Vitruvius, I Dieci Libri dell' Architettvra di M. Vitrvvio, 1556

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190171SESTO. loro toccano il piano dell’acqua, appareno dritti come ſono. Quando poi ſott’acqua mandati ſono per la rarità trapparente della natura rimandano le imagini fuori dell’acqua alla ſuperſicie, & iui quelle imagini agitate e com- moſſe pareno fare à gli occhi lo aſpetto dei remi ſpezzato, & queſto ò perche quei ſimulachri ſono ſpinti, ò perche da gli occhi uengono i raggi del uedere (come piace à Phyſici)ò per l’una, & per l’altra ragione qual ſi uoglia, coſi pare, che lo aſpetto habbia fallace il giudicio de gli occhi. Eſſendo adunque che le coſe uere pareno falſe, e prouandoſi da gli occhi, alcune coſe altramente di quello, che ſono, io non penſo, che biſogni dubitare, che alle nature, ò neceſ- ſità de i luoghi, non ſi debbia fare gli accreſcimenti, ouero le diminutioni, ma in modo, che in ſimil opere niente ſi deſideri. Et queſto non ſolo per dottrina, ma per acutezza d’ingegno ſi puo fare, & però prima ſi deue ordinare la ragione delle miſure, dallaquale ſi poſſa ſenza dubitatione pigliare il mutamento delle coſe. Dapoi ſia eſplicato lo ſpacio da baſſo dell’opra, che ſi deue fare per larghezza, & per longhezza, dellaqual opera quando una fiata ſerà 1110 grandezza conſtituita lo apparato della proportione alla bellezza ne ſegua, accioche dubbio non ſia l’aſpetto della Eurithmia, à chi uorrà ſopra conſiderare, della quale con che ragioni ſi faccia ne dirò; ma prima ragionerò come ſi debbiano fare i Cortili ſcoperti, delle caſe, Cauedij nominati.
Io ho detto che molto ragioneuolmente Vitr. ha uoluto replicare nel ſeſto libro quelle coſe che nel primo ha uoluto per introduttione dell’Ar-
chitettura proporre, perche l’ Architetto hauer deue le iſteſſe idee, nell’ ordinare gli edifici priuati, che egli ha nelle coſe publiche, &
molto
bene auuertire alla Difpoſitione, al Decoro, alla Bellezza, alla Diſtributione, al Compartimento, &
altre coſe toccate nel primo libro ſe-
condo che nel detto luogo molto bene hauemo eſpoſto, &
di piu ancho ſi deprime l’arroganza di molti, che miſurano molte membra, & mol
te parti, nelle ruine di Roma, &
non trouando quelle riſpondere alle miſure di Vitr. ſubito le biaſimano dicendo, che Vitr. non la intende-
ua, la doue imitando nelle fabriche le coſe, che hanno miſurato fuori de i luoghi loro, come ferma regola ſempre allo iſteſſo modo ſi gouerna-
no, &
non hanno conſideratione à quello, che Vitr. ha detto di ſopra, & molto piu chiar amente dice nel preſente luogo, cioè che non ſem-
2220 pre ſi deue ſeruare le iſteſſe regole, e Simmetrie, perche la natura del luogo richiede ſpeſſo altra ragione di miſure, &
la necesſità ci astrigne
à dare, ò leuare di quelle, che propoſte haueuamo.
Però in quel caſo dice Vitr. che ſi uede molto la ſottigliezza, & giudicio dello Architet-
to, ilquale togliendo, ò dando di piu alle miſure, lo fa in modo, che l’occhio ha la parte ſua, &
regge la necesſità con bella e ſottile Ragione.
Et ſe noitrouamo la Cornice del Theatro di Marcello alquãto diuerſa dalle regole di Vit. & il reſtante eſſer benisſimo inteſo, non douemo bia
ſmare quel grande Architetto, che fece il detto Theatro.
Imperoche chi haueſſe ueduto tutta l’opera inſieme forſe hauerebbe ſatto miglior
giudicio, &
però ben dice Vit. che ſe bene la maggior cura, che ha l’ Architetto, ſia d’intorno le miſure, & proportioni, però grande acqui
ſto ſa di ualore, quando egli è forzato partirſi dalle propoſte Simmetrie, &
niente lieua alla bellezza dello aſpetto, ne puo eſſere incolpato
perche con ragione habbia medicato il male della necesſità.
Et qui ſi uede quanto ſia neceſſaria la proſpettiua allo Architetto, e dimoſtra la
forza ſua, quando ſia, che la uiſta noſtra merauiglioſamente ingannata ſia dalle pitture fatte ne i piani, che per ragione di proſpettiua rego-
lata da un ſol punto fa parere le coſe di rilieuo, &
non ſi puo certificarſi, che non ſiano di rilieuo ſe l’huomo non le tocca, o non ſe le auuicina.
3330 E gli inganni della uiſta ſono, ò per la diuerſità de i mezzi, per liquali ſi uedono le coſe che eſſendo intiere paiono ſpezzate, eſſendo picciole
paiono grande, eſſendo lontane paiono uicme.
La troppa luce impediſce, la poca non è baſteuole alle coſe minute. Le diſtanze mutano le
figure, però le coſe quadrate da lontano pareno tonde, &
Vit. di tal coſa in niolti lucghi, ci ha fatti auuertiti. Gli ſcorzi de i corpi non la-
ſciano uedere tutte le parti loro, il ueloce mouimento fa parere una fiamma contim a, quando uelocemente ſi moue una uerga affocata.
La
infermit à dell’occhio partoriſce ancho diuerſi errori;
però à molte coſe delle ſopra dette il ualente Architetto puo rimediare. Dapoi che
adun que l’ Architetto hauera molto ben cenſiderato la ragion delle miſure, &
à quel tutto, che fa la coſa bella ſia di che genere eſſer ſi uo-
glia, ò ſodo per ſoſtener i peſi, ò ſuelto per dilettare, come il Corinthio, ò trammezzo per l’uno, e l’altro come il Ionico, &
egli hauer à au-
uertito al numero, delquale la natura ſi compiace nelle colonne, &
nelle apriture, & che le coſe alte naſcono dalle baſſe, & che quelle propor-
tioni, che danno diletto alle orecchie nelle uoci, le isteſſe applicate à i corpi dilettano à gli occhi, dapoi dico, che tutte queſte coſe ſer anno pre-
uiſte, biſognerà, che egli ſottilisſimamente proueda, à quello, che ſerà neceſſario à quclla parte, che Eurithmia è chiamata nel primo libro.
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CAP. III. DE I CAVEDI DELLE CASE.
Icavedi, diſtinti ſono in cinque maniere, le figure, de i quali coſi ſono nominate. Toſcana, Co
rinthia, Tetraſtila, Diſplu uiata, Teſtugginata I Thoſcani ſon quelli, nei quali le traui, che paſſa-
no per la larghezza dell’ Atrio hanno alcuni trauicelli pendenti, &
i canali, ò collature dell’acque,
che corrono di mezzo da gli anguli de i pareti, à gli anguli delle traui, &
ancho da gli aſſeri nel mez
zo del Cauedio detto compluuio ſono i cadimenti dell’acque.
Ne i Corinthij con le iſteſſe ragioni
ſi pongono le traui, &
i compluuij, ma ci è queſto di piu, che le traui ſi partono da i pareti, & ſi
ſoprapongono alle colonne d’intorno.
I Tetraſtili ſon quelli, che hauendo ſotto le traui le colonne angulari le pre-
5550 ſtano utilità &
fermezza, perche ne eſſe ſono conſtrette hauer gran peſo, ne ſono caricate dalle traui trapen-
denti.
I Diſpluuiati ſon quelli, nei quali li pendenti traui che ſoſtengono l’arca ſcacciano l’acque cadenti. Queſti
ſono di grandisſima utilità alle ſtanze del uerno, perche i loro compluuή dritti, non togliono il lume à i T riclini.
Ma
hanno queſto incommodo ne gli acconciamenti, che d’intorno i pareti le canne contengono i cadimenti dell’acque,
lequal canne non coſi preſto riceuono l’acque cadenti ne i canali, &
coſi redondanti reſtagnano, & s’ingorgano, &
guaſtano in quelle maniere di fabriche le fineſtre.
Ma i Teſtugginati ſi fanno la doue non ſono gran forze, & di ſo-
pra nei palchi ſi fanno ſpaciofi perle habitationi.
Hauendoci Vitr. eſposto quello, che @ouemo conſiderare prima, che mettiamo le mani à fabricare le caſe priuate, ſi per riſpetto delle porti del
Cielo, &
gli afpetti del mondo ſecondo i quali douemo diſponere gli Edificiij, ſi per riſpetto alle miſure, & proportioni, allequali douemo au-
uertire tanto nella hbera, quanto nella necesſitata diſpoſitione de gli Edificij.
Comincia à darci i precetti, & i compartimenti delle caſe pri-
6660 uate, hauendo conſideratione delle piu belle parti di eſſe, accomodandole alle qualità delle perſone, conſiderando le parti communi, &
le pro-
pie, &
non laſciando coſa che degna ſia del ſuo auuertimento. Cominciando adunque à trattar delle caſe egli principia da quelle parti, che
prima uengono all’aſpetto noſtro, come ha fatto nel trattamento de i Tẽpi nel Terzo Lib.
Quello adunque, che prima ne uiene allo aſpet@o è il
piouere de i colmi, ò tetti, cioe quella parte di doue pioue, &
quella doue pioue Impluuio, & compluuio nommata, & è ragioneuole dichiari-
re queſta forma, ſi perche ella è la prima che ci uiene inanzi, ſi perche hauendoci Vitr.
dato i precetti della contignatione, & del legamen-
to del tetto di dentro, &
di ſotto (come s’ha ueduto nel Quarto Libro). Egli ci uuole moſtrare di quanti aſpetti ſiano, ſecondo diuerſe manie-
re i pioueri, &
i colmi di fuori, & di ſopra. Cauædia chiama egli queſti luoghi, perche ueramente ſono come caui delle caſe. A ulas i Greci ſo-
gliono nominare questi luoghi circondati da muri è ſcoperti nel mezzo, noi Cortili, ò Corti chiamamo, entrate et cortili quelli, che ſono ſcoper
ti, entrate quelli, che ſono coperti.
Il cortile adunque è una parte delle principali, nellaquale (come dice l’ Alberto)come in un Foro commu
ne concorrono tutti gli altri membri minori, &
come nella Città il Foro, & le parti congiunte al Foro, ſono quelle, che prima ſi riguardano,
7770 coſi nella caſa, che è come una picciola Città, ſi da prima d’occhio al Cortile, al quale ſi da luogo ampio, &
aperto, & pronto ad ogni coſa.
I nomi de i Cauedi ſi pigliano, ò dall’uſanza di diuerſe Città, ò dalla forma loro, ſono detti ancho Atria, ma per un’ altro riſpetto, perche Ca-
uedium è detto riſpetto à quella parte che è ſcoperta, &
che pioue nel mezzo, Atrium riſpetto à quella parte che è coperta. Cinque ſono le
maniere de i Cauedi altre ſi pigliano dalla forma, altre dall’ uſanze d’alcune Città Prima è la Toſcana, che è la piu ſemplice delle altre dalla-
quale forſe ſono gli Atrij nominati, perche erano in Toſcana i popoli Atrienſi, per ilche non piace, che Atrium ſia detto dal color A tro, che
prociede dal fumo, come che in quelli ſi faceſſe la cucina.
I Cauedi Toſcani erano quelli, ne i quali le traui, che paſſano per la larghezza

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