Vitruvius, I Dieci Libri dell' Architettvra di M. Vitrvvio, 1556

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195176LIBRO fabricare laſciar dinanzi alle porte un luogo uacuo, che non era parte della caſa, ma bene conduceua alla caſa, doue ſtauano i Clienti, & quel
li, che ueniuano per ſalutar i grãdi, fin che erano admesſi, &
ſi poteua dire, che ne erano in caſa, ne ſuori di caſa. Queſto luogo era detto
Veſtibulo, &
era di gran dignità, & adornato di loggie, & di ſpatij. La ſua boneſtà era la uia, l’uſo, il poter commodamente aſpettare, il pia
cere, perche iui i giouani aſpettando i principali s’eſſercitauano alla palla, alle lotti, à ſaltare, &
in altri eſſercitij giouanili. Eranui le por-
te, prima le communi, &
queſta di ragione era una ſola ſplendida, è ricca, & adorna mirabilmente, & poi altre particolari, come quella, che
ſeruiua al condurre le robbe in caſa, &
quella del patrone ſecreta, per la quale egli ſenza eſſer ueduto poteua uſcire. Et però dice Horatio.
Atria ſeruantẽ poſtico falle clientem, eraui l’entrata, l’Atrio, il Tablino, il peristilio per ordine. Le ſcale ſecondo la dignità e ſorma loro bel
lisſime, commodisſime, e lucide, metteuano capo in ampie, &
ſpatioſe ſale, che ſcopriuano il mare, i giardini, & le uerdure, & ſotto eſſe à
pie piano erano molte loggie, è luoghi da audienze di modo, che niente ſi poteua deſiderare.
Laſcio ſtare la magnificẽza, che uſauano in ogni altra
ſtanza, ne i dormitori, ne i cenacoli ſecondo le ſtagioni, nelle camere, ne i bagni, che ſarebbe coſa lunga à narrare.
Haueuano riguardo ad accom
1110 modar i ſoreſtieri.
I grandi adunque haueuano ſecondo le lor qualità gli edificij, i mediocri, i mercanti, gli arteſici erano accommodati. Le
botteghe eſſer doueuano ſopra ſtrade correnti in belle uiſte, le merci in moſtra, &
inuitauano gli huomini à comprare. Ecco adunque, quan-
to chiar amente Vitr.
ſi laſcia intendere per quello, che egli ba detto nel Primo Libro al ſecondo capo, quando egli dice, parlando del Decoro,
beatis, &
delicatis. qui dice forenſibus autem, & diſertis, & la doue egli dice potentes, qui dice nobilibus, qui honores, magiſtratusque geren
do.
& c. Gli A trij in Villa non erano alla prima entrata, ma dopo i periſtili, & haueuano i portichi d’initorno con bei pauimenti, & coſi ſi
uede, che ancho d’intorno gli Atriij erano i portichi.
Et qui ſia fine delle caſe priuate fatte nella Citta.
CAP. IX. DELLE RAGIONI DE I RVSTICALI EDIFICI,
ET DESTINTIONI DI MOLTE
PARTI DI QVELLE.
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HORA dirò de ruſticali ediſici come poſſono eſſer commodi all’uſo, & con che ragioni ſi deono fa-
re, prima li deue guardare alla ſalubrita dello aere, come s’è detto nel Primo Libro di porre le Città.
Le grandezze loro ſecondo la miſura delle poſſesſioni, & le copie de i frutti ſieno comperate; I cor
tili, &
le grandezze loro al numero delle pecore, & coſi quanti parà de buoi ſerà neceſſario, cheul
ſtiano biſognera determinare.
Nel cortile la cucina in luogo caldis ſimo ſia poſta, & habbia con-
giunte le ſtalle de i buoi, le preſepi de i quali riguardino uerſo il fuoco, &
l’Oriente, perche i buoi
guardando il fuoco, &
il lume non ſi fanno ombroſi, & timidi, & coſi gli agricoltori periti delle regioni, non pen-
ſano che biſogna, che i buoi riguardino altra parte del Cielo, ſe non il naſcimento del Sole.
Le larghezze de i boui-
3330 li non deono eſſer meno di piedi dieci, ne piu di quindici, La longhezza in modo, che ciaſcuno par di buoi non oc-
cupe piu di ſette piedi.
I Lauatoi ſiano congiunti alla cuccina, perche à queſto modo non ſarà lontana la ammini-
ſtratione della ruſtica lauatione.
Il Torchio dell’oglio ſia prosſimo alla cuccina, perche coſi à frutti oleari ſerà com
modo.
Et habbia congiunta la cantina, i lumi dellaquale ſi torranno dal Settentrione, percioche hauendogli da al-
tra parte, doue il Sole poſſa ſcaldare, il uino, che ui ſerà dentro conſuſo, &
meſcolato dal calore ſi farà debile, & men
gagliardo.
I luoghi dall’oglio ſi deono porre in modo, che habbiano il lume dal mezzodi, & dalle parti calde, percio
che l’oglio nõ ſi deue aggiacciare, ma per la tepedità del calore aſſottigliasſi.
Le grandezze di que luoghi deono eſſer
fatte ſecondo la ragione de i frutti, &
il numero de i uaſi, i quali eſſendo di miſura di uenti anfore, deono per mezzo
occupare quattro piedi, Ma il torchio ſe non è ſtretto con le uiti, ma con le ſtanghe, &
col prelo e le traue che pre-
meno, nõ ſia men longo di quaranta piedi, &
coſi ſara à quelli, che lo uoltano lo ſpatio eſpedito, la larghezza ſua non
4440 ſia meno di piedi ſedici, perche coſi compiutamente ſi potrà da quelli, che fanno l’oglio uoltare.
Ma ſe egli ſera luo
go per due preli, ò calcatoi ſi diano uintiquattro piedi per la lunghezza.
Gli ouili, & le ſtalle per le capre ſi deono
fare coſi grandi, che ciaſcuna pecora nõ meno di quattro piedi e mezzo, non piu di ſei poſſa occupare dilonghezza.
I Granai alzati al Settentrione, & all’ Aquilone, perche à queſto modo i grani non potranno coſi preſto riſcaldarſi,
ma dal uento raſſreddati longamẽte ſi conſeruerãno, perche l’altre parti generano le pauigliole, &
altre beſtiuolette,
che ſono di nocumento à i grani.
Le ſtalle de caualli ſi porranno in luoghi caldisſimi, pur che non guardino al foco,
perche quando i giumenti ſono appreſſo al foco, ſi fanno horridi.
Et ancho non ſono inutili le tezze di buoi, ò pre-
ſepi, che ſi dichino, che ſi mettono oltra la cucina alla ſcoperta uerſo Leuante, perche quando la inuernata al Cielo
ſereno ſono in quelle condotti, la mattina i buoi paſcendoſi diuentano piu grasſi.
I Granari, i Fenili, i luoghi da
riporre i farri, i piſtrini, ſi deono fare oltra la caſa di uilla, accioche le caſe ſiano piu ſicure dal foco.
Ma ſe nelle fabri-
5550 che di uilla ſi uorrà fare alcuna coſa piu delicata, dalle miſure delle Città ſopraſcritte ſi fabricherà in modo,
che ſenza impedimento della utilità ruſticale ſia edificata.
Biſogna hauer cura, che tutti gli edifici ſiano luminoſi.
A quelli di Villa, perche non hanno pareti de i uicini, che gli impediſca facilmente ſi prouede. Ma nelle Città, ò le
altezze de i pareti publichi, ò le ſtrettezze delluogo cõ i loro impedimenti fanno le ſtanze oſcure.
Et pero di que-
ſto coſi ſi deue far eſperienza.
Da quella parte, che ſi prende il lume, ſia tirata una linea ò filo dall’altezza del pare-
te, che par’oſtare à quelluogo, dentro ilquale biſogna poner il lume, &
ſe da eſſa linea, quando ſi guardera in alto
ſi potra uedere lo ampio ſpatio del puro cielo, in quelluogo ſera il lume ſenza impedimento, ma ſe egli impediran-
no, ò traui, ò ſogliari, ò palchi apriſi dalla parte di ſopra, &
coſi ui ſi metta il lume. Etin ſomma noi douemo go-
uernarſi in queſto modo, che da qualunque parte ſi puo uedere il lume del cielo, per quelle ſi deono laſciare i luoghi
alle fineſtre.
Et coſi gli edifici ſeranno lucidi. Ma l’uſo de i lumi grandisſimo ne i Triclimi, & ne gli altri conclaui,
6660 come ne gli anditi, nelle diſceſe, nelle ſcale, perche in queſti luoghi ſpeſſo s’incontrano le perſone, che portano
peſi addoſſo.
Io ho eſplicato quanto ho potuto le diſtributioni delle opere fatte al noſtro modo, accioche oſcure non
ſiano à chi fabrica.
Non ha uoluto Vitr. laſciar à dietro la conſideratione della uilla, & delle ſabriche fatte ſuori della Città, imperoche non meno era neceſſario
queſto trattamento, che quello delle altra ſabriche.
Da Columella, Varrone, Catone, e Palladio ſi può trarre copioſamente, quello, che
apartiene alla uilla, &
perche quelli autori aſſai diſtinti, è copioſiſono, io non uoglio à pompa citare i luoghi loro: aſſai mi ſer à dimoſtrare in
Vitr.
i precetti del quale ſono ſtati da alcuni di quelli benisſimo oſſeruati. Le ſabriche di Villa eſſer deono in luoghi ſani, ſono piu libere, che
quelle della Città, &
molte commodità ſi deue hauere in quelle, & molte dalla natura cercarne. Hanno piu, & meno stanze, ſecondo il gra-
do de gli buomini tanto per gli ſamiliari, quanto per li ſoreſtieri.
Il mediocre, & baſſo ſi deue sſorzare d’hauer in uilla buona stanza, accio
la moglie ſtia piu uolentieri à gouernar le robbe, &
attenda piu all’utile, che al piacere. Al contrario i ricchi, è grandi buomini habbiano di-
7770 nanzi le ſtanze loro gli ſpatij da correre, &
torneare, le belle uerdure, ſiano diſeſe da uapori, da uenti, da molti, che impediſcono, non hab-
hian le ſtalle, ne i letami uicini, &
ſia il tutto ſabricato con dignità. Le ſtanze del lauoratore, ò del Gaſtaldo ſiano partite per le coſe, per
gli huomini, per gli animali, per gli ſtrumenti.
L’Ara ſia al Sole, aperta, larga, battuta alquanto colma nel mezzo, & uicina al coperto.
il Gaſtaldo dorma appreſſo la porta maeſtra, i lauoratori ne i luoghi, che ſiano pronti à gli uſſicij loro. La cuccina ſia ampia, chiara, ſicu-
ra dal ſuoco.
Le ſaluarobbe commode, gli animali da lauoro come ſono buoi, & caualli ſiano in luoghi accomodati con le ragioni, che dice
Vilr.
Similmente gli animali, che ſruttano come ſono armenti di Porci, Pecore, Pollami, Vccelli, Peſci, Colombi, Lepri, & altri

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