Vitruvius, I Dieci Libri dell' Architettvra di M. Vitrvvio, 1556

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157140LIBRO
La uoce è ſuono cauſato dalla percoſſa dello aere ſecondo, che diuerſamente da naturali str; rumenti dell’huomo è lo ſpirito fuori mandato. Il mo-
uimento dello aere percoſſo dallo ſpirito è circolare;
come quello dell’acqua doue ſia gettata una pietra: ma ſi troua differente in queſto,
che i giri dell’acqua poſſono piu presto eſſer nominati circoli fatti nel piano dell’acqua, &
quelli dello aere, perche per ogni uerſo ſi girano
poſſono eſſer chiamati Sſere, conuengono però con quelli dell’acqua, perche ſe queſti, &
quelli non ſono impediti, il ſecondo naſce dal pri-
mo, il terzo dal ſecondo, il quarto dal terzo, fin che tanto ſi allargano, &
aſſottigliano, che peruengono al fine, & coſi uanno dal pri-
mo all’ultimo ſempre creſcendo, perche la parte percoſſa moue la prosſima, &
s’allarga, & questo intende Vitruuio quando
dice.
Adunque quando ſono rattenute d’alcuno oſtaculo le prime ſturbano le ſeguenti; con la iſteſſa ragione la uoce in gi-
ro, &
come à ſeſta ſuol fare il ſuo mouimento, ma nell’acqua i circoli ſi mouono in larghezza nel piano eguale, &
1110 nello aere la uoce, &
per larghezza, & per alto ſi ſpende, & aſcende à poco, à poco.
Da questo conclude Vitr. la riſonanza de i luoght, è, dice.
Come adunque nell’acqua nelle diſſegnationi dell’onde, coſi nella uoce quando non ui è oſtacolo nella prima non di-
ſturba la ſeconda, ne le ſeguenti, ma tutte con la loro riſuonanza peruengono alle orecchie, ſi di quelli, che ſo-
no abbaſſo, come di quelli, che ſono ad alto, però gli antichi Architetti ſeguitando i ueſtigi della natura, nel
cercare la ragione della uoce, fecero i gradi de i Theatri in modo, che ordinatamente aſcendeſſero, &
cercarono per
la regulare Mathematica, &
Muſica ragione, che ogni uoce, che dalla ſcena uſciſſe, chiara, & ſoaue all’orecchie de
gli ſpettatori perueniſſe.
Se adunque la uoce per lo aere in giro ſi moue, chi dubita, che la ſorma ritonda, è circolare non ſi conuegna al Theatro? perche quando il
Theatro ſuſſe di ſorme angulari, non egualmente la uoce terminarebbe, percioche alcuni udirebbeno bene, come piu uicini, alcuni male,
2220 come piu lontani.
Ecco adunque come l’Architetto eſſer deue, & Muſico, & naturale, ma molto piu per quello, che ſegue, come ſi ue-
dra qui ſotto.
Diceadunque Vitr. gli antichi Architetti hauer uſato la regolata ragione de Mathematici, intendendo per canonica, è regolata la ragione de
numeri, dellaquale i Muſici eſperti ſi ſogliono ſeruire, &
comprende la ſpeculatione, & la pratica dicendo.
La ragione de Mathematici, & la Muſica.
Et perche il luogo ſia piu riſuonante oltra la circolar figura de i Theatri, oltra il giuſto ſalimento de i gradi toccati tutte da una ſteſſa linea,
ne i loro anguli, ſecero ſopra gli ultimi, &
ſupremi gradi un portico à torno il Theatro di ſopra con ampie aperture dauanti, ma chiuſo
da dietro, accioche la uoce ſottentrando in quelle ampiezze riſſuonaſſe ſotto que uolti, come riſſuona nelle cauerne, &
ne gli inſtrumenti,
che hanno gran corpo.
Di queſti portichi ne dir a Vitr. al ſuo luogo, fin tanto auuertiremo à quello, che egli dice.
Perche ſi come gli organi nelle lame d’ottone, ò di corno ſi ſanno per la dieſi perfetta alla chiarezza de i ſuoni delle
3330 corde, coſi da gli antichi le ragioni de i Theatri con ragione Harmonica allo accreſcimento della uoce ſono ſtate
ordinate.
Cioe ſi come alla ragion delle corde, & del loro ſuono, s’accordano gli inſtrumenti da canne, & gli organi, coſi con Armonica ragione al-
lo accreſcimento della uoce ſono state ordinate le ragioni de i Theatri da gli antichi, come, che egli uoglia dire, che la dieſi, che è la mini-
ma uoce, &
principio d’accordar gli strumenti, habbia dato la regola à gli organi, di eſſer accordati. Entra adunque Vitr. con questo pro-
poſito à ragionare dell’Armonia, &
dice, che coſa ella ſia, & ne fa le figure, & deſcrittioni interpretando la mente di Ariſtexeno, del-
quale pero non douemo noitroppo asſicurarſi, imperoche egli attribuiua il tutto all’orecchie, niente daua alla ragione, diuideua il tuono
in due parte eguali, coſa non approuata da i buoni Armonici, &
ſinalmeute, è licentioſo, & dubbioſo authore. Noi eſponeremo Vitr. &
à i luoghi ſuoi diremo la nostra opinione, &
leggerei qui il titolo del ſeguente capo dell’Armonica, intendendo ſcienza, piu presto, che
dell’Armonia;
ſe forſe Vitr. non allude à i uaſi Echei, de i quali ne dir a poi.
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CAP. IIII. DELL’ARMONIA.
L’ARMONIA è Muſica litteratura naſcoſa, & difficile, è ſpecialmente à quelli, che non han-
no lettere Greche, perche alcuna coſa di quelle non ha i nomi Latini, &
pero quanto mi ſera con-
ceſſo, piu breue da gli ſcritti di Ariſtoxeno, quelle mi ſorzero d’interpretare, &
di deſcriuere la
ſua figura, diſſegnando ancho le terminationi de i ſuoni, accioche chi con diligenza attendera,
poſſa ageuolmente capirle.
A lla Muſica appertiene, & conſiderare, & operare d’intorno, à que numeri, che ad altri ſi riſeriſeono, aggiuntoui
5550 il ſuono, perilche diuideremo la Muſica principalmente in due parti, dellequali una ſera tutta poſta nel giudicio della ragione, &
di quella
poco ne parla Aristoxeno, come di quella, che conſidera la natura, la differenza, &
la propieta d’ogni proportione, & d’ogni conſonan-
za, &
pone diſtintione tra quelle coſe, le quali per la loro ſottigliezza non poſſono eſſer dal ſenſo giudicate. L’altra nelle operationi con-
ſumandoſi, &
praticando in diuerſe maniere, ſi con la uoce, come con gli strumenti, & componimenti dilettera il ſenſo de mortali affati-
cato, &
porgera gentile ammaeſtramento della uita (come nella Poeſia ſi uede) laquale è una delle parti di queſta Muſica principale. Mu-
ſica adunque è ragione, &
eſſercitio della natura Armonica. Natura Armonica è quella, che ſi puo adattar inſieme. Laragione non ope-
ra cioe non diſcorre ſenza l’occaſione del ſenſo, perche non ſa giudicio di coſe, che prima non ſiano conoſciute.
E adunque neceſſario con-
giugnere una parte, &
l’altra in modo, che il ſenſo prima s’ adoperi, dapoi ſegua la ragione. Onde ben dice Boetio, che bella coſa è co-
noſcere con modo, &
uia, che coſa e, & cio, che apporta quello, che è commune à tutti i uiuenti. Di queſte coſe il uulgo non ha dubita-
tione, i dotti ſi torcono, i conoſcenti ſi dilettano.
Et però la Muſica, che diletta la mente, & l’orecchie, è congiunta con la moralità, &
6660 con la ſpeculatione.
Accioche adunque il ſuono accompagnato dolcemente peruenga alle orecchie, & che quei giri, che ſa la uoce nello ae-
re non ſiano impediti l’uno dall’altro, ma ſoauemente s’accompagnino, &
s’aiutino inſieme, & accioche, la mente ſi riuolga à conſidera-
re la cagione della dolcezza, della ſoauità dè ſuoni, biſogna prima conſiderar il principio, da cui la uoce prende l’attitudine, di poter
eſſer regolata, &
di cadere ſotto l’Armonia, & con quale mouimento, ella ſi moua, & come peruenga alla perſetta compoſitione al-
che fare, era neceſſario prima dire, che coſa fuſſe uoce, &
come nello aere ſi moueua, pero Vitr. ce lo ha dimostrato di ſopra, & il
reſtante è qui ſotto.
La uoce, quando con mutationi ſi piega, alcuna uolta ſi fa graue, alcuna uolta ſi fa acuta, & à due modi ſi moue,
de i quali uno ha gli effetti ſuoi continuati, l’altro diſtanti.
La uoce continua non conſiſte ne i termini, ne in
alcun luogo, ma ſuol fare le ſue terminationi non apparenti, &
gli interualli ſuoi di mezzo manifeſti, come
quando nel parlare dicemo.
Sol, Fior, Mar, Ben, perche à queſto ne doue comincia, ne doue termina ſi co-
7770 noſce, ma ancho ne di acuta graue, ne di graue acuta eſſer fatta dalle orecchie ſi ſente:
Per lo contrario au-
uiene, quando la uoce ſi moue con diſtanza, perche, quando la uoce mutando ſi piega, uiene à determinarſi
nel fine d’alcun tuono, dapoi in un’altro ſi muta, &
ciò ſpeſſo facendo di qua, & di là pare inconſtante à i ſenſi,
come auuiene nelle canzoni, nellequali piegando noi la uoce facemo uariare il canto, &
però quando la uoce con
interualli, è ſpatij diſtanti ſi muta, con manifeſti finimenti di tuoni appare d’onde cominciò, &
d’onde hebbe fine,
ma i mezzi, che ſono tra gli interualli, ſi oſcurano.

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