Vitruvius Pollio
,
I dieci libri dell?architettura
,
1567
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archimedes
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438
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s.007992
">LIBRO DECIMO DELL' ARCHITETTVRA DI
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M. VITRVVIO.</
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s.007993
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PROEMIO.
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s.007994
">DICESI che in Efeſo nobile, & ampia città di Greci è ſtata da i loro
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maggiori con dura conditione, ma con ragione non iniqua un'antica leg
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ge ordinata: percioche l'Architetto quando piglia a fare un'opera publi
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ca, promette prima quanta ſpeſa ui ha d'andare. </
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s.007995
">fatta la ſtima al magi
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ſtrato ſi obligano i ſuoi beni, fin che l'opera ſia finita, la quale fornita,
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quando la ſpeſa riſponde a punto a quanto s'è detto, con decreti, & ho
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nori l'Architetto uiene ornato; & ſimilmente ſe non piu del quarto ſi ſpende, quello ag
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giugner ſi deue alla ſtima, & ſi riſtora del publico, & egli à niuna pena è tenuto: ma quan
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do piu della quarta parte ſi ſpende, egli ſi piglia il dinaro de i ſuoi beni al fornimento del
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l'opera. </
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s.007996
">Dio uoleſſe, che i dei immortali fatto haueſſero, che non ſolamente alle publi
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che, ma alle priuate fabriche quella legge fuſſe ſtata al popolo Romano ordinata, perche
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non ſenza caſtigo gli ignoranti ci aſſaſsinerebbeno, ma ſolamente quegli, che con ſotti
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gliezza delle dottrine prudenti ſono, ſenza dubbio farebbeno profeſsione d'Architettura,
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nè i padri di famiglia indotti ſarebbeno a gettar infinite ſpeſe, perche poi da i loro beni
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ſcacciati foſſero, & gli Architetti conſtretti dal timor della pena piu diligentemente il con
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to della ſpeſa faceſſero, accioche i padri di famiglia, a quello, che prouiſto haueſſero, o
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/>
poco piu aggiugnendo, drizzaſſero la forma delle fabriche loro: percioche colui, che puo
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prouedere di quattrocento, ſe accreſcierà cento piu, hauendo ſperanza di condur l'ope
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/>
ra a compimento, con diletto, & piacere, è trattenuto: ma chi aggrauato dalla metà
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della ſpeſa, o di piu, perduta la ſperanza, & gettata la ſpeſa rotto il tutto con animo di
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/>
ſperato, è conſtretto a laſciar ogni coſa. </
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s.007997
">Nè pur queſto difetto è ne gli edifici, ma ancho
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ne i doni, che dal magiſtrato ſi danno al foro de i gladiatori, & alle ſcene de i giuochi, a
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i quali nè dimora, nè indugio ſi concede, ma la neceſsità con prefiſſo tempo di fornirgli
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/>
conſtrigne, come ſono le ſedi de gli ſpettacoli, & il porui delle tende, & tutte quelle co
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ſe, che all'uſanze della ſcena, al ueder del popolo con fattura, & apparato ſi fanno. </
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s.007998
">In
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/>
queſte coſe ueramente biſogna hauer del buono, & penſarui ben ſopra, perche niuna di
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queſte coſe ſi puo fare ſenza induſtria, & manifattura, & ſenza uaria, & riſuegliata uiuaci
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/>
tà di ſtudi. </
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s.007999
">Perche adunque tai coſe ordinate ſono a queſto modo non pare, che ſia fuori
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di propoſito, prima che ſi dia principio alle opere, che cautamente, & con diligenza ſi
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/>
eſpediſchino le ragioni loro. </
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s.008000
">Quando adunque nè la legge, nè la conſuetudine ci puo for
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zare a queſto, & ogni anno i Pretori, & gli Edili per li giuochi apparecchiar deono le ma
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chine, ho giudicato non alieno, poi che ne i libri paſſati s'è detto de gli edifici, in que
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ſto, che ha la ſomma terminatione del corpo dell' Architettura, eſponer con precetti,
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quali ſiano i principij ordinati delle machine a queſto conuenienti. </
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archimedes
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