Vitruvius, I Dieci Libri dell' Architettvra di M. Vitrvvio, 1556

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5143SECONDO.
Mai Phrigij, che habitan le campagne, per la inopia de boſchi hauendo de legnami biſogno, eleggono alcune parti
piu eleuate del terreno, &
quelle cauando nel mezzo, & uotandole, & facendo i ſentieri allargano gli ſpacij quanto
cape la quantità, e grandezza del luogo;
ma di ſopra poi legando tra ſe molti fuſti fannoi colmi de i tetti piramida-
li, &
quelli con canne, & paglie coprendo inalzano ſopra le ſtanze grandisſimi grumi di terra, & à queſto modo
fanno con la ragione dei tetti l’inuernate caldisſime, &
l’eſtati freſchisſime. Altri di paluſtre alica i loro tuguri ri-
coprono, &
ancho appreſſo altre nationi, & in alcuniluoghi ſimigliantemente, & in queſta maniera le caſe ſi fan-
no, in Marſiglia ancho ſi può uedere, cheitetti fatti ſono ſenza tegole poſtaui ſotto la terra con le paglie;
in Athe-
ne etiamdio per eſſempio di antichità nell’Arcopago fin’ànoſtri giorni ſi uede il tetto dilottole.
Anchora nel Cam-
pidoglio la caſa di Romulo enlla Sacra Rocca ci può far auuertiti de gli antichi coſtuni, per eſſer coperta di paglie,
&
dificno, & coſi per tai ſegni potemo diſcorrere ſopra la inuentione de gli antichi edificij, che coſi fuſſero, come
1110 detto hauemo.
Finito ha Vitr. l’argomentatione proposta, & con molti eſſempi ci haconfermati nella credenza dell’ antico, eneceſſario modo del fabricare, &
quaſi ci ha indotti à credere la inuentione del conſortio humano eſſer ſtata ſecondo, che egli ha detto, hora ci unole far accorti di quanto lo
uſo, &
la iſperienza, & dipoi l’arte ci ha dimostrato, & dice.
Ma hauendo gli huomini operando ogni giorno fatto le mani piu pronte, e piu deſtre à fabricare, & eſlendo con ſoler-
tia alle arti peruenuti per lo eſſercitare continuamente gl’ingegni loro, ne ſegui poiche à gli animi loro aggiunta la
induſtria fece, che chitra quelli fuſſero piu ſtudioſi, &
diligenti confeſſauano ſe eſſer fabri.
Fabro latinamente ogni artefice è nominato, diceſi in Greco Tecton d’onde è il nome d’Architetto deriuato (come nel primo libro s’è detto,) &
quiſi può uedere come nonſolamente le coſe alla Architettura pertinenti habbiano hauuto principio, ma ancho iuocaboli delle coſe, però pru
dentemente Vitr.
nonlaſciando alcuna coſa rende per fetto l’anditore, & il lettore delle opere ſue. Fabri adunque ſi chiamauano ipiu studioſi
2220&
diligenti operatori; perche alla natura, all’eſſercitio, alla ſolertia aggiugneuano la induſtria. Laquale non è altro che un diſiderio di affa-
ticarſi ridotto all’opera con diligenza, &
eſſercitio dello ingegno, & dell’arte per conſeguire il perſetto compimento di quella. Conchiude
adunque Vitru.
come tutte l’arti, & le inuentioni delle già dette coſe habbiam preſo il naſcimento loro.
Quando adunqueda principio queſte coſe ſtate ſieno in queſto modo ordinate, & la natura non pure di ſentimen-
ti habbia gli huomini, comeglialtri animali adornati, maanchora di conſideratione, &
di conſiglio armato l’intel-
letto, ſottomettendo al poter loro glialtri animali, quelli digrado in grado alle altrearti, &
diſcipline peruenendo,
uſciti dal fabricare, dalla uita ferigna, &
ſilueſtre alla manſueta, & humana ſi conduſſero; d’indi animoſamente
ammaeſtrandoſi, &
piu oltre guardando con maggiori penſamentinati dalla uarietà dell’arti, non piu caſe humi-
li, &
baſſe, ma grandi habitationi fondate, & di pareti fatti di mattoni, & di pietre, & dilcgnami compoſte, & di
tegole coperti cominciarono à fabricare.
Dapoi creſcendo in uarie oſſeruationi diſtudi con giudicioſo diſcorſo da
3330 incerte à certe ragioni dimiſure la coſainanzi conduſſero, &
di la auuertendo, che la natura largamentei legnami
producena, &
porgeua loro abondante copia di materia da fabricare, cominciarono à nodrirla, & à cultiuarla, &
creſciuta poi con artificij ornarla all’uſo diletteuole &
eleganza della uita. Etperò di quelle coſe io ui ſon per dire,
lequali commode, &
buone ſono negli edificij, dimoſtrando, comeio potrò, le qualità, e uirtù di quelle.
Vitruuio ci ha condotti à poco à poco à ritroudr la materia, & l’abondanza delle coſe, che uanno nelfabricare, & quaſi ha fatto naſcere tutte
le coſe una dall’altra con la euidenza, &
col porre dianzi à gli occhi tutto il ſucceſſo, & accreſcimento dell’arte, & s’ha eletto di trattare
uon di tutte le ſorti delſabricare;
perche le fabriche fatte dalle gentirozze, ò per necesſità ſono d’infinite maniere, & Pinfinito non cade
ſotto la dottrina de i precetti, ma uuole trattar di quelle che dalla ciuile uſanza, &
per commodo, & per bellezza ſono degne dieſſer conſi
derate.
Hora adunque cominciar à à trattare delle qualità, è forze delle ſopradette coſe, accioche (come ſidice) la ſua inſtitutione uada
con ſuoi piedi, &
perciò fare proua con che ragione egli ha uoluto nel preſente libro trattare della materia, che ſi adopera nel fabricare,
4440&
dice.
Ma ſe alcuno uorrà diſputare dell’ordine di queſto libro penſandoquello douer’eſſer à tutti gli altri prepoſto, acciocho
eglinon penſi, cheio errato habbia, ne dirò la ragione.
Come chi fabrica una caſa, e tenuto rendere la ragione dell’ordine uſato nelfabricare; coſi chi compone un’opera, & inſegna un’arte, e obbli-
gato à dire, perche prima, &
perche poi poſte habbia le coſe in quell’arte contenute, & queſto è per acquetar gli animi di quelli, che odono,
ò uedono le coſe impoſte, però Vitr.
con grande humanità & modestia rende conto dell’ordine del preſente libro.
Scriuendo io il corpo dell’Architettura, ho penſato di eſponere nel primo libro di che ammaeſtramenti, & diſcipline
ella eſſer debbia ornata, &
con certi terminiio ho uoluto finire le ſue maniere, & dire, da che ella nata fuſſe, & coſi
quello,che fuſſe all’Architetto neceſſario iui dimoſtrai, &
però nel primo libro ho detto dell’offico dell’arte, nel
preſente io diſputerò delle coſe naturali della materia per accommodarle all’uſo del fabricare, perche il preſentelibro
5550 non dichiarerà oue naſce l’Architettura, ma d’onde l’origini delle fabriche ſono ſtate inſtituite, &
con quai ragioni
nodrite, &
peruenute di grado ingrado à queſta determinatione, & però in queſto modo alluogo, & ordine ſuo po
ſta ſerà la compoſitione di queſto uolume.
La ragione di Vitr. in uirtu è queſta, non è conueniente trattare d’alcuna coſa partitamente contenuta in un’arte, prima che egli ſi tratti de i prin
cipij di quell’arte, percioche niuno effetto è prima che la cauſa ſua, ſe io adunque (puo dir Vitru.)
trattato hauesſi prima della materia, che
è trattatione particolare di queſt’arte, &
non de i principij di tutta l’arte, io non hauerei uſato l’ordine, che ſi conuiene, il fine dell’ Archi-
tetto non ciſarebbestato manifeſto, coſa che era ſommamente neceſſaria, perche la cognitione delfine precede ogni operatione;
dapoi l’uffi-
cio dello Architetto ſarebbe ſtato aſcoſo, iprecetti dell’arte laſciati, la confuſione ci hauerebbe impeditoil uero intendimento.
Meritamen-
te adunque le coſe dette nel primo libro doueuano preceder tutte l’ultre, che neiſeguenti contenute ſono;
ma perche ilſecondo libro conte-
ner debbia il trattamento della materia, ſimilmente è manifeſto;
perche la materia è principio non della Architettura, perche l’Architettura
6660 non è fatta di legno, ne di pietra, ma delle coſe che ſono dall’arte formate, &
è principio & ſoggetto, nelquale ſi eſprime quello che è nella
mente dello artefice, cioè l’Ordine, la Diſpoſitione, la Diſtributione, la Simmetria, la Gratia, &
il Decoro, & in ſomma il perche, lara-
gione, il Diſcorſo, &
la coſa ſignificante, come nel primo libro ſi dimoftra, iltrattamento adunque della materia e alluogo ſuo, & ſi co-
me nel primo libro s’ è detto della origine dell’arte, coſi nel ſecondo ſi tratta dell’origine del fabricare.
Hora io tornerò al propolito, & delle copie dirò, che buone ſono al fabricare, in che modo ſiano dalla natura compo
ſte, &
con che meſcolanze, e principij ſienoiloro componimenti temperati; acciò non oſcure, ma chiare ſieno àilet-
tori eſponerò con ragione.
Perche niuna ſorte di materia, ne corpo ò, ne coſa alcuna, che ſenza la unione di quei prin
cipij poſſa uenir in luce, ne eſſer allo intendimento ſottopoſta, ne altramente la natura delle coſe dei precetti de i
Filoſofi naturali puo hauere le ſode, &
uere dichiarationi, ſe prima le cauſe, che in quelle coſe ſi trouano, in che mo-
do, &
perche coſi ſieno con ſottilis ſime ragioni dimoſtrate non ſono.
Douendo trattar Vitruuio de glieffetti che fanno le coſe, che entrano nelle fabriche, come ſonoilegnami, le pietre, & altre coſe, accioche ſap-
piamo elegger le buone, &
utili; neceſſario è, che egli ragioni delle cauſe, & de i principij di quelle, imperoche il uero ſapere, (come det-
to hauemo) conſiſte nella cognitione delle cauſe, &
de iprincipij, di perche adunque niuna coſa ſi troua in qualunque modo à ſenſi humani ſot
topoſta, che compoſta non ſia per la meſcolanza de ſuoi principij, &
le coſes’intendono, come ſono; però è neceſſario trattare de i princi-
pij, &
tanto piu perche la cognitione della meſcolanza de i principij ci dara ad intendere qualmateria come pietra; ò legno ſia buona ad
una coſa,&
quale all’altra, perche altra natura ha ’Olmo, oltra il Poppio, altro effetto failmarmo, altro il tofo, altro il ſaſſo, però

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