Vitruvius Pollio, I dieci libri dell?architettura, 1567

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1chie prendino la dolcezza, & dilettation ſua.
Molti eſſempi ci adduce Vitr. per li quali ſi comprende, come ſi ſtia la communanza delle ſcien­
ze; & prima dimoſtra quella tra due ſcienze, & poi tra molte.
La Muſica, & La Medicina ſo­
no ſcienze, o Arti che uogliamo.
l'officio del Medico in quanto Medico, è di indurre, & di con­
ſeruare la ſanità; l'opera del Muſico in quanto Muſico è dilettare col ſuono, & col canto le orec­
chie de gli aſcoltanti.
in queſti ufficij, & effetti ſono differenti, ma nelle ragioni poſſono eſſer
conformi.
la conformità naſce da una regola commune, che all'uno, & all'altro puo facilmente
ſeruire, perche conſiderando il Medico la eleuatione, & la depreſſione de i polſi, la uelocità, &
tardezza, la egualità ouero la diſaguaglianza, conuiene col Muſico, ilquale nelle uoci conſi­
dera le iſteſſe coſe riguardando a i piedi delle parole che ſono ne i uerſi, o al mouimento de i piedi,
che ſi fa al ſuono di qualche inſtrumento.
percioche lo eſſer tardo o ueloce, che riſponde al tem­
po, alto o baſſo, che riſponde al tenore, & a i gradi della noce eguale o diſeguale, che riſponde
all'uno, & all'altro ſono termini communi, che a molte coſe di natura diuerſe, ſi poſſono appli­
care: però non è incommodo alcuno che nella ragione conuenghino molti artefici, i quali ſiano
nelle opere differenti; & queſto naſce dal ualore de i principij, i quali eſſendo uniuerſali, & in­
differenti abbracciano piu coſe, & non dipendeno da ſoggetto alcuno.
Eguale adunque ſi puo di­
re, de i tempi, de gli ſpatij, de i mouimenti, de i corpi, de i numeri, delle uirtù, & di molte altre
coſe che a diuerſi Artefici con ragione diuerſamente conferme aſpettano.
dico diuerſamente con­
forme; percioche il principio è uno; come ſe io diceßi.
Lo eguale giunto allo eguale fa il tutto
eguale, ma l'applicatione ſi fa in materie, & ſoggetti diuerſi: perche il Medico applicherà il det­
to principio alle qualità, & uirtù dell'herbe, il Muſico a i tempi delle ſillabe, il filoſofo naturale
a i moti, il Geometra alle grandezze, & altri ad altre coſe; come anche il Medico pigliando dal
Geometra, che gli angoli facilmente ſi uniſceno, & la circonferenza non coſi.
dice per queſto le
ferite circolari eſſer difficili da ſaldare, & unire, & i tagli migliori; & in queſto il Medico s'ac­
compagnerà col Geometra, nè però il Geometra oſera metter le mani addoſſo d'un ferito, nè il
Medico come Medico ardirà opporſi al Geometra.
Simigliantemente tra Muſici, & Aſtro­
logi è commune il diſputare del conſenſo delle ſtelle, de i concenti & conſonanze Dia­
teſſaron, & Diapente nominate, che ſono ne gli aſpetti quadrati, o triangolari.
Io deſidero laſciarmi intendere, percioche il Philandro benche ſidelmente eſponga le parole
dello interprete di Tolomeo; ci laſcia però di ſiderio di maggior intelligenza.
Dico adunque, che
uolendo gli Aſtrologi dimoſtrare come i corpi celeſti concordano a mandar qua giu nel centro i
diuini loro influßi, hanno pigliato alcune figure di Geometria tra ſe proportionate, & riſponden­
ti.
La prima è quella, che ha tre anguli, & tre lati eguali, la ſeconda che ne ha quattro, la ter­
za, che ne ha ſgi.
hanno poi miſurato gli angoli di quelle figure, & ritrouato tra quelli eſſere pro­
portione, & corriſpondenza mirabile; & per quelle hanno giudicato la conformità, & conſo­
nanza, che hanno le ſtelle nel mandar qua giu le loro diuine uirt uti, & per maggior chiarezza,
io dico, che gli angoli ſi miſurano dalla circonferenza compreſa, che tengono le linee, che gli
fanno.
Dico dapoi, che gli antichi chiamauano Aße ogni coſa intiera atta ad eßer miſurata, o
partita, & la diuideuano in dodici parti.
L'una era detta onza; le due, ſeſtante: perche entra­
uano ſei fiate nel tutto, che era dodici.
Le tre, quadrante, perche entrauano quattro fiate nel­
l'Aße.
Le quattro triente, perche u'intrauano tre fiate. & non denominauano altrimenti le cin­
que, che Quincunce, perche non entrauano egualmente a far il tutto come le due, le tre, & le
quattro.
Ma le ſei erano dette ſemißes, quaſi la metà dell'Aße. le ſette, ſettunce, per la iſteßa
ragione delle cinque.
le otto, beßem, perche alli ſei ne aggiugneno duc. Le noue dodrante, le dieci
Deſtante, & le undeci deunce, perche in quelle non era moltiplicatione, nè aggiunta, che egual­
mente entraße a finire le dodici.
Stando le coſe nel ſopradetto modo, io dico che lo angolo dritto
del quadrato giuſto, & intiero occuperà dodici parti, l'angolo del triangulo, che èmaggiore, &
piu largo ne abbraccera ſedici, l'angolo della figura di ſei, come piu ſtretto, ne tenirà otto.
lo an-

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