Vitruvius, I Dieci Libri dell' Architettvra di M. Vitrvvio, 1556

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139PROEMIO. ſere e ſtata preſa dalla Ragna, la diſpoſitione della caſa dalla Formica, il gouerno ciuile dall’ Api; ma noi trouiamo, che quelli ſono instinti di
natura, &
non diſcorſi dell’ arte, & ſe arte ſi deueſſe chiamare la loro naturale, & non auueduta prudẽza, perche non ſi potrebbe ſimilmen
te Arte chiamare la uirtù, che nelle piante, &
nelle pietre ſi troua? come l’Arte dello Helleboro purgare la pazzia? l’ Arte della pietra pregna
che ne i nidi dell’ Aquile, ſi troua rilaſciare i parti?
perche anche non ſi direbbe eſſere un’arte diuina che regge, & conſerua il mondo; una ce-
leſte che regola i mouimenti de i Cieli, una mondana, che tramuta gl’Elementi?
ma laſciamo la translatione de nomi ſatta per le ſimiglianze del-
le coſe;
il diſcorſo è padre (dirò coſi) dell’ Architettura, nel diſcorſo biſogna Solertia. Solertia non è altro, che ſubita, & pronta inuentio-
ne del mezzo, &
quello è mezzo, che hauendo conuenienza con gli estremi, lega quelli ad uno effetto, & però dice Vitr. quella parola.
Prontamente.
Che nel Latino dice ſolertia. Ma non è aſſai eſſer pronto à ritrouare il uero, perche potrebbe quel uero eſſer poco atto à concludere, però ſog-
giugne.
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Con ragione di proportione.
Che coſa ſia proportione ſi dir à nel ſequente Capitolo. Vitr. ha parlato in modo che quelle parole, che dicono.
Prontamente, & con ragione di proportione.
Reſerire anche ſi poſſano à quella parola che dice. Fabricate.
Et il ſentimento ſarebbe queſto, che il diſcorſo poteße dimoſtrare, cioè render la ragione delle coſe fabricate con ſolertia, & proportione, eſ-
ſendo l’ufficio dell’ Architetto approuare le coſe ragioneuoli;
ma ſia qual ſi uoglia l’intendimento delle parole dette, tutto è conforme al uero.
Piu ſecreta intelligenza ſi tragge ancor da quello s’ è dichiarato, & prima che l’artefice riſpetto all’opera tiene doppia conſideratione; poi
tiene doppia affettione à quelle conſiderationi corriſpondente.
La prima conſideratione è una notitia ſemplice uniuerſale per la quale ſi dice,
che lhuomo ſa quanto ſi richiede à fine, che l’opera rieſca, &
niente piu ui aggiugne, l’altra è una notitia particolare, & prosſima all’ope-
rare, che conſidera il tempo, il luogo, il modola doue naſce una affettione, che muoue l’huomo à commandare, &
operare, come ſecondo
2220 la primaco.
iſideratione l’huomo ſi compiaceua, & in uniuerſale abbracciaua non l’opera, ma la cognitione, & però non è ſufficiente queſta
ſola conſideratione ſola del diſcorſo, ſola dell’uniuerſale, ma ſi richiede quella ſeconda notitia, &
quella ſeconda affettione, che nella fabri-
ca è collocata.
Eſpoſta la diffinitione dell’ Architettura, & dichiarito il naſcimento di eſſa uiene Vitr. à formare l’ Architetto, coſamolto ragioneuole, & con-
ueniente, come ſi uedrà da quello che ſegue, dice adunque.
Dalle dette coſe ne ſegue, che quelli Architetti, che ſenza lettere tentato hanno di affaticarſi con le mani, non hanno
potuto fare, che s’habbino per le fatiche loro acquiſtato riputatione alcuna, &
quei, che nei diſcorſi, & nella co-
gnitione delle lettere ſolamente fidati ſi ſono;
l’ombra non la coſa pare che habbino ſeguitato. Ma chil’una, &
l’altra bene apparato hanno, come huomini di tutte armi coperti, &
ornati con credito, & riputatione hanno
illoro intento facilmente conſeguito.
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Sicome alla naturale generatione ſi richiede il Padre, & la Madre, & ſenza uno di loro niente ſi genera, coſi à eſſer Architetto, che è una
artificioſa generatione, ſi ricerca il diſcorſo, &
la fabrica unitamente; & ſe alcuno ſi perſuadeſſe eſſere Architetto con la ſola ſabrica, ò
uero con il ſolo diſcorſo egli s’ingannerebbe, &
ſarebbe ſtimato coſa imperſetta, anzi monstruoſa; & di gratia ſe uno haueße il ſapere ſo-
lamente, &
uſurpare ſi uoleſſe il nome d’ Architetto non ſarebbe egli ſottopoſto all’offeſe de gli Eſperti? non potrebbe ogni manuale improue
rarli, &
dirli che ſai tu? dall’ altra parte ſe per hauere un lieue eſſercitio, & alquanto di practica, di ſi gran nome degno eſſer ſi credeſſe,
non potrebbe uno intelligente, &
litterato chiuderli la bocca, domandandoli conto, & ragione delle coſe fatte? & però biſogna eſſere ar-
mati, &
ornati di tutte l’armi per acquistare la uittoria, & il uanto del uero Architetto. Biſogna eſſer coperto per difeſa, armato per of-
feſa, ornato per gloria maneggiando l’eſperienza con l’artificio.
Perche adunque i pratici non hanno acquistato credito? percioche l’Ar-
chitettura naſce da diſcorſo.
Perche i letterati? percioche l’ Architettura naſce da fabrica, & però dice Vitr. dalle dette coſe, cioè dal na-
ſcimento dell’ Architettura che è fabrica, &
diſcorſo cioè opera, & ragione, ſegue quello, che egli dice. Main queſto luogo potrebbe alcuno
4440 dubitare, &
dire. Se ueramente l’arte è nello intelletto, perche cagione ha detto Vitr. che quelli iquali, nel ſaper ſolamente ſi ſono fidati,
l’ombra non la coſa pare che habbino ſeguitato?
Riſpondo, che le coſe dell’intelletto alla piu parte ombre paiano, & il uolgo ſtima le coſe in
quanto che à i ſenſi, &
à gliocchi ſottopoſte ſono, & non inquanto non appaiono, & queſto auuiene per la conſuetudine, perche non
ſono le genti auuezze à diſcorrere, &
però l’accorto Vitr. non afferma, che i letterati habbino ſeguito l’ombre, ma dice, parere, queſto che
dinota il giuditio de gli imperiti eſſer fatto dalle coſe apparenti, &
però mi pare che molti uaneggiano nel decidere qual ſia più nobile,
la ſcultura, ò la pittura, imperoche uanno alla materia, al tempo, &
à molti altri accidenti, che non ſono dell’ arte, perche l’arte, è nell’intel-
letto, la doue tanto è ſcultore, &
pittore il diuino Michel’ angelo dormendo, & mangiando, quanto operando, & facendo, però coſi ſi do-
ueria conſiderare qual’ è piu degno habito nell’intelletto di Michel’angelo, ò quello che egli ha della ſcultura, ò pure quello della pittura, &

coſi laſciare i marmi, gl’azurri, i rilieui, &
le proſpettiue, la difficultà, & la facilità delle dette arti; all’hora ſi potrebbe dire qualcoſa,
che haueſſe del buono, ma hora non è tempo di decidere queſta queſtione.
Dice adunque l’arte non douer eſſere ocioſa, ma con eſſa le mani
5550 eſſer neceſſarie, &
questo approua con altre parole, dicendo.
Perche ſi in ogni altra coſa come ſpecialmente nell’ Architettura queſte due parti ſi trouano, cioè la coſa ſignificata, &
quella che ſigniſica.
La coſa ſignificata è l’opera propoſta, dellaquale ſi ragiona. Quella che ſignifica, è la proua, &
il perche di eſſa con maeſtreuole ragione eſpreſſo, &
dichiarito.
Trale Artiſono alquante, il fine dellequali non paſſa oltra la conſideratione delle coſe alloro ſuggette, come ſono le Mathematiche, & la Scienza
naturale.
Altre oltra uengono ad alcuna operatione, ma niente reſta di fatto, come è nell’ Arte di ſaltare, di ſonare, & altre ſimiglianti.
Sonui alcune, che dietro à ſe laſciano alcun lauoro, come l’ Arte fabrile, & l’Arte del fabricare. Appreſſo qualch’una è, che al pren-
dere, &
acquistare alcuna coſa ſi dà, come la uenatione, l’uccellare, la peſcaggione, & altre: infine molte non à conſiderare, non à finire,
non à pigliare intente ſono, ma correggono, &
emendano gl’errori, & i danni delle coſe fatte, & acconciano quelle. Con tutte le pre-
dette Arti, anzi ſopra tutte è l’ Architettura, come giudice che ella è di ciaſcuna:
là onde biſogna che in eßa ſpecialmente ſi conſideri alcu-
6660 na coſa fatta, ò uero da eſſer fatta, &
poi ſi conſideri la ragione: & però due coſe ſono, una è la ſignificata, & proposta opera, l’altra
è la ſigniſicante, cioè dimoſtratiua ragione.
Tutti glieffetti adunque, & tutte l’opere, ò lauori delle Arti: tutte le concluſioni di tutte le ſci-
enze ſono le coſe ſignificate, ma le ragioni, le proue, le cauſe di quelle ſono le coſe ſignificanti, &
queſto è perche il ſegno ſi riferiſce alla
coſa ſignificata, l’effetto alla cauſa, la concluſione alla proua.
Ma per dichiaratione io dico, che ſignificare è per ſegni dimoſtrare, &
ſegnare, e imprimere il ſegno:
là doue in ogni opera da ragione drizzata, & con dißegno finita è impreſſo il ſegno dell’ Artefice, cioè
la qualità, &
la forma, che era nella mente di quello, perciò che l’artefice opera prima nell’intelletto, & concepe nellamente, & poi ſe-
gna la materia eſteriore dell’habito interiore.
Specialmente nell’ Architettura.
Percioch’ella ſopra ogn’ Arte, (ſignifica,) cioèrappreſenta le coſe alla uirtù, che conoſce, & concorre principalmente à formare il concetto
ſecondo l’intentione dell’ Arte;
& queſto è propio ſignificare: ma eſſer ſignificato è propio eſſer rappreſentato al ſopradetto modo.
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De i ſegni alcuni ſono ſi à dentro, che ueramente ſono come cagione delle coſe, altri fanno una ſuperficiale, & debile istimatione delle coſe; lo
Architetto laſcia queſti ultimi ſegni all’Oratore, &
al Poeta, & inſieme con la Dialettica, che è modo dell’artificioſo diſcorſo, abbraccia
quegli, perche neceßarij ſono, intimi, &
concludenti.
Donde auuiene, che chi fa profesſione d’ Architetto, pare che nell’una, & l’altra parte eſſer debbia eſſercitato.
Ogni agente nel grado, ch’egli tiene, eſſer deue perfetto, acciò che l’opera compita, & perfetta ſi ueda. Tre ſono gl’agenti delle coſe, il Diui-
no, il naturale, lo artificiale, cioè IDIO, La Natura, l’Huomo, noi parleremo dell’ huomo:
s’adunque l’ Architettura è coſi

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