Vitruvius, I Dieci Libri dell' Architettvra di M. Vitrvvio, 1556

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154137QVINTO. 78[Figure 78]
Le prig ioni ſimilmente ſono ſotto il Palazzo, alquale è congiunta la piu ricca, che ben inteſa chieſa nella teſta della ſpatioſa piazza.
Antic amente erano tre ſorti di prigio ni. L’una di quelli, che erano ſuiati, & immodeſti, che iui ſi teneuano accio che fuſſero ammaeſtrati,
hora queſta ſi da à pazzi.
L’altra era di debitori, & queſta ancho s’uſa ſra noi, & ne è in Realto, & in altri luoghi della terra.
La terza è doue stanno i rei, & perfidi huomini, ò già condennati, ò che deono eſſer condennati.
Queſte maniere ſono ſufficienti, perche i ſalli de gli huomini nati ſono ò da immodeſtia, ò da contumacia, ò da peruerſità.
Alla immodeſtia ſi da la prima. Alla contumacia la ſeconda. Alla peruerſità la terza.
Non uoglio qui addurre le prigioni doue eran poſti i martiri, ò quelle, che i crudelisſ@mi Tiranni ordinarono come Ezzelino da Romano,
&
altri, che tormentar uoleuano i miſeri Cittadini, ma ſolo dirò, che le altezze, le groſſezze de i muri, le fortezze, & baſſezze delle
porte ſi richiedono alle prigioni, accioche per niuna uia ſi poſſa fuggire.
Altri adunque fanno le porte doppie, e di ferro, le uolte altisſime, le
1110 mura di dure, e groſſe pietre, &
quello, che piu importale danno uigilantisſimi guardiani, oltra che pongono le prigioni (dirò coſi) nel
cor della Città.
V uole l’Alberto che li prigioni prime ſiano piu ſpatioſe, le ſeconde piu riſtrette, & le ultime de malfattori riſtrettisſime ſecondo i
gradi de i delitti.
Hauemo nella città nostra in molti luoghi le prigioni, che ſi chiamano Caβoni, doue ſi porgono quelli, she ſon preſi la notte, òperarmi, ò
per qualche occaſione meno honeſta, diuerſi officij hanno anche le prigioni propie ſecondo le occaſioni, Anco Martio edificò nel mezzo
del Foro il Carcere, al quale Tullio aggiunſe una caua profonda detta poi Tulliana, che era come le I atomie di Siracuſa, &
ſi ſcendeua da
mano manca per lo fpatio di uenti piedi, era cinta da ogni lato d’altisſime, &
fortimura, oſcura, horribile, e puzzolente.
Era ancho in Roma doue è il Theatro di Marcello, il carcere della Plebe fatto da App. Claud. x. Vir. nel quale stando egli per la uita ucciſe
ſe ſteſſo, ſono i ueſtigi di queſto carcere appreſſo la Chieſa di S.
Nicolo in carcere. Seguita, che ſi dica della Curia.
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