Vitruvius Pollio, I dieci libri dell?architettura, 1567

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1piu ueloce fa l'ultima apparenza mattutina a Leuante, & ſi leua dallo aſpetto noſtro, finche do­
po il uero occaſo ueſpertino, laſciando il Sole, faccia a Ponente la prima apparenza ueſpertina.

Ma Venere, & Mercurio, che ſono hora piu tardi, hora piu ueloci del Sole, fanno il medeſimo,
che fanno i tre di ſopra, & anche quello, che fa la Luna.
imperoche fanno, & la prima, & l'ul­
tima apparenza, tanto ueſpertina, quanto mattutina; ma i tre ſuperiori fanno l'ultima apparen­
za ueſpertina, & poi ſubito la prima mattutina uerſo la ſommità dello epiciclo.
Ma Venere, &
Mercurio fanno le iſteſſe eſſendo retrogradi, & nella parte oppoſta al giogo: perche queſti due
fanno l'ultima apparenza mattutina, & poco dapoi la prima ueſpertina appreſſo il giogo dello
epiciclo.
ilche fa anche la Luna, ma nel giogo del ſuo Deferente. Et queſto piace ad alcu­
ni che coſi ſia.
Cioè i progreſſi, et le dimore, le apparenze, et le occultationi hanno queſta cagione ſecondo alcuni.
Perche dicono che il Sole, quando è per una certa diſtanza piu lontano, fa che con non
chiari ſentieri errando le ſtelle con oſcure dimore ſiano impedite.
Vogliono che la lontananza del Sole impediſca, & ritegna le ſtelle, & auuicinandoſi il Sole ſia
no liberate, & ſciolte.
queſta ragione da ſe ua giu, & Vitr. la impugna, dicendo.
Ma a noi non pare, che coſi ſia, perche lo ſplendore del Sole ſi laſcia molto ben uedere,
& è manifeſto ſenza alcuna oſcuratione per tutto il mondo.
in modo, che egli ci appare
anche quando quelle ſtelle fanno i ritorni, & le dimore loro.
ſe adunque per tanti ſpacij la
noſtra uiſta puo queſto auuertire, perche cagione giudicamo noi, che a quelli diuini ſplen
dori delle ſtelle ſi poſſa opponere alcuna oſcurità.
Questa è buona ragione cerca l'apparenza delle ſtelle, ma non ſatisfa alle dimore, & ritorni
come s'è detto.
Anzi piu preſto quella ragione farà chiaro a noi, che ſi come il feruore a ſe tira tutte le
coſe, come uedemo i frutti per lo calore leuarſi da terra, & creſcere; & i uapori delle acque,
delle fonti, per l'arco celeſte eſſer attratti, coſi per la iſteſſa ragione lo impeto, & la forza
del Sole mandando fuori i raggi, & ſtendendoli in forma triangolare, a ſe tira le ſtelle,
che gli uanno drieto, & quaſi raffrenando quelle, che gli correno inante, & ritenendole
non le laſcia paſſar piu oltra, ma le forza di ritornare a ſe, & fermarſi nel ſegno d'un'al­
tro triangolo.
Queſta ragione di Vitru. è piu preſto da Architetto, che da Filoſofo. imperoche, chi direbbe,
che'l Sole raffrenaſſe, o rilaſciaſſe i mouimenti del Cielo, come con un freno?
che neceſſità ſcio­
glierebbe i pianeti da quella forzac perche, (ſe queſto fuſſe) non potremmo noi uedere tutti i
pianeti, & tutte le stelle raccolte in una maſſa?
Non è ragioneuole che i corpi celeſti ſiano ſot­
topoſti a queſti accidenti, anzi è meno conueniente, che questo auuenga, che la predetta ragio­
ne di quelli, che danno alcuni ſecreti, & oſcuri ſentieri alle ſtelle.
Ma laſciamo andare queſte co­
ſe, & torniamo a Vitr. ilquale dalla riſpoſta, & ſolutione della dimanda fatta di ſopra, toglie oc­
caſione, di leuare una dubitatione, laquale egli pone, & è queſta.
Forſe alcuno puo diſiderare di ſapere, perche cagione il Sole dal quinto ſegno lontano
da ſe piu preſto che dal ſecondo, ouero dal terzo, che gli ſono piu uicini ritenga i piane­
ti in queſti feruori.
io come pare, che queſto auegna, eſponerò. I raggi del Sole ſi ſten­
deno con linee, come è la forma d'un triangolo, che habbia i lati eguali.
& ciò non è piu
nè meno, che al quinto ſegno lontano da ſe.
ſe adunque ſparſi andaſſero in giro uagando
per tutto il mondo, nè ſi ſtendeſſero dritti, a guiſa di triangoli, le coſe che piu uicine gli
fuſſero, abbruciarebbeno, & queſto pare, che Euripide poeta Greco habbia molto bene
conſiderato dicendo, che quelle coſe, che ſono piu rimote dal Sole ardeno molto piu ga­
gliardamente.
& però ſcriue nella Fauola intitolata Fetonte, in queſto modo.
Arde le coſe, che ſon piu rimote.
Et le uicine piu temprate laſcia.

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