Vitruvius Pollio, I dieci libri dell?architettura, 1567

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1mandano fuori dolci concenti: & ci dichiara poi il modo di miſurare il uiaggio fatto o in carret­
ta, o in naue.
& poſto fine a queſti ragionamenti paſſa a quelle machine, che ci ſerueno a i biſo­
gni della guerra, & a i ſoprastanti pericoli, trattando dal quintodecimo fin all'ultimo di' quelle
machine, che tirano ſaette, dardi, & pietre, & di quelle, che ſcuoteno, & rompeno le mura­
glie ſecondo l'uſanza de ſuoi tempi, & coſi conchiude, & dà fine all'opera hauendo pienamente
atteſo a quello, che egli ci ha promeſſo: di modo che non ſarebbe condennato dalla legge nelle ſpe
ſe, anzi lodato, & honorato ne reſterebbe.
Noi ſecondo l'uſanza noſtra ridurremo tutta la pre
ſente materia ſotto un'aſpetto, & diſtinguendo partitamente il tutto aiutaremo con l'ordine la in
telligenza, & la memoria di chi legge.
Facendo adunque la natura alcune coſe contra la utili
tà de gli huomini, & operando ſempre ad uno isteſſo modo, è neceſſario che a questa contrarietà
ſi troui un modo, che pieghi la natura al biſogno, & all'uſo humano.
Questo modo è riposto
nell'aiuto dell' Arte, con la quale ſi uince la natura in quelle coſe, nelle quali eſſa natura uince
noi.
Ecco quanto ci contraſta la natura ne i peſi, & nelle grandezze delle coſe, & ſe non fuſſe
l'ingegno dall'arte guidato, chi potrebbe alzare, tirare, & condurre le moli grandiſſime degli
ſmiſurati marmi, drizzar le colonne, le mete, & gli obeliſci?
chi uarar le naui, chi tirarle in
terra?
chi paſſar le portate di groſſe barche con i tragetti? certamente non baſterebbeno le for­
ze humane.
però bello è il ſapere la cagione, da che opera ſi poſſa, & fabricare tanta uarietà
di machine, & de ſtrumenti.
Queſta conſideratione è posta & alternata ſotto due ſcienze, per
cioche tiene riſpetto con la ſcienza naturale, riceuendo da quella il ſuo ſoggetto, perche l'arte
non opera ſe non in qualche coſa materiale, come è il legno, il ferro, la pietra, & altre coſe: &
è poſta ſotto la mathematica, perche le belle, & ſottili ragioni, & dimostrationi da quella rice­
ue.
& ſi come il ſoggetto è mutabile, & uariabile come coſa di natura, coſi la ragione è ferma,
& immutabile, come coſa d'intelletto, nè ſi cangia al uariar della materia, imperoche la ragio­
ne del circolo (come altroue s'è detto) è quella iſteſſa in qualunque materia ella ſi troui, il difet
to uiene dal ſoggetto, come dalla forma il perfetto.
Però conſiderar douemo con gran diligenza
donde uegna il mancamento, & la perfettione.
Le qualità della materia ſono diuerſe, nate dalla
meſcolanza de i principii, perche da quelli uiene il raro, il denſo, il graue, il lieue, il groſſo, il
ſottile, l'aſpro, il molle, illiquido, il duro, il tenace, & altre qualità principali, & meno prin
cipali, che aiutano, o impediſceno la materia a riceuere la intentione dell'arte, come per euiden
te proua tutto dì ſi conoſce: & ſi uede ancho una figura eſſer piu atta al mouimento, che l'altra:
la grandezza ancho & il peſo portano ſeco molti commodi, & incommodi, perche tutte le coſe ſo
no ne i propi termini rinchiuſe, & da eſſa natura con eterna legge coſtrette.
Dalla ſcienzanatu­
rale adunque ſi hauerà il ſoggetto, & le qualità ſue.
Ma ragionando della forma io dico, che i
merauiglioſi effetti uengono da merauiglioſe cagioni.
Non è egli mir abile leuare un grandißimo
peſo con aggiugnerli ancho altro peſo?
che una ruota per mezo d'un'altra, che al contrario di
quella ſi muoue, dia ilſuo mouimento ad una terza ruota?
che in certe diſtanze, & grandezze
una coſa rieſca, che oltra que termini non puo riuſcire?
ſono in uero tai coſe merauiglioſe, però
non è fuori di ragione, ſe egli ſi troua qualche proprieta di natura mirabile, che di cio ſia cagio­
ne, però ſaper potremo, che tutto naſce dalla leua, & la leua dalla ſtadera, & la ſtadera
dalla bilancia, & la bilancia finalmente dalla proprietà del circolo: imperoche il circo­
lo ha in ſe coſe, che la natura altroue non ſuole porre inſieme, & queſte ſono molte contrarietà,
dalle quali uengono que grandi effetti, che ſiuedeno.
Ecco ſe il circolo ſi muoue, non iſta fermo
il centro?
mobile, & fermo non ſono contrari? della iſteſſa circonferenza non aſcende egli una
parte, & l'altra diſcende?
ſu & giu non ſono contrari? la linea circolare, non è ella & curua
& conueſſa ſenza latitudine?
queſti non ſono contrari, eſſendo tra quelli il dritto di mezo? &
le parti di quella linea, che uien dal centro non ſono in una iſteſſa linea & ueloci, & tarde?
quan
to ſono, o uicine, o lontane dal centro, che è immobile.
hora ueloce & tardo non ſono contra­
ri?
ſi ueramente. Quando adunque ſia, che il circolo habbia in ſe tante contrarietà, & tali,

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