Vitruvius Pollio, I dieci libri dell?architettura, 1567
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La uoglia ogni ſapor'in quella deſta,
Però ſene contenta ogni palato,
Ogni guſto s'aqueta, & ſene reſta.
Benedetto ſia'l Ciel, che ciò n'ha dato,
Et ſe ben quella uolta fu corteſe,
Qualche parte però n'ha anchor laſciato.
Ma ben benign'è l'aria in quel paeſe,
Che cio ne manda per ſanar gl'infermi
Di uari mali lor', & uarie offeſe:
Ma qui conuien che'l mio cantar ſi fermi.
CAPITOLO.
Com'il calor delle ſoperne ſpere
Leua il uapor dalla terrena ſcorza,
Detto s'è prima con ſentenze uere.
La bianca neue il uerno ſi rinforza
Come ſuol far la ſtate la tempeſta,
In cui uirtu maggior ſi moſtra, & forza.
Humido, & caldo fumo al Ciel ſi deſta
Et nella meza region s'inalza
Riſtrett'in nube chiara, & manifeſta.
Quella il uapor debilemente inalza,
Che per eſſer ſottile, & gia diſperſo
Come candida lana ſi diſcalza.
Onde s'imbianca tutto l'uniuerſo,
L'aere pregno d'ogni intorno fiocca,
Le bianche falde dell'humor conſperſo.
Ma con piu furia, & piu durezza tocca
La grandine gelata i tetti, e i colmi,
Et con horror, & ſtrepito trabocca.
Onde ſi ſpezzan con le uiti gli olmi,
Le biade a terra uanno con durezza,
Del gelido criſtal, ch'a dirlo duolmi.
Muor'ogni pianta alla temperie auuezza,
E'l contadin di ſue ſperanze cade,
Nè piu ſe ſteſſo o ſua famiglia apprezza.
Queſto ſtrano accidente allhor accade,
Quand'ha piu forz'il Sol, però ch'ei lieua
L'humor in altre piu fredde contrade.
Che non ſon quelle, oue ſi fa laneua,
La brina, & la rugiada forza piglia
Per queſto, & quel contrario, che l'aggreua.
Nè di ciò prender dei piu merauiglia,
Perche l'eſtate, piu che'l uerno gela,
La regione ou'il uapor s'appiglia.
Ardon gli eſtremi, e'l mezo ſi congela,
Nè potendo fuggir'i ſuoi nemici,
Riſtrett'in ſe medeſimo ſi cela.
Dell'acque calde, et che forze hanno da diuerſi metalli don­
de eſceno, & della natura di uary fonti, laghi, &
fiumare.
Cap. III.
Sono alcune fonti ancora calde, dalle quali n'eſce acqua di ottimo ſapore, laqua
le nel bere è coſi ſoaue, che non ſi diſidera quella delle fonti Camene, nè la
ſurgente Martia.
Ma queſte da eſſa natura a queſta guiſa ſi fanno. Quan­
do per lo allume, o per lo bitume, o ſolfo nel fondo ſi accende il fuoco me­
diante l'ardore, la terra, che è d'intorno a quello bianca, & rouente diuiene, ma ſopra alla
ſuperficie della terra manda fuori il feruido uapore, & coſi ſe alcune fonti in quei luoghi,
che ſono di ſopra, naſceno di acque dolci offeſe, & rincontrate da quel uapore, boglio­
no tra le uene, & in queſto modo eſceno fuori, ſenza che il loro uapore ſi guaſti.
Sono
ancho di non buono ſapore, & odore alcune fonti fredde, lequali da luoghi inferiori dren
to la terra naſcendo, paſſano per luoghi ardenti, & da queſti partendoſi, & tracorrendo
per lungo ſpatio della terra raffreddati uengono di ſopra con l'odore, ſapore, & colore gua
ſto, & corrotto, come ſi uede nella uia Tiburtina il fiume Albula, & nel piano Ardeatino
le fonti fredde, che ſolforate ſi chiamano, dello ſteſſo odore: & coſi ſi uede in altri luoghi
ſimiglianti: ma queſte tutto che fredde ſiano, pareno però bollire, percioche auuiene,
che incontrandoſi di ſotto profondamente in luoghi alti, offeſi dall'humore, & dal fuoco,
che tra ſe conuengono, con grande, & uehemente ſtrepito in ſe forti, & gagliardi ſpiriti

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