Vitruvius Pollio, I dieci libri dell?architettura, 1567

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1& molto del terreno, & coſi con iſpeſſe compoſitioni aſſodate, nè dalle tempeſtate, nè dal­
le forze del fuoco ſenteno nocumento.
& queſto ſi puo maſsimamente giudicare da i mo­
numenti, che ſono d'intorno la terra di Ferento, fatti di queſte pietre.
perche hanno le
ſtatue grandi fatte egregiamente, & le figurine, & i fiori, & gli acanti mirabilmente ſcol­
piti, lequali benche ſiano uecchie, pareno però coſi nuoue, che ſe fuſſero hor hora fatte.
ſimilmente i fabbri del metallo adoperano per li getti le forme fatte di queſte pietre, & ne
hanno di quelle per fondere il metallo grandiſsimi commodi.
le quali ſe fuſſero preſſo
Roma, degna coſa ſarebbe, che da queſte officine fuſſero fatte tutte le coſe, ma forzan­
doci la neceſsità per la uicinanza che delle roſſe, & delle Paliane, & di quelle, che ſono ui­
cine a Roma ci ſeruiamo, ſe alcuno uorrà porle in opera ſenza difetto, biſognerà in que­
ſto modo apparecchiarle.
Douendoſi fabricare, due anni prima non nel uerno, ma nel­
la ſtate ſi caueranno quelle pietre, & ſi laſciaranno ſteſe allo ſcoperto.
& quelle, che dal­
le pioggie & mali tempi per lo ſpacio di due anni ſaranno ſtate offeſe, ſiano poſte nelle fon
damenta: le altre non guaſte, come approuate dalla natura, potranno ſopra terra nelle
fabriche mantenerſi, nè ſolamente ſi deono queſte coſe oſſeruare nelle pietre quadrate, ma
anche nelle opere di cemento.
Vitruuio tratta in queſto luogo delle pietre fatte dalla natura, & ne dimoſtra la diuerſità, l'u­
ſo, & il commodo di eſſe molto facilmente.
& tutta queſta materia ſimilmente è stata pigliata,
& leuata di peſo dirò coſi, da Plinio nel trenteſimo quinto libro al uigeſimo ſecondo Capo.

Hora anche noi in ſomma diremo.
Cinque generi di pietre naturali ſi trouano, la Gemma, il
marmo, la cote, il ſelice, il ſaſſo.
Le Gemme ſi conoſceno dalla ſoſtanza, dal uedere, dal toc­
care, & dalla lima.
ſono piu graui, & piu fredde del uetro, non patiſceno la lima, hanno lo
ſplendore piu ſaldo, piu chiaro, & empieno, & dilettano la uista piu che ſi mirano, nè ſi ſmar­
riſcono al lume della lucerna, & ſono di ſoſtanza uiuace, & piena.
Di queſte non ragiona l'Ar­
chitetto, perche non uanno nelle ſabriche.
I marmi prouano la lima, ſono grandi, & riſplen­
deno: le ſelici hanno come ſquame; le coti come grani; i ſaſſi non hanno ſplendore.
Ragionan­
do delle pietre, conſideramo il tempo di cauarle, la quantità, la qualità, la comparatione, l'uſo.
& da gli edificij fatti ſi pigliano le lor qualità. però ſi ha, che la pietra bianca ubidiſce piu, che
la foſca.
La trapparente meglio, che l'opaca. piu intrattabile quella, che piu s'aſſomiglia al ſa­
le.
il ſaſſo aſperſo come di arena, è aſpro, ſe gli uſciranno come punte nere è indomabile. l'aſper­
ſo di goccie cantonate, è piu ſodo, che lo aſperſo di ritonde.
Quanto meno è uenato, tanto piu
è intiero.
piu dura quello, che è di colore purgato & limpido. migliore è quello, la cui uena è
ſimile alla pietra.
La uena ſottile moſtra la pietra ſpiaceuole. la piu torta, & che piu gira, è
piu auſtera.
La nodoſa è piu acerba. quella pietra piu ageuolmente ſi fende, che nel mezo ha
una linea roſſa come putrida.
proſſima a quella è la bianchegna, quella, che pare un giaccio uer­
de è piu difficile.
Il numero delle uene dimoſtra la pietra inconſtante, & che crepa. Le uene
dritte ſono giudicate piggiori.
Quella pietra è piu ſoda, le cui ſcheggie ſono piu acute, & terſe.
La pietra, che ſpezzata rimane piu liſcia di ſuperficie, è piu atta allo ſcalpello.
l'aſpra quanto
piu biancheggia, tanto meno ubidiſce al ferro.
La foſca quanto piu la Luna ſcema, tanto meno
conſente al ferro.
ogni pietra ignobile, tanto è piu dura, quanto è piu cauernoſa. Quella, che
non aſciuga l'acqua, che ſe le ſpruzza ſopra, è piu cruda.
ogni pietra graue è piu ſoda, & piu ſi
liſcia, che la leggiera.
& la piu leggiera della piu graue è piu fragile. Quella che percoſſa riſuo­
na, è piu denſa della ſorda.
La ſtropicciata, che ſa di ſolfo, è piu dura che la ſenza odore. Quel
la, che piu reſiſte allo ſcalpello, piu dura alle acque, & mali tempi.
Ogni pietra di nuouo ca­
uat a, è piu tenera.
& io ne ho uedute in Inghilterra che biſogna lauorarle alle caue, perche ſe
ſtanno troppo cauate s'indurano di modo, che non ſi poſſono lauorare, ſe non ſtanno nell'acqua
un'inuernata.
ſoffiando l'Oſtro piu facilmente ſi lauorano le pietre, che ſoffiando Borea. quella pie­
tra, che nell'acqua ſi fa piu graue, ſi disfa per l'humore.
quella, che per lo fuoco ſi ſgretola, non

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