Vitruvius, I Dieci Libri dell' Architettvra di M. Vitrvvio, 1556

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2218LIBRO
DI QVAI COSE E COMPOSTA L’ARCHI TETTVR A.
CAP
. II.
L’Ar chitettvra conſifte nell’ Ordine, nella Diſpoſitione, nella Eurithmia, nel Compartimen-
to
, nel Decoro, &
nella Diſtributione.
Chiunque intender à bene il preſente capitolo, potrà dire con uerità ſapere, & intendere la forza, & il ualore dell’ Ar-
chitettura
, perciò che le ſei coſe, nellequali afferma Vitr.
che conſiste l’Architettura, ſono quelle, che appartengono all’eſ-
ſenza
di eſſa.
Quelle delle quali è l’habito nella mente dello Architetto compoſto, & quelle finalmente ſenza lequali niuna
coſa
esteriore puo hauer forma, ò perfettione.
Difficile, & ingegnioſa coſa, e dimostrare la diuerſità, che è tra le predete
1110 ſei coſe, &
bella coſa è laſciarſi intendere, & non fuggire, perciò che à molti puo parere, che Vitr. dica una iſteſſa coſa in piu modi, il
che
non è, come io mi sforzerò chiaramente di dimoſtrare.
Dico adunque per intelligentia di quello, che ſi deue eſponere, che alcune coſe in quanto all’ eſſer loro non ſi riferiſcono ad altre, ma libere, &
aſſolute
ſono.
Altre hanno relatione ò riſpetto, & ſenza non ſtarebbero; l’huomo, la pietra, la pianta non hanno comparátione ad altro, ma
l’eſſer
padre, patrone, maeſtro, amico, fratello, non sta da ſe, ma di neceßità ad altro riguarda, perche padre non è, chi non ha figliuolo, pa
trone
, chi non ſeruo;
maeſtro, ſenza ſcolare, amico, ò fratello, ſenza amico, ò fratello, ſiinilmente il doppio, il maggiore, il minore
ſoncoſe
, che ſole non ſi poſſono intendere, perciò che biſogna dire, doppio, della metà, maggiore del minore, &
minore del maggiore, co-
me
equale dello equale, pari del pari;
oltra la predetta distintione, egli é degno di auuertimento, che nelle coſe, che di natura ſi riferiſcono,
ſi
hanno alcuni termini, &
queſti ſono il fondamento, cioè ſoggetto, & principio da cui s’incomincia la relatione, & il fine, nelquale ella
termina
, come l’eſſer padre comincia da chi genera, &
finiſce in chi è generato; l’eſſer maeſtro ſi fonda in colui, che inſegna, & hail ſuo fine
2220 in colui che impara;
l’eſſer maggiore comincia in coſa che eccede, & termina in coſa che è ecceßa: Stando in queſti termini ſpeßo auuiene,
che
la comparatione è pari, cioè che egli ſi troua nell’uno, &
nell’ altro termine ragione eguale: come dicendo, amico, fratello, percioche l’amico
è
pari all’amico;
il fratello alfratello nell’ agguaglianza, ſpeſſo anche ſi uede in queſti riſpetti maggioranza, ò diſaguaglianza, come dire pa-
trone
, &
ſeruo, padre, & figliuolo; maeſtro, & diſcepolo; perche importa piu cominciare da uno, che dall’ altro. Queſté relationinel pre-
detto
modo appreſe grande momento hanno all’intelligenza delle ſei predette coſe, perciò, che tutte ſono relationi, &
comparationi, come
ſi
uedr à qui ſotto.
Hauendo adunque Vitr. formato l’Architetto, cioè fattolo degno agente di tanti artificij. Tratta qui della forma, perciò,
che
eſſendo la materia immobile, &
imperfetta, niuna coſa di eſſa ſi trarrebbe ſenza la perfettione, & forma, la quale conſiste nelle ſei
predette
coſe.
Due fini ſi trouano nell’opere, uno è il compimento, e perfettione de i lauori, come è quando ſi dice l’opera è compita, & fini-
ta
;
l’altro è il fine della intentione, che è quando finita l’opera ſi dice. io ho l’intento mio, come finita la caſa, io ſon difeſo da i uenti, piog-
gie
, &
da contrarij. Per uenire al fine dell’operaè neceſſario (ſe con arte ci uolemo regolare) procedere ordinatamente, & queſto in due
3330 modi, prima quanto alla quantità, &
grandezza delle parti, dapoi quanto alla ſuſtanza, con qualità di eſſe parti, nel primo è l’Ordine, nel
ſecondo
è la Diſpofitione, &
perche la qualità ſi puo conſider are in ſe, & comparandola alla forma, che allo aſpetto, & à gliocchi ſi rife
riſce
, però biſogna, che ui ſia nell’ opera una certa qualità, che contenti gli Occbi de i riguardanti, &
queſta é detta da Vitr. Eurithmia, del-
laquale
ſi dirapoi;
reſta, che noiritrouiamo la ragione dell’ altre coſe; Perche adunque non ſi propone l’opera infinita, ma terminata in gran-
dezza
ſi del tutto, come delle parti;
però biſogna, che oltra l’Ordine, ci ſia una corriſpondenza delle miſure tra loro, & al tutto comparate,
che
propoſtaci una miſurà d’una ſola parte, ſappiamo le miſure dell’altre, &
propoſtaci la grandezza del tutto, ſappiamo la grandezza di
ciaſcuna
parte, &
queſta corriſpondenza è Simmetria nominata, quaſi concorſo, & ripondenza delle miſure. Ma perche Popere che ſi fanno
hauer
deono autorità, &
riputatione, & eſſer’ anche all’uſo de gli habitanti accommodate, & con prudenza diſpenſate, però uolendo noi ot-
tenere
le predette coſe, biſogna ſeruar quello, che conuiene, che Decoro ſi chiama, &
diſpenſare il tutto, il che nella distributione, è colloca-
to
, &
queſta è la necesſit à, & ſufficienza delle ſei coſe; conſider ando adunque, per dire in breuità, & in ſomma il tutto, & le parti d’und
4440 opera, uſeremo la infra poſta figura.
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# { # in ſc & coſi # }
# " # " #### { # Secando il prima, e il poi ordine.
# " # " # # { # òucro fecondo la qnantità # "
# { ## } ## " ## " # Secondo la riſpondcnza, Simmetria.
Tutta
la forma, e figura dell’o\\pera ſi conſidera ò uero # " ## " # # "
# " ## " ## " # ò uero ſecondo la quantità & figura, coſi è la ciſpoſitione.
# {
# " ## { # # { # ò uero all’ aſpetto eurithmia
# " # riferita # " ## " # ò uerò alla conuenienze Decoro
### " # # " # ò uero all’ uſo Diſtributione.
perche in molte coſe ritrouiamo, Ordine, Diſp oſitione, Decoro, Diſtributione, & le altre parti ſopradette, però diremo, che queſti termini ſono
generali
, &
commuui, & come gen erali, & communi hanno le loro diffinitioni, ditermini communi, & generali; ma poi, che ciaſcuno
6660 Artefice uuole applicar quelle parti alla propia cogmtione, riſtrigne quella uniuerſalità al particulare, &
propio dell’ arte ſua, come ſi ue-
de
al preſente nelle dette diffinitioni, &
prima nelia diffinitione dell’Ordine. Certo è che l’Ordine in ſe, & ſecondo la natura, è quando una
coſa
di ſuaragione pone un’eßer dopo l’altro, &
per queſto ne uiene, che doue è ordine ui ſia prima, & poi, & questi ſon termini commu-
ni
, ma l’ Architetto gli riſtrigne à ſe, come ogni altro artefice, &
dice, che l’Ordine é quando in un’opera di ſua ragione, l’eſſer d’una quan
tità
è poſta prima, &
l’altro poi, & in queſto modo la diffinitione dell’Ordine é fatta propia, & particulare per l’applicatione de i termini
communi
, &
uniuerſali, ne i quali ſi puo dire, che poſta ſia la raccommunanza delle ſcienze. Per ſtare adunque ne i noſtri primi fondamen-
ti
, io dico, che l’Ordine è poſto in comparatione.
& riſpetto, & dico appreſſo, che la comparatione è di quelle, nelle quali ſi troua la diſag-
guaglianza
, chiaro è, che nell’ Ordine ſia riſpetto, percioche nell’Ordine s’intende, che alcuna coſa preceda, &
altro ſucceda; euui diſaguaglian-
za
, perche ſe tutte le coſe fuſſero eguali, già non ſarebbono tutte;
come dice S. Auguſtino, & però l’ordine, è diſpenſatione delle coſe pari, &
diſpari
, eguali, &
diſeguali. L’Ordine dello architetto è circa la quantità, & nella quantità ſi troua l’Ordine, che riguarda al tutto, & l’Or-
7770 dine, che riguarda alle parti, non che l’un’ordine in effetto ſi ritroui ſenza l’altro, ma in modo, che l’intelletto puo ſar la diſtintione, &
in-
tender
ciaſcuno ſeparatamente, &
però dice Vitr. quanto all’Ordine che é delle partitraſe che.
L’Ordine è moderata attitudine de i membri di tutta l’opera partitamente.

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