Vitruvius Pollio, I dieci libri dell?architettura, 1567

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                  la cinquanteſima parte di quattro anguli dritti; & però eſſendo queſto angulo eguale à quello,
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                  che nel centro della terra fa il raggio, che diſcende per Siene, inſieme col gnomone, o ſtile d'Aleſ
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                  ſandria imaginato continuare fin'al centro della terra, imperoche eſſendo i raggi quaſi paralleli,
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                  gli anguli erano corriſpondenti & ſimili, era neceſſario, che quello ſpatio di circonferenza, che
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                  era da Siene ad Aleſſandria fuſſe la cinquanteſima parte del tutto: & però miſurando quella par
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                  te con gran diligenza, & ritrouandola eſſere di cinquemila ſtad, ſeguita, che tutta la circonferen
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                  za ſia di 250000 ſtadi, che ſono miglia trentaun mila ducento & cinquanta. </s>
                  <s id="s.001293">& coſi egli ſi po­
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                  trebbe acconciare & Vitruuio & Plinio. </s>
                  <s id="s.001294">& ſe è diuerſità tra gli autori, penſo, che que­
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                  ſto uegna dalla diuerſità delle miſure. </s>
                  <s id="s.001295">La figura della dimoſtratione di Eratoſtene è ſegnata. </s>
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                  <s id="s.001297">Sono ancora piu nomi, & fiati di uenti preſi
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                  da i luoghi di doue ſpirano, ouero da i ſiumi, o
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                  dalle procelle, che fanno, uenendo da i monti. </s>
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                  oltra di queſto ſono le aure mattutine, che ſpira­
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                  no quando il ſole ſi lieua da terra: perche il ſole
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                  girando percuote l'humore dello aere, & nello
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                  alzarſi con impeto ſcacciando tragge i fiati dello aere con lo ſpirito, che uiene auanti la lu­
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                  ce. </s>
                  <s id="s.001299">i quali fiati ſe leuato il ſole reſtano, ſi raunano con le parti del uento Euro; & percio Eu
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                  ro dalle aure, delle quali egli ſi genera, da Greci è nominato, & il Dimane ſimilmente per
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                  le aure mattutine Aurion da i medeſimi, è detto. </s>
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                  Aura è piu preſto ſpirito, che uento, & è detta dallo aere, perche lieue, & dolce è il moui­
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                  mento dello aere, la onde i poeti dicono, che le aure con lieui piume tracorreno lo aere.
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                  <s id="s.001301">Sono chi niegano Eratoſtene hauere potuto drittamente miſurare lo ſpatio del mondo:
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                  ma ſia la miſura ſua uera, o non uera, non puo la noſtra ſcrittura, non hauere la uera
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                  determinatione delle parti, dalle quali naſceno i uenti. </s>
                  <s id="s.001302">ilche ſe coſi è, poco mancherà,
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                  che ciaſcun uento non habbia la certa ragione della ſua miſura: ma poco piu, o poco me­
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                  no impeto. </s>
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                  Non uuole contendere Vitr. ſe Eratoſtene s'habbia portato bene, nel miſurare il mondo, per­
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                  cioche queſto gli importa poco, nè egli uuole uſcire de i termini dello Architetto. </s>
                  <s id="s.001304">nè puo uariare
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                  la ragione di trouare i uenti la dubietà delle miſure della terra: percioche ſe bene la miſura è in­
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                  certa, ſono però certi i uenti, & uengono da certe & determinate parti del cielo: però ſe altri
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                  hanno ſcemato, ouero accreſciuto il numero de gli ſtadi di Eratoſtene, queſto fa poco al preſente
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                  negotio. </s>
                  <s id="s.001305">nè meno deue curare Vitr. ſe uno uento ſia piu impetuoſo dell'altro. </s>
                  <s id="s.001306">I noſtri per la eleua­
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                  tione del polo caminando per uno meridiano, col quadr ante hanno trouato, che ad uno grado di
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                  360. che diuideno il detto meridiano, riſpondeno in terra miglia ſeſſanta Italiani, dal che ſi puo far
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                  conto quanto la terra uadi girando. </s>
                  <s id="s.001307">Vitr piu chiaramente eſpone la figura detta di ſopra, & dice.
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                  <s id="s.001308">Ma perche queſte coſe da noi breuemente eſpoſte ſono, mi è parſo nell'ultimo del libro
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                  porre due figure dette da Greci ſchemata, una, che dimoſtri d'onde uengono certi gli im­
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                  peti de i uenti; l'altra con che maniera le loro forze con diuerſe dritture di borghi, & di
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                  piazze ſi poſſa ſchifare i noioſi fiati de i uenti. </s>
                  <s id="s.001309">Sia adunque in piano eguale il, centro doue
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                  è la lettera A. la eſtremità dell'ombra fatta dallo ſtile inanzi al mezo dì doue è la lettera b.
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                  dal centro A. all'ombra b. allargata la ſeſta ſi faccia la linea circolare, & ripoſto lo ſtile do
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                  ue era prima, aſpettiſi tanto, che l'ombra ſi ſminuiſca, & faccia di nuouo creſcendo l'om­
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                  bre dopo il mezo dì eguale all'ombra fatta inanzi, & tocchi la linea circolare doue ſi ſegne
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                  rà con la lettera. </s>
                  <s id="s.001310">c. allhora dal ſegno B. al ſegno c. con la ſeſta ſi deſcriuerà in croce, doue
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                  è la lettera. </s>
                  <s id="s.001311">d. dapoi per quello incrocciamento, doue è la lettera d. & per lo centro. </s>
                  <s id="s.001312">A. ſia
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                  tirata una linea alla eſtrema circonferenza, a i capi della quale ſaranno le lettere e. F. </s>
                  <s id="s.001313">Que­
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                  ſta linea ſarà dimoſtratrice della parte meridiana, & della parte Settentrionale. </s>
                  <s id="s.001314">dapoi egli
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                  ſi deue pigliare la ſeſtadecima parte della linea circolare, & porre il centro della ſeſta nella </s>
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