Vitruvius, I Dieci Libri dell' Architettvra di M. Vitrvvio, 1556

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5143SECONDO.
Fabro latinamente ogni artefice è nominato, diceſi in Greco Tecton d’onde è il nome d’Architetto deriuato (come nel primo libro s’è detto,) &
quiſi
può uedere come nonſolamente le coſe alla Architettura pertinenti habbiano hauuto principio, ma ancho iuocaboli delle coſe, però pru
dentemente
Vitr.
nonlaſciando alcuna coſa rende per fetto l’anditore, & il lettore delle opere ſue. Fabri adunque ſi chiamauano ipiu studioſi
2220&
diligenti operatori; perche alla natura, all’eſſercitio, alla ſolertia aggiugneuano la induſtria. Laquale non è altro che un diſiderio di affa-
ticarſi
ridotto all’opera con diligenza, &
eſſercitio dello ingegno, & dell’arte per conſeguire il perſetto compimento di quella. Conchiude
adunque
Vitru.
come tutte l’arti, & le inuentioni delle già dette coſe habbiam preſo il naſcimento loro.
Quando adunqueda principio queſte coſe ſtate ſieno in queſto modo ordinate, & la natura non pure di ſentimen-
ti
habbia gli huomini, comeglialtri animali adornati, maanchora di conſideratione, &
di conſiglio armato l’intel-
letto
, ſottomettendo al poter loro glialtri animali, quelli digrado in grado alle altrearti, &
diſcipline peruenendo,
uſciti
dal fabricare, dalla uita ferigna, &
ſilueſtre alla manſueta, & humana ſi conduſſero; d’indi animoſamente
ammaeſtrandoſi
, &
piu oltre guardando con maggiori penſamentinati dalla uarietà dell’arti, non piu caſe humi-
li
, &
baſſe, ma grandi habitationi fondate, & di pareti fatti di mattoni, & di pietre, & dilcgnami compoſte, & di
tegole
coperti cominciarono à fabricare.
Dapoi creſcendo in uarie oſſeruationi diſtudi con giudicioſo diſcorſo da
3330 incerte à certe ragioni dimiſure la coſainanzi conduſſero, &
di la auuertendo, che la natura largamentei legnami
producena
, &
porgeua loro abondante copia di materia da fabricare, cominciarono à nodrirla, & à cultiuarla, &
creſciuta
poi con artificij ornarla all’uſo diletteuole &
eleganza della uita. Etperò di quelle coſe io ui ſon per dire,
lequali
commode, &
buone ſono negli edificij, dimoſtrando, comeio potrò, le qualità, e uirtù di quelle.
Vitruuio ci ha condotti à poco à poco à ritroudr la materia, & l’abondanza delle coſe, che uanno nelfabricare, & quaſi ha fatto naſcere tutte
le
coſe una dall’altra con la euidenza, &
col porre dianzi à gli occhi tutto il ſucceſſo, & accreſcimento dell’arte, & s’ha eletto di trattare
uon
di tutte le ſorti delſabricare;
perche le fabriche fatte dalle gentirozze, ò per necesſità ſono d’infinite maniere, & Pinfinito non cade
ſotto
la dottrina de i precetti, ma uuole trattar di quelle che dalla ciuile uſanza, &
per commodo, & per bellezza ſono degne dieſſer conſi
derate
.
Hora adunque cominciar à à trattare delle qualità, è forze delle ſopradette coſe, accioche (come ſidice) la ſua inſtitutione uada
con
ſuoi piedi, &
perciò fare proua con che ragione egli ha uoluto nel preſente libro trattare della materia, che ſi adopera nel fabricare,
4440&
dice.
Ma ſe alcuno uorrà diſputare dell’ordine di queſto libro penſandoquello douer’eſſer à tutti gli altri prepoſto, acciocho
eglinon
penſi, cheio errato habbia, ne dirò la ragione.
Come chi fabrica una caſa, e tenuto rendere la ragione dell’ordine uſato nelfabricare; coſi chi compone un’opera, & inſegna un’arte, e obbli-
gato
à dire, perche prima, &
perche poi poſte habbia le coſe in quell’arte contenute, & queſto è per acquetar gli animi di quelli, che odono,
ò
uedono le coſe impoſte, però Vitr.
con grande humanità & modestia rende conto dell’ordine del preſente libro.
Scriuendo io il corpo dell’Architettura, ho penſato di eſponere nel primo libro di che ammaeſtramenti, & diſcipline
ella
eſſer debbia ornata, &
con certi terminiio ho uoluto finire le ſue maniere, & dire, da che ella nata fuſſe, & coſi
quello
,che fuſſe all’Architetto neceſſario iui dimoſtrai, &
però nel primo libro ho detto dell’offico dell’arte, nel
preſente
io diſputerò delle coſe naturali della materia per accommodarle all’uſo del fabricare, perche il preſentelibro
5550 non dichiarerà oue naſce l’Architettura, ma d’onde l’origini delle fabriche ſono ſtate inſtituite, &
con quai ragioni
nodrite
, &
peruenute di grado ingrado à queſta determinatione, & però in queſto modo alluogo, & ordine ſuo po
ſta
ſerà la compoſitione di queſto uolume.
La ragione di Vitr. in uirtu è queſta, non è conueniente trattare d’alcuna coſa partitamente contenuta in un’arte, prima che egli ſi tratti de i prin
cipij
di quell’arte, percioche niuno effetto è prima che la cauſa ſua, ſe io adunque (puo dir Vitru.)
trattato hauesſi prima della materia, che
è
trattatione particolare di queſt’arte, &
non de i principij di tutta l’arte, io non hauerei uſato l’ordine, che ſi conuiene, il fine dell’ Archi-
tetto
non ciſarebbestato manifeſto, coſa che era ſommamente neceſſaria, perche la cognitione delfine precede ogni operatione;
dapoi l’uffi-
cio
dello Architetto ſarebbe ſtato aſcoſo, iprecetti dell’arte laſciati, la confuſione ci hauerebbe impeditoil uero intendimento.
Meritamen-
te
adunque le coſe dette nel primo libro doueuano preceder tutte l’ultre, che neiſeguenti contenute ſono;
ma perche ilſecondo libro conte-
ner
debbia il trattamento della materia, ſimilmente è manifeſto;
perche la materia è principio non della Architettura, perche l’Architettura
6660 non è fatta di legno, ne di pietra, ma delle coſe che ſono dall’arte formate, &
è principio & ſoggetto, nelquale ſi eſprime quello che è nella
mente
dello artefice, cioè l’Ordine, la Diſpoſitione, la Diſtributione, la Simmetria, la Gratia, &
il Decoro, & in ſomma il perche, lara-
gione
, il Diſcorſo, &
la coſa ſignificante, come nel primo libro ſi dimoftra, iltrattamento adunque della materia e alluogo ſuo, & ſi co-
me
nel primo libro s’ è detto della origine dell’arte, coſi nel ſecondo ſi tratta dell’origine del fabricare.
Douendo trattar Vitruuio de glieffetti che fanno le coſe, che entrano nelle fabriche, come ſonoilegnami, le pietre, & altre coſe, accioche ſap-
piamo
elegger le buone, &
utili; neceſſario è, che egli ragioni delle cauſe, & de i principij di quelle, imperoche il uero ſapere, (come det-
to
hauemo) conſiſte nella cognitione delle cauſe, &
de iprincipij, di perche adunque niuna coſa ſi troua in qualunque modo à ſenſi humani ſot
topoſta
, che compoſta non ſia per la meſcolanza de ſuoi principij, &
le coſes’intendono, come ſono; però è neceſſario trattare de i princi-
, &
tanto piu perche la cognitione della meſcolanza de i principij ci dara ad intendere qualmateria come pietra; ò legno ſia buona ad
una
coſa,&
quale all’altra, perche altra natura ha ’Olmo, oltra il Poppio, altro effetto failmarmo, altro il tofo, altro il ſaſſo, però

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