Vitruvius Pollio, I dieci libri dell?architettura, 1567

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1l'acqua conuertita in acre cerca d'uſcire, & ritrouar luogo capace, & paſſando per uno ſiretiſ­
ſimo punto, ſa quello impeto, che ſi uede.
& ſe con piu forza il calore, poteſſe preſto conuer­
tire l'acqua in fuoco, come ſa la poluere dell artigliaria; ſi uedercbbe gagliardiſſimo eſſetto, &
le palle non durerebbono, ma ſpezzate fariano del male, come hanno fatto ad alcuni.
Maper­
che l'eſalatione, che è uapore caldo, & ſecco, ſia principio de i uenti, egli ſi proua per tre ſegni.

Il primo è, che per li molti uenti, che regnano, le regioni ſi fanno calde, & ſecche.
il ſecondo è, che
i gran uenti fanno ceſſar le pioggie.
Il terzo è, che uengono piu uenti, cioè dal Settentrione,
meriggie, & da Ponente, che da Leuante, perche in quelle parti ſi troua maggior copia di eſala­
tioni.
Queſti ſegni pareno contrarij di primo aſpetto alla iſperienza. & prima, perche quando
ſono gran uenti, pare che regni maggior freddo.
dapoi non ſi uede, che gli huomini riſcaldati cer­
cano di farſi uento, per raffreddarſi?
Riſpondo, che il freddo, che ſi ſente al tempo, che ſoſſia­
no i uenti, naſce per la meſcolanza che ſanno le eſalationi, con i uapori ſreddi, & humidi,
quando s'incontrano, & anche dalla freddura dello aere, con il quale ſono meſcolati i uapori,
perche puo anche eſſere, che la eſalatione ſia mutata per lo freddo, che ella troua nel mezo
dello aere, ma ceſſando il uento il paeſe reſta aſciutto, & caldo.
Al ſecondo io dico, che per lo
farſi uento egli ſi muoue lo aere, & ſi riſtrigne, il quale aere è piu freddo che il corpo humano
riſcaldato, & però è diſiderato.
il uento adunque è eſalatione leuata da terra alla mezana par­
te dello aere, & dal freddo ſcacciata.
& ſi come il fiume da principio preſſo la fonte è poco, &
allontanandoſi dalla ſua origine per lo ingreſſo d'altre acque ſi fa maggiore, coſi il uento uicino al
luogo, doue egli ſi lieua è poco, & partendoſi è molto, ritrouando ſempre altri uapori, con i quali
egli s'accompagna, nè prima la eſalatione ſifa uento, che ella ſia ſcacciata dal freddo dello aere.

Muoueſi in giro per la ſopra detta cagione, & forſe anche ſeguendo il mouimento delle stelle,
& de i pianeti, che lo muoueno.
Et in queſto modo da picciola, & breuiſsima ueduta, ſi puo ſapere, & far giudicio del­
le grandi, & immenſe ragioni del Cielo, & della natura de i uenti; perche ſe i uenti ſaran­
no iſcluſi, non ſolo a i corpi ſani faranno il luogo ſalubre, ma anchora ſe per altri difetti
ci ſaranno delle infirmità, le quali in altri luoghi ſani ſi curano con medicine contrarie,
qui per la temperata eſcluſione de i uenti piu facilmente ſaranno curate.
Conchiude Vitru. quanto ha ſopra detto. poi comincia a narrare le infermità, che naſce­
no da i uenti, dicendo.
I mali, che difficilmente ſi curano ne i detti luoghi ſono, la grauezza, i dolori artetici,
la puntura, il Tiſico, l'uſcire il ſangue, & le altre infermità, che con lo aggiugnere, & non
con lo ſcemare ſi curano.
Queſte difficilmente ſi leuano, prima perche uengono da i fred­
di, dapoi perche indebolite le forze per l'infermità, lo aere commoſſo da i uenti ſi aſſotti­
glia, & unitamente leua il ſucco da i corpi offeſi, & gli rende piu uoti, & eſtenuati.
Ma per
lo contrario l'aere dolce, quieto, & ripoſato, & non agitato da i uenti, è piu denſo, perche
non ſoffia, nè ha ſpeſſe commotioni per la ſua ſtabilità, aggiugnendo alle membra de i
corpi, notriſce, & riſtora coloro, che ſono da ſimili infermità oppreſsi.
Ogni infermità naſce ouero da ecceſſo, ouero da mancamento, curaſi dal contrario riem­
piendo oue manca, & leuando doue abonda.
Vuole Vitru. che le ſopradette infermità, uenghino
da difetto, & mancamento, dicendone la ragione, che lo aere aſſottigliato per l'agitatione de i
uenti, aſciuga l'humore de i corpi, & gli indeboliſce, & il freddo gli offende: per queſto riuol­
gendoſi al contrario, uuole che lo aere dolce, & tranquillo gli riempia, & notriſca, & ſia ot­
timo rimedio alle ſopradette infirmità.
Grauezza è humore, che diſcende dal capo, ſerra le na­
rici, ingroſſa la uoce, & muoue la ſecca toſſe.
Hippocrate chiama tutte le grauezze, & di­
ſtillationi crizas.
I dolori artetici ſono paſſioni di quelle parti, che ſono appreßo le giunture,
& legamenti, & ſono nerui, oßa, & uene.
Dubita Galeno ſopra il ſestodecimo aphoriſmo
d' Hippocrate nel terzo libro, che coſa ueramente s'intenda, per queſto nome Arthritis, & dice.

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