Vitruvius Pollio, I dieci libri dell?architettura, 1567

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1
LIBRO DECIMO DELL' ARCHITETTVRA DI
M. VITRVVIO.
PROEMIO.
DICESI che in Efeſo nobile, & ampia città di Greci è ſtata da i loro
maggiori con dura conditione, ma con ragione non iniqua un'antica leg
ge ordinata: percioche l'Architetto quando piglia a fare un'opera publi
ca, promette prima quanta ſpeſa ui ha d'andare.
fatta la ſtima al magi­
ſtrato ſi obligano i ſuoi beni, fin che l'opera ſia finita, la quale fornita,
quando la ſpeſa riſponde a punto a quanto s'è detto, con decreti, & ho­
nori l'Architetto uiene ornato; & ſimilmente ſe non piu del quarto ſi ſpende, quello ag­
giugner ſi deue alla ſtima, & ſi riſtora del publico, & egli à niuna pena è tenuto: ma quan
do piu della quarta parte ſi ſpende, egli ſi piglia il dinaro de i ſuoi beni al fornimento del­
l'opera.
Dio uoleſſe, che i dei immortali fatto haueſſero, che non ſolamente alle publi­
che, ma alle priuate fabriche quella legge fuſſe ſtata al popolo Romano ordinata, perche
non ſenza caſtigo gli ignoranti ci aſſaſsinerebbeno, ma ſolamente quegli, che con ſotti­
gliezza delle dottrine prudenti ſono, ſenza dubbio farebbeno profeſsione d'Architettura,
nè i padri di famiglia indotti ſarebbeno a gettar infinite ſpeſe, perche poi da i loro beni
ſcacciati foſſero, & gli Architetti conſtretti dal timor della pena piu diligentemente il con
to della ſpeſa faceſſero, accioche i padri di famiglia, a quello, che prouiſto haueſſero, o
poco piu aggiugnendo, drizzaſſero la forma delle fabriche loro: percioche colui, che puo
prouedere di quattrocento, ſe accreſcierà cento piu, hauendo ſperanza di condur l'ope­
ra a compimento, con diletto, & piacere, è trattenuto: ma chi aggrauato dalla metà
della ſpeſa, o di piu, perduta la ſperanza, & gettata la ſpeſa rotto il tutto con animo di­
ſperato, è conſtretto a laſciar ogni coſa.
Nè pur queſto difetto è ne gli edifici, ma ancho
ne i doni, che dal magiſtrato ſi danno al foro de i gladiatori, & alle ſcene de i giuochi, a
i quali nè dimora, nè indugio ſi concede, ma la neceſsità con prefiſſo tempo di fornirgli
conſtrigne, come ſono le ſedi de gli ſpettacoli, & il porui delle tende, & tutte quelle co­
ſe, che all'uſanze della ſcena, al ueder del popolo con fattura, & apparato ſi fanno.
In
queſte coſe ueramente biſogna hauer del buono, & penſarui ben ſopra, perche niuna di
queſte coſe ſi puo fare ſenza induſtria, & manifattura, & ſenza uaria, & riſuegliata uiuaci
tà di ſtudi.
Perche adunque tai coſe ordinate ſono a queſto modo non pare, che ſia fuori
di propoſito, prima che ſi dia principio alle opere, che cautamente, & con diligenza ſi
eſpediſchino le ragioni loro.
Quando adunque nè la legge, nè la conſuetudine ci puo for
zare a queſto, & ogni anno i Pretori, & gli Edili per li giuochi apparecchiar deono le ma
chine, ho giudicato non alieno, poi che ne i libri paſſati s'è detto de gli edifici, in que­
ſto, che ha la ſomma terminatione del corpo dell' Architettura, eſponer con precetti,
quali ſiano i principij ordinati delle machine a queſto conuenienti.

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