Vitruvius Pollio, I dieci libri dell?architettura, 1567

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1ma molto piu per quello, che ſegue, come ſi uedrà qui ſotto. Dice adunque Vitruuio
che gli antichi Architetti hanno uſato la regolata ragione de i Mathematici, intendendo per
canonica, & regolata la ragione de i numeri, della quale i Muſici eſperti ſi ſogliono ſeruire: &
comprende la ſpeculatione, & la pratica, dicendo la regulare Mathematica, & Muſica ragio­
ne.
Et perche il luogo ſia piu riſuonante, oltra la circolar figura de i Theatri, oltra il giuſto ſa­
limento de i gradi toccati tutti da un'iſteſſa linea ne gli anguli loro, fecero ſopra gli ultimi, & ſo
premi gradi di ſopra un portico a torno il Theatro con ampie aperture dauanti, ma chiuſo di die­
tro, accioche ſottentrando la uoce in quelle ampiezze, riſuonaſſe ſotto que uolti, come riſuona
nelle cauerne, & ne gli inſtrumenti, che hanno gran corpo.
Di queſti portichi ne dirà Vitr. al
luogo ſuo, fin tanto auuertiremo a quello, che egli dice.
Perche ſi come gli organi nelle lame d'ottone, o di corno ſi fanno perfetti con la dieſi
alla chiarezza de i ſuoni delle corde: coſi le ragioni de i Theatri ſono ſtate con ragione
Armonica ordinate da gli antichi allo accreſcimento della uoce. Cioè, ſi come alla ragione
delle corde, & del loro ſuono s'accordano gli inſtrumenti di canne, & gli organi, coſi con Ar­
monica ragione allo augumento della uoce da gli antichi ſono ſtate ordinate le ragioni de i Theatri
come che uoglia dire, che la dieſi, che è la minima uoce, & principio di accordar gli instrumen
ti, habbia dato la regola di accordare gli inſtrumenti da canne.
Entra adunque Vitr. con que­
ſto propoſito a ragionare dell'Armonia.
Et dice, che coſa è, & ne fa le figure, & deſcrittioni
interpretando la mente di Ariſtoxeno, del quale non douemo noi però troppo aſſicurarci: impero­
che egli attribuiua il tutto alle orecchie; niente concedeua alla ragione; diuideua il tuono in due
parti eguali, coſa non approuata da i buoni Armonici, & finalmente è licentioſo, & dubbioſo au­
tore.
dice adunque Vitr.
Dell' Armonia. Cap. IIII.
L'Armonia è muſica litteratura, oſcura, & difficile, & ſpecialmente a quelli,
che non hanno conoſcenza di lettere Greche.
la quale ſe noi uolemo eſplica­
re, egli è anche neceſſario di uſare le parole Greche, perche alcuna coſa di
quelle non ha i nomi latini.
Et però quanto io potrò, apertiſsimamente in­
terpreterò da gli ſcritti di Ariſtoxeno, & ſottoſcriuerò la ſua deſcrittione, & diſegnerò i
termini de i tuoni, accioche chi con piu diligenza ui attenderà, poſſa piu facilmente
intendere.
Alla Muſica appartiene, & conſiderare, & operare d'intorno a que numeri, che ad altri ſi
riferiſceno, aggiuntoui il ſuono.
per il che diuideremo la Muſica principalmente in due parti,
delle quali una ſarà tutta poſta nel giuditio della ragione, & di quella poco ne dice Ariſtoxeno,
come di quella, che conſider a la natura, la differenza, & la proprietà d'ogni proportione, &
d'ogni conſonanza, & pone diſtintioni tra quelle coſe, le quali per la loro ſottigliezza non poſſo
no eſſere giudicate dal ſenſo.
L'altra conſumandoſi nelle operationi, & praticando in diuerſe
maniere ſi con la uoce, come con gli instrumenti, & componimenti diletterà il ſenſo de mortali
affaticato, & porgerà gentile ammaeſtramento della uita (come ſi uede nella poeſia) la quale
è una parte di queſta Muſica delle principali.
Muſica adunque è ragione, & eſſercitio della na­
tura Armonica.
Armonica natura, è quella, che ſi puo con ſuoni adattare inſieme. La ragio­
ne non opera, cioènon diſcorre ſenza l'occaſione del ſenſo, perche non fa giudicio di coſe non pri­
ma conoſciute.
Egli è adunque neceſſario di congiugnere una parte, & l'altra in modo, che il
ſenſo prima ſi adoperi, & poi ſegua la ragione.
Onde ben dice Boetio, che bella coſa è di cono­
ſcere con modo, & uia, che coſa è, & che coſa apporta quello, che è commune a tutti i uiuenti.

Di queſte coſe il uulgo non ha dubitatione, i dotti ſi torceno, i conoſcentiſi dilettano.
Et però la

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