Vitruvius Pollio, I dieci libri dell?architettura, 1567

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1nella tutela de i quali ſpecialmente è poſta la terra, & a Gioue, & a Giunone, &
a Minerua ſi danno i piani in luoghi altiſsimi, di doue ſi poſſa unitamente uedere gran
diſsima parte della città.
Ma a Mercurio nel Foro, ouero, come anche ad Iſide, & a
Serapi, nel ſondaco, o mercato.
Ad Apolline & al padre Bacco, preſſo al Theatro.
Ad Hercole uicino al Circo.
in que luoghi doue non ſaranno Gimnaſi, o Anfitheatri. A
Marte fuori della Cíttà, & al campo.
& a Venere al porto. & queſto è ſtato ordinato da
gli auriſpici Etruſchi, cioè, che a Venere, a Vulcano, & a Marte ſiano fatti i tempij
fuori delle mura: accioche i piaceri di Venere non prendino piede nella città appreſſo la
giouentù, & le madri di famiglia, & che dalla forza di Vulcano tratta fuori della città
con religione, & ſacriſicij, gli ediſici parino eſſer dal timore de gli incendij liberati.
Ma
la'diuinità di Marte eſſendo fuori della terra conſecrata, non ſarà la diſſenſione, che
uiene all'arme tra li cittadini, ma con quella difeſa da i nimici conſeruerà quella da i
pericoli delle battaglie.
Similmente a Cerere ſi faranno i tempij fuori della città, in
luoghi, doue non ſi uada, ſe non per neceſsità, douendoſi con religione, & con ſanti
coſtumi queſto luogo conſtantemente guardare.
Al reſtante de gli altri dei, biſogna
ritrouar i luoghi da fabricare, che ſiano conuenienti guardando ſempre alle maniere
de i ſacrificij.
Tratta Vitruuio in queſto capo, quanto appartiene alla uniuerſal diſpoſitione, diſtributione,
& decoro de i luoghi, conſiderando il compartimento de i piani all'uſo commune.
Compar­
timento in queſto luogo io chiamo una ragioneuole diuiſione del piano accompagnata dal deco­
ro, dalla ſufficienza delle parti, & dalla riſpondenza delle coſe: ſi che a grandi ſoggetti,
grandi edificij ſi facciano, & de i grandi edificij grandi ſiano i membri; perche la Citta è
come una grandiſſima caſa, come ſi puo dire, che la caſa ſia una picciola città.
Il ſauio Ar
chitetto deue donare alcuna coſa alla uſanza de i paeſi, non però deue egli errare, nè ab­
bandonare la ragione: ma non laſciare la uſanza, & tenerſi alla ſcienza; altrimem i la cat
tiua uſanza non è altro, che la uecchiezza del uitio: dal quale animoſamente l'huomo ſi
deue diſcoſtare, & dar buono eſempio a i ſucceſſori.
La ragione adunque del Foro è che ſia
poſto preſſo al porto, ſe la città è uicina al mare: ouero nel mezo della città, ſe ella è fra
terra: il Foro è luogo, doue ſi uendeno le coſe, & doue ſi tiene ragione, è commodo a foreſtie
ri, & mercanti, che uengono di parti lontane eſſendo uicino al porto, quando la città è proſ­
ſima al mare: ma nel mezo della città è commodo, perche il mezo è propinquo a tutte le par
ti, & preſto prouede a i biſogni, & però Vitruuio ha detto.
In medio oppido. perche oppi­
dum è detto dal dare aiuto, che in latino ſi dice dare opem; ouero perche iui ſi portano le
ricchezze, che, opes, ſi chiamano.
Il reſto è facile.
Ma del modo del fabricare i tempij, & delle miſure, & ſimmetrie di quelle, nel ter
zo, & nel quarto libro ne renderò le ragioni: percioche mi è piacciuto determinare
prima della copia della materia, che ſi deue nelle fabriche preparare: & eſponere la
forza & uſo di quella, & poi trattare delle miſure de gli ediſicij, & gli ordini, & le manie­
re partitamente di tutte le ſimmetrie, & in ciaſcuno de i ſeguenti libri eſplicare.
Et ragioneuolmente prima tratta della materia, & poi della forma: perche prima poco è
da dire della materia, come coſa che la natura ci porta, & molto della forma: & è giuſto
sbrigarſene preſto.
Dapoi perche un'iſteſſa materia ſerue a diueſe forme, & maniere. & ſi­
mile uſanza tiene Ariſtotile, per commodità della dotrina, ne i libri de i principij naturali.
Fine del Primo Libro.

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