Vitruvius Pollio, I dieci libri dell?architettura, 1567

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Merauigliandoſi il populo, & dubitando il Re, egli conſidatoſi nella memoria traſſe di
certi
armari infiniti uolumi, & comparandogli con le coſe recitate, isforzò quelli a confeſ­
ſare
d'hauerle rubbate, & però il Re uolle, che contra queſti ſi procedeſſe come di ladro­
nezzo
, & condannati con uergogna gli diede licenza, & adornò con grandiſsimi doni
Ariſtofane
dandogli il carico ſopra la ſua libreria.
Ne gli anni ſeguenti Zoilo uenne di
Macedonia
in Aleſſandria, dico quello, che hebbe il cognome di Flagellatore di Home­
ro
, e recitò i ſuoi uolumi al Re fatti contra la Iliade, & l'Odiſſea.
Perche uedendo Pto­
lemeo
il padre de i Poeti, & la guida della dolcezza del dire eſſer in aſſenza accuſato, & eſ­
ſer
da colui uituperato quello, che da tutte le genti era pregiato, sdegnatoſi non gli die­
de
alcuna rifpoſta.
Zoilo poi dimorando lungamente nel regno oppreſſo dal biſogno
mandò
ſottomano dimandando al Re, che gli fuſſe dato qualche coſa.
Diceſi che il
Re
riſpoſe.
Homero il quale è mancato mille anni auanti paſcere molti migliaia di perſo­
ne
, & però eſſer conueniente, che colui, che faceua profeſsione d'eſſer di miglior inge
gno
, poteſſe non ſolamente ſe ſteſſo, ma anchora piu gente nutrire.
& in ſomma ſi narra
la
morte di Zoilo, come di Parricidio condennato.
Altri dicono quello da Philadelfo
eſſer
ſtato in croce conſiccato, altri lapidato, altri a Smirna uiuo poſto in una pira: Del
le
quai coſe qualunque auuenuta gli ſia, degna certamente a i meriti fuoi è ſtata la pena,
perche
altro non merita colui, che in giudicio chiama quelli, de quali la riſpoſta non ſi
puo
nella lor preſenza dimoſtrare, che opinione habbiano hauuto ſcriuendo.
Maio ò
Ceſare
, mutati gli altrui indici trapoſto il nome mio ti moſtro queſto corpo, bia­
ſimando
gli altrui penſieri, per quello uoglio approuare, & lodare me ſteſſo, deſide­
ro
, che ſimile opinione ſia hauuta di me, perche niuna coſa ho detto, che da altri io non
habbia
cercato, & inteſo, & ſe coſa è, che dir ſi poſſa eſſer mia, la fatica, & lo ſtudio cer­
tamente
ſi puo dire.
Maio rendo infinite gratie a tutti gli ſerittori, che con l'acutezze
de
gli ingegni loro con l'età conferite, hanno in diuerſe maniere abondantiſsima copia
di
coſe preparato, dalle quali, come da fonti; cauando noi l'acqua, & traducendola al
propoſito
noſtro, piu feconde, & piu ſpedite forze hauendo nello ſcriuere, & in tali au­
tori
conſidatiſi, prendemo ardimento di far coſe nuoue.
Et però hauendo io da loro tal
principio
, pigliando quelle ragioni, che io ho ueduto eſſer al caſo mio apparecchiate, ho co
minciato
andar inante, perche prima Agatharco, mentre Eſchilo in Athene inſegnaua
la
Tragedia, fece la Scena dipinta, & di quella ne laſciò il Commentario.
Da queſto
ammonito
Democrito, & Anaxagora ſcriſſero della iſteſſa coſa, in che maniera biſogna
con
ragione naturale dal centro poſto in luogo certo corriſponder all'occhio, & alla drit
tura
de i raggi con le linee, accioche d'una coſa incerta le certe imagini delle fabriche nel
le
pitture delle Scene rendeſſero l'aſpetto loro, & quelle, che nelle fronti dritte, & ne i
piani
fuſſero figurate, ſcorzaſſero fuggendo, & pareſſero hauer rilieuo.
Dapoi Sileno fece
un
uolume delle miſure Doriche.
del Tempio Dorico di Giunone, che è in Samo ſcriſſe
Theodoro
.
Dello Ionico a Diana conſecrato in Efeſo, Cteſifonte, & Metagene. Di
quello
di Minerua in Priene, che è di lauoro lonico, ne parlò Phileo.
Di quello, che è
Dorico
in Athene pur di Minerua nella Rocca, lctimo, & Carpione. Theodoro Pho­
cefe
della Cuba, che è in Delfo.
Phileno delle miſure de i Sacri Tempij, & dello Arma-

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