Vitruvius Pollio, I dieci libri dell?architettura, 1567
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La peror atione di tutta l'opera. Cap. XXII.
IO ho eſplicato quanto mi pareua conueniente de gli Scorpioni, & delle Cata
pulte, & delle Balliſte, & parimente delle Teſtuggini, & delle Torri, & da
chi ſono ſtate ritrouate, & in che modo far ſi doueſtero.
Ma niuna neceſsità
mi ha conſtretto a ſcriuere delle ſcale, & de i Carcheſi, & di quelle coſe, le ra­
gioni delle quali debili ſono, & di poca fattura: perche i ſoldati fanno da ſe queſte coſe:
nè le iſteſſe in ogni luogo, nè con le medeſime ragioni ci ſerueno, perche è differente una
difeſa dall'altra, & ancho la gagliardezza delle nationi: perche con altra ragione ſi deono
apparecchiare le machinationi contra gli audaci, & temerari, con altra contra i diligenti, &
ſpauentati, però ſe alcuno uorrà attendere alle preſcritte coſe, ſciegliendo dalla uarietà
di quelle, & riducendole in una preparatione conferendole inſieme, non hauerà biſogno
d'aiuti, ma potrà sbrigarſi in ogni occorrenza con quelle ragioni, & in que luoghi, che
ſarà bono ſenza hauerne dubitatione alcuna.
Ma delle machine da difeſa' non ſe ne de­
ue parlare, perche i nemici non apparechiano l'offeſe ſecondo i noſtri ſcritti, ma ſpeſſo
le loro machinationi alla ſprouiſta ſenza machina con preſti conſigli ſono ſottoſopra get­
tati: il che eſſer auuenuto a i Rhodiani ſi dice.
Diogeneto fu Architetto Rhodiano, al
quale ogni anno del publico ſi daua una certa prouiſione per l'arte ſua.
al coſtui tempo eſ­
ſendo di Arado uenuto a Rhodi un certo Architetto detto Callia, fece un'alta torre, &
ci dette una moſtra di muraglia, & ſopra quella fece una machina in un Carcheſio, che ſi
uolgeua, con la quale egli preſe una machina detta Helepoli dal prender delle città, che
ſi auuicinaua alla muraglia, & la traportò dentro le mura.
Moſsi i Rhodiani da tale eſſem
pio merauiglioſi leuarono la prouiſione annale a Diogeneto, & la diedero a Callia. fra
queſto mezo Demetrio Rè, che per la oſtinatione dell'animo era detto deſtruttore delle
città, apparecchiando la guerra contra Rhodi menò ſeco Epimacho Athenieſe nobile Ar­
chitetto.
coſtui fece fare una torre di grandiſsima ſpeſa con induſtria & fatica alta piedi
cento & uenticinque, larga ſeſſanta & poi quella confermò con ſilicij, & corami crudi di
modo, che reggeua ad un colpo di pietra di trecento & ſeſſanta libre tratta da una Bali­
ſta, & quella machina era di peſo, di libre trecento & ſeſſanta mila.
Ma eſſendo pregato
Callia da Rhodiani, che egli contra quella torre apparecchiaſſe una machina, & quella ti­
raſſe dentro le mura, come promeſſo haueua, egli negò di poter cio fare, perche non ſi
puo fare ogni coſa con l'iſteſſe ragioni.
percioche ſono alcune coſe, che rieſceno tanto in
modelli piccioli, quanto in forme grandi, altre non poſſono hauer modelli, ma da ſe ſi
fanno, altre ancho a i modelli s'aſsimigliano, ma quando ſi fanno maggiori non rieſceno,
come da quello, che io dirò, ſi puo bene auuertire.
Egli ſi fora con una triuella, & ſi fa
un foro di mezo dito, d'un dito, & d'un dito & mezo, il che ſe con la iſteſſa ragione far
uorremo d'un palmo, non ſi puo, ma di mezo piede del tutto non ſi deue penſare: coſi a
queſta ſimiglianza ſi puo far alcuna coſa in una forma non molto grande, preſa da un pic­
ciolo modello, il che all'iſteſſo modo in molto maggior grandezza non ſi puo conſegui­
re.
Queſte coſe eſſendo ſtate auuertite da Rhodiani, quelli che con la ingiuria hauean
ancho fatto oltraggio a Diogeneto, poi che uidero il nemico ſdegnato & oſtinato, & che
la machina era per eſpugnar la città, temendo il pericolo della ſeruitu, & uedendo, che
non ſi attendeua altro ſe non che la città fuſſe roinata, ſi humiliarono pregando Diogene
to che in quel caſo aiutaſſe la patria.
Coſtui da prima negò di uolerlo fare, ma poi che le
Vergini ingenue, & nobili, & i giouanetti con i Sacerdoti uennero a pregare, allhora
egli promiſe con queſte conditioni, che ſe egli prendeſſe quella machina, fuſſe ſua.
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