianello in uno antico edificio,
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                  che haueua certi mezi circoli, ſopra i quali ſi ſedeua, & nel mezo una bocca tonda d'onde uſciua
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                  il fumo, era in uolto circondato da muri, largo ſei piedi, lungo otto come la figura, A. l'ultimo
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                  è a Baie appreſſo la piſcina di Nerone, che era in quadro di larghezza di piedi 19. per ogni faccia,
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                  nel cui mezo erano quattro colonne con lo Architraue, ſopra il quale erano le uolte d'altezza di
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                  piedi. </s>
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                  <s id="s.005705">ornate di belle figure di ſtucco, nel mezo era come una cuppoletta piramidale con un
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