Vitruvius, I Dieci Libri dell' Architettvra di M. Vitrvvio, 1556

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194175SESTO& Triclini oeci piccioli. quelli à publichi, queſti à priuati ediſici, & ordinarij dedicati. Hauendoci adunque Vitr. eſplicato queſta differenza,
egli
pone una uſanza di queſte ſale fatte alla Greca, &
benche pare, che le Corinthie ſiano Greche, & che le Egittie ancho ſiano ſtate uſate
da
Greci, &
l’una, & l’altra maniera ſia stata preſa da Italiani, nientedimeno io stimo, che queste ſale, che egli nel preſente capo dice eſſer al-
la
Greca, non fuſſero state preſe da Italiani, ma che ſolo in Grecia s’uſaſſero.
Queſte dice egli, che ſi chiamauano Cizicene, coſi dette da una ter
ra
di Mileſii nalla Propontide.
Erano poſte al Settẽtrione, riguardauano i campi, et le uerdure, baueuano le porte nel mezzo, capiuano due Tri
clinij
con quello, che egli sta intorno oppoſti l’uno all’altro, da i letti de i quali ſi poteuano uedere le uerdure per le fineſtre.
Le miſure di
queste
ſale ſono bene da Vitr.
dichiarite, ne ci accade figura, perche dalle figure ſopraposte, & dalle regole tante fiate dichiarite uno ſtu-
dioſo
, e diligente ne può cauare la forma.
1110
HOR noi dichiararemo con che proprietà le maniere de gli edifici all’uſo, & alle parti del cielo com-
modamente
posſino riguardare.
I Triclini del uerno, & iluoghi de i bagni riguardino quella par-
te
, doue il Sole trammonta il uerno, perche biſogna uſare il lume della ſera, &
ancho per queſto, per
che
il Sole cadendo ha lo ſplendore oppoſto, &
rimettendo il calore nel tempo ueſpertino intepe
diſce
piu la ragione d’intorno.
I Cubiculi, & le Librerie deono eſſer poſte all’Oriente, perche l’uſo
uuole
il lume mattutino, &
ancho i libri non ſi guaſtano nelle librerie, perche in quelle, che ſono
2220 uerſo il Meriggie, ò uero à Ponente le carte ſono guaſte da i Tarli, &
dall’humore, perche i uenti humidi ſopraue-
gnenti
li fanno generare, &
gli notriſcono; e ſpargendo gli ſpiriti humidi per la muffa corrompeno i uolumi. I Tri-
clinij
di Primauera, &
d’Autunno ſi drizzano all’Oriente, perche l’impeto del Sole oppoſto andando di longo uerſo
l’Occidente
fa quelle ſtanze di lumi circondate piu temperate in quel tempo, che ſi ſogliono adoperare.
Ma quelli
della
ſtate deono riguardare al Settentrione, perche quella parte, non come le altre, che nello ſoſtitio ſi fanno per lo
calore
ardenti, per eſſer riuolta dal corſo del Sole, ſempre, è, freſca, &
nell’uſo porge ſanità, e piacere. Et coſi
que
luoghi, doue ſi hanno à ſaluare ſcritture, e tauole ò pitture detti Pinacothechi, oue ſi fanno le coltre, ò piumac-
ci
cucciti con diuerſi colori, &
imbottiti, ò doue ſi dipigne, biſogna che riguardino al Settentrione, accioche i, colo-
ri
di quelli per la fermezza, &
egualità de lumi ſiano nelle opere impermutabili.
Haueuano gli antichi molta auuertenza al Decoro, del quale parlato hauemo nel Primo Libro. Similmente alla Diſtributione, che ſerue all’uſo,
3330 perche Vitr.
parla in questo luogo di quello, che ci accommoda, & parlera di quello che ſta bene, & che conuiene à diuerſi gradi di perſo-
ne
;
Et inuero, come io ho detto nel principio di queſto Libro Vitr. ha uoluto, che noi conſideriamo egualmente le coſe dette nel primo nelle
opere
publiche, &
nelle priuate: perche quelle erano indifferenti, communi, & applicabili come i numeri, & le figure à diuerſe materie.
Quanto adunque apartiene alla Diſtributione, ſi uede nel preſente capo, che egli tratta à che parti del cielo, quali ſtanze douemo fabricare. Si
perche
ne habbiamo commodo, &
utilità, ſi perche ſiano ſane. Gli antichi mangiauano ſecondo le ſtagioni in diuerſe ſtanze, nella ſtate in
luoghi
uolti al Settentrione, &
che haueuano acque, & uerdure, il uerno haueuano il ſuoco, la facciata piu calda, imparando da gli uccelli,
che
ſecondo le ſtagiani uanno mutando il luogo, &
perche non ſolamente douemo houer cura della commodita delle perſone, ma ancho della con
ſeruatione
delle robbe, però molto bene douemo conſiderare di ſar le ſtanze per ſaluar le robbe, ilche in queſto capo da Vitr.
è molto iene con-
ſiderato
, &
ci laſcia da penſare piu oltra ſecondo l’occaſione, imperoche egli non abbraccia ogni coſa, ma ci da tanto lume, che ci baſta, oltra
che
ne dira ancho dapoi, ci ſono ancho le caſe de gli artifici, &
de mercanti che uendono coſe, che hanno biſogno d’eſſer conſeruati in propi
4440 luoghi, ſecondo le qualità delle merci, Similmente le munitioni, i uiueri, le armi, &
luoghi dall’oglio, dalle Lane, delle Specierie, & de i Frut-
ti
hanno le loro propietà da eſſer conſiderate, perche poi niente ſia, che guaſti le robbe, ma queſte coſe non cadono in conſideratione nelle coſe
de
i grandi.
Seguita ancho un’altra diſtributione, che participa del Decoro, & dice.
CAP. VIII. DE I PROPI LVOGHI DE GLI EDIFICI, E PRI-
V’ATI
, E COMMVNI, ET DELLE MANIERE CONVE-
NIENTI
AD OGNI QVALITA DI PERSONE.
ESSENDO le ſtanze alle parti del Cielo à queſto modo diſpoſte, allhora biſogna auuertire, con che
5550 ragione à i padri di famiglia i propij luoghi, &
i communi con gli ſtrani in che modo ſi deono fabrica
re
, perche in queſti, che propi ſono, non è lecito, ne puo ognuno in esſi entrare ſe non einuitato, co
me
ſono i Cubiculi, i Triclini, i Bagni, &
le altre ſtanze, che hanno l’iſteſſe ragioni dell’uſo loro. Com
muni
ſono quelli, ne i quali ancho chi non, è, chiamato del popolo ui puo entrare.
Queſti ſono l’en-
trate
, i Cortili, i Periſtili, &
quelle parti, che poſſono hauere l’uſo iſteſſo. A quelli adunque, i quali
iono
di ſorte commune, non ſono neceſſarie l’entrate magnifiche, ne i Tablini, ne gli Atri, perche queſti preſtano à
gli
altri quegli officij cercando, che da gli altri ſono cercati.
Ma quelli, che ſeruono alla utilità, e frutti della uilla, nel-
le
entrate delle loro caſe deono hauere gli ſtabuli, &
le tauerne, & nelle caſe l’arche, e i granai, le ſaluarobbe, & le di-
ſpenſe
, che poſſono piu preſto eſſer per ſeruare i frutti, che à bellezza, &
ornamento. Coſi à publicani, à banchie-
ri
, ò uero uſurari, ſi fanno le caſe piu commode, è piu belle, &
piu ſicure delle inſidie. A gli huomini di palazzo,
6660&
à gli auuocati piu eleganti, & piu ſpatioſe, per poter riceuere, & admettere la maltitudine delle genti. A nobili,
che
ne i magiſtrati, &
ne gli honori deono à cittadini non mancare d’officio, ſi deue fare le entrate regali, e gli Atri al-
ti
, &
i portichi, ò loggie amplisſime, & gli ſpatij da caminare piu larghi perfetti all’ornanmento, e Decoro. Oltra
di
cio le Librerie, le Cancellarie, le Baſiliche non disſimiglianti da quello, che ricerca la magnificenza delle opere pu
bliche
, perche nelle lor caſe ſpeſſo ſi fanno &
i conſigli publici e priuati, & gli arbitrari giudici, e compromesſi. Se
adunque
con queſte ragioni ad ogni ſorte di perſone coſi ſeranno gli edificij diſpoſti, come del Decoro e ſtato ſcrit-
to
nel primo uolume, non ſera coſa degna di riprenſione, perche haueranno ad ogni coſa commode, &
ſenza menda
le
loro eſplicationi.
Et di quelle coſe non ſolo ci ſeranno, nella Città le ragioni, ma ancho nella uilla. Eccetto, che
nella
Città gli Atrij ſono uicini alle porte, ma nella uilla, che quaſi imitano le cittadineſche ſubito appreſſo le porte
ſono
i Periſtili, dapoi gli Atrij che hanno i portichi d’intorno con pauimenti, che riguardano uerſo le paleſtri, &
i
7770 luoghi da paſſeggiare.
Io ho deſcritto diligentemente come ho propoſto, in ſomma le ragioni di fare le fabriche cit-
tadineſche
nella Città.

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