Vitruvius Pollio, I dieci libri dell?architettura, 1567

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1gia ſarà poco cotta nella fornace per la lunga maceratione coſtretta dal liquore a sbogli­
re, ſia con una egualità digeſta.
Perche quando ſi piglia la calce non macerata, ma nuoua,
& ſreſca, dapoi che è data a i pareti hauendo ciotole o pietruccie crude aſcoſe manda fuori
alcune puſtule, & queſte ciotole quando nell'opera poi ſono rotte egualmente, & mace­
rate diſcioglieno, & disfanno le politezze delle coperte.
Ma poi che ſi hauerà ben pro­
uiſto alla maceratione della calce, & ciò con diligenza ſarà nell'opera preparato, pigliſi
una Aſcia, {Che noi cazzuola, altri zapetta chiamano,} & ſi come ſi ſpiana, & poliſce il
legname, con la ſpiana, coſi la calce macerata nella foſſa ſia aſciata, & riuoltata con la ca­
zuola, ſe le pietruccie ſi ſentiranno dare in quello ſtrumento, ſegno ſarà che la calce non
è ben temperata, ma quando il ferro ſi trarrà fuori ſecco, & netto, ſi moſtrerà quella ua­
nida, & ſitibonda, ma quando ſarà graſſa, & ben macerata attaccata come colla a quel fer­
ro, darà ottimo inditio di eſſere ottimamente temperata.
Fatte, & preparate queſte coſe
trouati gli ſtrumenti, et l'armatura, ſiano e ſpedite le diſpoſitioni de i uolti nelle ſtanze,
quando ſia, che non uogliamo fare i ſoffitti.
Nel ſecondo capo Vitr. c'inſegna a preparare la calce, accioche commodamente la potiamo
uſare alle coperte, & biancheggiamenti de i pareti, & coſi eſpediti i pauimenti, & loro bellezze
uiene ad ornar i muri.
Io nel ſecondo libro ho detto a baſtanza della calce, & quello, che ini se
detto, rende piu facile il preſente luogo, che da ſe ancho è piano, però eſponeremo il ſeguente, che
adorna i uolti, & i pareti.
Della diſpoſitione de i uolti. del modo di coprire, & d'in­
croſtar i muri.
Cap. III.
Qvando adunque ſarà biſogno fabricar'a uolti, coſi fare ſi deue. Siano diſpo­
ſti gli Aſſeri, o trauicelli dritti diſtanti non piu di due piedi l'uno dall'altro, &
queſti ſiano di Cipreſſo, perche quelli di Abete preſto ſono da i tarli, & dal­
la uecchiez za conſumati: quelli Aſſeri quando ſaranno a torno diſpoſti in for
ma ritonda ſiano congiunti alle traui, o coperti, & conficcati con chiodi di ferro diſpo­
ſte per ordine le catene, le quali ſiano fatte di quella materia, alla quale nè tarli, nè uec­
chiezza, nè humore poſſa far danno, come il Boſſo, il Ginepro, l'Oliuo, il Roucre, il
Cipreſſo, & altri ſimiglianti, eccetto, che di Quercia.
Perche la Quercia torcendoſi nel­
le opere, doue è poſta, ſi fende.
Diſpoſti che ſaranno ordinatamente quei trauicelli, a
quelli ſi deue legare le canne Greche peſte, come richiede la forma del uolto, con alcune
reſte fatte di Sparto Hiſpanico.
Similmente ſopra la curuatura ui ſia indotta la materia
di calce, & d'arena meſcolata, accioche ſe qualche gocciola caderà dal tauolato, o da i
tetti, facilmente ſi poſſa ſoſtenere.
Ma ſe non ui ſarà copia di canne Greche, biſognerà
pigliare delle cannuccie ſottili de paludi, & legarle inſieme, & di quelle far le mataſſe, &
le reſti quanto lunghe ſi conuiene, ma di continuata groſſezza, pure che tra due nodi non
ſia diſtanza de i legamenti piu di due piedi, & queſte mataſſe (come s'è ſcritto di ſopra)
ſiano a gli Aſſeri, e trauicelli legate, & in eſſe conficcate ſiano le Spatelle di legno; &
l'altre coſe tutte ſiano eſpedite (come s'è detto di ſopra.) Diſpoſte poi le curuature, &
conteſte, ſia il loro cielo ſmaltato & coperto politamente, & con l'arena ſgroſſato, da­
poi con creta, o marmo polito.
Poi che i uolti ſaranno politi, ſi deono porre le cornici,
lequali ſi deono fare quanto piu ſi puo ſottili, & leggieri, perche eſſendo grandi per lo
peſo ſi ſtaccano, nè ſi poſſono ſoſtenere.
In queſte per modo alcuno non ſi deue meſco­
lare il geſſo, ma con criuellato marmo deono eſſer ad un modo egualmente tirate, accio­
che facendo preſa, laſcino l'opera ad un tempo ſeccarſi.
Egli ſi deue ancho nel far i uol-

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