Vitruvius, I Dieci Libri dell' Architettvra di M. Vitrvvio, 1556

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4941LIBRO SECONDO
DELLA ARCHITETTVRA
DI M, VITRVVIO.
19[Figure 19]
PROEMIO.
DInocrate Architetto confidatoſi nei ſuoi penſieri, & nella ſua ſolertia eſſen-
do Aleſſandro Signore del mondo, ſi partì di Macedonia per andare allo eſſercito
deſideroſo d’eſſer dalla maeſtà Regia commendato.
Coſtui dalla patria partendoſi ot-
tenne da i parenti, &
da gli amici lettere di fauore drizzate à i principali, & potenti
della corte;
accioche per mezzo loro piu facilmente admeſſo fuſſe. Eſſendo adun-
que benignamente da quelli raccolto, chieſe loro;
che quanto prima lo conduceſſe-
ro ad Aleſſandro.
Quegli hauendogli ciò promeſſo erano alquanto tardi aſpettando
il tempo commodo.
Dinocrate penſando eſſer da quelli sbeffato, à ſe ſteſſo per aiu-
to riccorſe.
Era egli di grande ſtatura, di gratioſo a ſpetto, & di ſomma dignità è for-
ma;
fidatoſi adunque di queſte doti di natura depoſe nell’albergo le ueſti, & di
1110 oglio tutto il corpo ſi unſe, &
coperſe la ſiniſtra ſpalla di pelle di Leone, corona-
to di fronde di Poppio, &
tenendo nella deſtra la Claua, ſe ne andò uerſo il tribu-
nale del Re, che teneua ragione.
Hauendo la nouità del ſatto riuolto à dietro già tutto il populo, Aleſſandro lo ui-
de, &
marauiglian doſi commando, che gli ſuſſe dato luogo, accioche egli innanzi ſi faceſſe, & dimandollo chi ſuſſe.
Egli diſſe. Io ſon Dinocrate Architetto di Macedonia, che à te porto penſieri, & forme degne della tua chiarezza.
Percioche io ho formato il monte Atho in ſigura d’una ſtatua uirile, nella cui man ſiniſtra io ho diſſegnato le mura
d’una grandis ſima città, &
nella deſtra un uaſo, che raccoglieſſe l’acqua di tutti i fiumi, che ſono in quel monte; ac-
cioche da quel uaſo nel mare ſi ſpandeſſero.
Dilettato ſi Aleſſandro della ragione della forma, ſubito dimãdò ſe d’intor
no ui fuſſero campi, che di grano poteſſero à quella Città prouedere.
Hauendo rittronato che non ci era altra uia, che
quella di oltra mare, diſſe, io conattentione riguardo al cõpimento di coſi bella forma, &
di eſſa mi diletto. Maio conſi
2220 dero, che ſe alcuno uorrà in quel luogo uenir ad habitar, nõ ſia per poco giudicio biaſimato;
perche ſi come il fanciul-
lo hora nato non ſi puo ſenza il latte della notrice alleuarſi in creſcere, coſi la città ſenza poſſesſioni, òfrutti, che ui ſia-
no portati, non può ſoſtentarſi ne mantenerſi, crefcendo ſenza copia di uettouaglie, ne eſſer frequentata, ne ſi può il
populo ſenza abondanza de uiueri conſeruare;
perilche(ſi come io ſtimo)che ſi bel diſſegno merita lode, coſi giuddi-
co douer eſſer biaſimato il luogo, ma bene uoglio, che tu ſtia meco;
percioche io intendo di uſar l’opera tua. Dall’ho-
ra in poi Dinocrate non ſi ſcoſtò mai dal Re, &
in Egitto lo ſeguitò iui hauendo ueduto Aleſſandro il porto per natu
ra ſicuro, lo egregio mercato, i campi d intorno à tutto lo Egitto abondanti di grano, &
le molte cõmodità del grã fiu
me del Nilo, cómandò, che iui dal ſuo nome Aleſſandria ſi fabricaſle;
& per queſto Dinocrate dalla bellezza, & gratia
del ſuo aſpetto, &
grandezza del corpo à quella nobiltà, & chiarezza peruenne. Ma à me ò Imperatore la natura non
diede la grandezza della perſona, &
la età mi hai deformato la faccia, la infermità leuato le forze, la doue eſſendo io
3330 da tali preſidij abbandonato, ſpero per mezzo della ſciẽza, &
de gli ſcritti à qualche grado dicõmendatione, & gloria
peruenire.
Hauendo adunque io nel primo lib. ſcritto dell’officio dello Architetto, & de i termini dell’Architettura, &
appreſſo delle mura, &
delle diuiſioni de i piani, che ſono dentro le mura, & ſeguitando l’ordine de i ſacri Tẽpi, & dei
publici ediſicij, &
ancho de i priuati, có quai miſure, & proportioni deono eſſer fatti; io nó ho penſato di porre queſte
coſe prima, che io ragionasſi della copia della materia, della qual ſi fanno le fabriche, &
cõ che ragione, & che forza ella
habbia nell’uſo, &
có che principij la natura delle coſe compoſte ſia. Ma prima, che io dia principio à dichiarire le coſe
naturali delle ragioni del fabricare, doue hanno hauuto origine, &
come per inuẽtione creſciute ſono, partitamente ra
gionerò, &
ſeguitãdo eſporrò gl’ingres ſi dell’antica natura, & di quelli, che il principio del conſortio humano, & le bel
le, &
fondate inuentioni con gli ſcritti, & regole dedicarono, & però come io da esſi ſono ammaeſtrato, dimoſtrerò.
4440
TRatta Vitr. nel ſeco ſecondo libro dell’ Architettura quale materia neceſſaria ſia allo Architetto, & come ſi ſcielga, & ſi
conoſca;
& ci dimoſtra il modo di metterla inſieme, propone il ſuo procmio, & inuero artificioſamente, & con ſommo giu
dicio, percioche hauendo nel primo libro ragionato ne i quattro ultimi capi di molte coſe pertinenti alla elettione de i luo-
ghi per fabricar la Città, &
hauendo trattato delle muraglie, & difeſe, del compartimento de i piam ſi per iſchiuare i no
ioſi uenti, come per diſtribuire ogni luogo con gratia e decoro, &
uolendo darci un ſegnalato precetto, ouero conſermar-
lo nell’ animo, &
nel penſiero dell’Architetto, benche pare, che ad altro fine lo dichi, ci dimostra con notabile eſſempio,
nel proemio del ſecondo libro, che ſopra tutte le coſe douemo conſiderare di ſabricare in luogo, che ci dia da uiuere, &
che ſuppliſca alle neceſ
ſità de i cittadini;
altrimenti non riguaràando à queſto, noi faremo le Città indarno; percioche niuno ſi mouerebbe ad habitare, doue egli ſi mo
riſſe di fame;
come ſi uede per lo contrario, che per l’abondanza delle coſe i luoghi ſono frequentati. Leggeſi in Ariſtotele doue ſi tratta delle
coſe marauiglioſe del mondo, che i mercanti Carthagineſi trouarono nauigando fuori dello ſtretto di Hercole per molte giornate un’iſola non
5550 piu per lo adietro ſcoperta che era da fiere ſolamente haoitata, ma piena però di alberi marauig lioſi &
di grandisſimi fiumi, fertile, & abon-
dante di ciò che puo naſcere, lontana molto dalla terra dell’ Affrica.
Quiui trouandoſi der temper atisſimo, & copia di tutti i frutti della terra,
cominciauano le genti abbandonare la propria città, &
andare ad habitar que luoghi, per la qual coſa i Carthagineſi conſtretti furono à fare
uno editto, che ſotto pena d’eſſer ucciſo in quelle parti niuno piu nauigaſſe, che forſe erano quelle, che à giorni noſtri di nuouo ſono uerſo po-
nente ſtate ſcoperte.
Et pero uedendo Vit. la importanza del uiuere ha uoluto nel proemio di nuouo farci auuertiti come in luogo ſegnato, &
che prima uegni nella conſider atione de i lettori, come che egli uoglia dire;
prima, che io tratti d’ altre coſe ricorditi ò Architetto di prouedere
in luoghi fertili, &
abondanti alla uita de cittadini, come nel quinto capo del primo nel principio ueduto hauemo. Dinocrate Architetto.
Leggeſi Chirocrate coſi appreſſo Strabone, come appreſſo Eliano, ma i testi di Vitr. hanno Dinocrate. Delquale ne fa mentione Xenofonte
s’io non m’inganno.
Penſamenti, & nella ſua ſolertia. Ha detto Vitr. nel ſecondo cap. del primo lib. che le maniere della Diſpoſitione na-
ſceuano da Penſamento, &
da Inuentione, però qui dimostra Dinocrate eſſer stato buon Architetto, quando dice. Penſam@@to, e ſolertia,
6660 Come anche diſotto moſtra lo iſteſſo quando Dinocrate diſſe ad Aleßandro.
Io ſono Dinocrate Architetto di Maɔedonia, ilquale à
te porto penſieri, &
forme degne della tua ſplendidezza. Perche dicendo. Penſieri & forme, uuol dire fabrica, & diſcorſo, la
coſa ſignificata, &
quella che ſignifica l’opera, & la ragione dalle qual coſe naſce l’ Architettura. Io ho formato il monte Atho in ſigu
ra d’huomo.
Voleua Dinocrate rappreſentare la figura di Aleſſ. come ſi legge, & nella deſtra ſormargli uno capacisſimo alueo da riceuere
tutte le acque del monte Atho altis ſimo tra la Macedonia, &
la Thracia; & nella ſiniſtra uoleua fabricar una città capace di diecimila

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