Vitruvius Pollio, I dieci libri dell?architettura, 1567

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Se adunque è ragioneuole, & conueniente coſa, che il numero ſia ſtato ritrouato dalle
dita dell'huomo, & che da i membri ſeparati ſi faccia la corriſpondenza delle miſure ſecon
do la rata parte a tutta la forma del corpo; reſta, che noi admettiamo quelli, i quali anche
fabricando le caſe de gli immortali Dei, coſi ordinarono le parti delle opere loro, che le
diſtributioni, & compartimenti di quelli ſeparati, & uniti col tutto conuenienti fuſſero
alle proportioni, & ſimmetric.
Pone in queſto luogo Vitru. la uniuerſale concluſione di tutto quello, che egli ha detto: però
a me pare, che il primo capo di queſto libro quiui habbia a finire, doue ſi conchiude chiaramen­
te quello, che Vitr. ci ha detto, che non puo fabrica alcuna hauer ragione di componimento, ſen­
za miſura & proportione; ſe prima non hauerà riſpetto, & conſideratione ſopra la uera, & cer­
ta ragione de i membri dell'huomo ben formato, & proportionato, come raro eßempio di pro­
portione., & giuſto compartimento.
Ma ſeguitiamo pure l'antica diuiſione de i capi attendendo
alle coſe, che ci uengono propoſte da Vitr. ilquale come erudito nelle diſcipline de' Greci uſa una
uia, & un modo ragione uole nel trattar le coſe.
& però dice.
I principij de i Tempij ſono quelli, de i quali è formato lo aſpetto delle lor figure. &
prima è quello, che è detto faccia in pilaſtri, dapoi quello che è detto Proſtilo, & l'Amfi­
proſtilo, lo Alato, il Falſo alato di due ordini, lo Alato di due ordini, & lo ſcoperto.
Volendoci Vitr. inſegnare la compoſitione de i Tempij, con gran ragione comincia da quelle dif­
ferenze, che prima ci uengono dinanzi a gli occhi.
perche l ordine della cognitione porta, che
cominciamo dalle coſe uniuerſali, & confuſe, & indiſtinte, & poi che ſi uegna al particolare,
eſplicato, & diſtinto.
oltra che nell' Architettura egli ſi deue auuertire, che l'occhio habbia la
parte ſua, & con la uarietà de gli aſpetti ſecondo le figure, & forme diuerſe de i Tempij ſi dia di­
letto, ueneratione, & autorità alle opere.
& ſi come la oratione ha forme, & idee diuerſe per ſa­
tisfare alle orecchie, coſi habbia l' Architettura gli'aſpetti, & forme ſue per ſatisfar a gli occhi,
& ſi come quello, che è nella mente, & nella uoglia noſtra ripoſto, con l'artificio di leuarlo fuo­
ri di noi, & portarlo altroue, le parole, le figure, la compoſitione delle parole, i numeri, le mem­
bra
, & le chiuſe fanno le Idee, & le forme del dire, coſi le proportioni, i compartimenti le dif­
ferenze de gli aſpetti, i numeri, & la collocatione delle parti fanno le idee delle fabriche, che ſo­
no qualità conuenienti a quelle coſe, per le quali ſi fanno.
Altra ragione di ſentenze, di artificij,
di parole, di figure, di parti, di numeri, di compoſitione, & di termini ſi uſa uolendo eſſer chia­
ro, puro, & elegante nel dire.
altra uolendo eſſer grande, uehemente, aſpro, & ſeuero: & altro
richiede la piaceuolezza, altro la bellezza, & ornamento del parlare.
ſimilmente nelle Idee del­
le fabriche altre proportioni, altre diſpoſitioni, altri ordini, & compartimenti ci uuole, quando
nella fabrica ſi richiede grandezza, & ueneratione, che quando ſi uuole bellezza, o dilicatez­
za, o ſimplicità.
& perche la natura delle coſe, che uanno a formare un'idea dell' oratione fa, che
quelle poſſono eſſer degnamente inſieme con quelle, che uanno a formarne un'altra.
la onde nella
purità ſi puo hauer del grande, nella grandezza, del bello, nella bellezza del ſemplice, & nella
ſemplicità dello ſplendido; anzi queſto è ſomma lode dell'oratore, et ſi fa meſcolando, le condi­
tioni d'una forma, con le conditioni d'unaltra.
come è manifeſto a i ueri Architetti dell'oratione.
però dico io, che meſcolando con ragione nelle fabriche le proportioni d'una maniera, o compo­
nendole, o leuandole, nè puo riſultare una bella forma di mezo.
le coſe da prima ſono ſemplici, è
ſchiette, poi ſi fanno con diuerſe aggiunte ogni fiata maggiori, et piu ornate come ſi uede chia­
ramente in tutte le opere, et inuentioni de mortali.
Non deue però il ſauio, & prudente Ar­
chitetto pigliare tutto quello, che uien fatto da ognuno, ma ſolamente quelle coſe, che comin­
ciano hauere non ſo che di occulta uirt ù, onde dilettino i ſenſi noſtri.
come lo eccellente oratore
non piglia tutto quello, che'l ſciocco uulgo, o la baſſa plebe apprende, ma tutto quello, che puo
cadere ſotto la capacità di chi aſcolta con qualche piu eleuato ſentimento, che da ſe la ple­
be non trouaria, ma trouato da altri appiglia, & ſene diletta.
coſi Vitruuio, non pren-

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