Vitruvius, I Dieci Libri dell' Architettvra di M. Vitrvvio, 1556

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Prontamente.
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Prontamente, & con ragione di proportione.
Reſerire anche ſi poſſano à quella parola che dice. Fabricate.
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Sicome alla naturale generatione ſi richiede il Padre, & la Madre, & ſenza uno di loro niente ſi genera, coſi à eſſer Architetto, che è una
artificioſa
generatione, ſi ricerca il diſcorſo, &
la fabrica unitamente; & ſe alcuno ſi perſuadeſſe eſſere Architetto con la ſola ſabrica, ò
uero
con il ſolo diſcorſo egli s’ingannerebbe, &
ſarebbe ſtimato coſa imperſetta, anzi monstruoſa; & di gratia ſe uno haueße il ſapere ſo-
lamente
, &
uſurpare ſi uoleſſe il nome d’ Architetto non ſarebbe egli ſottopoſto all’offeſe de gli Eſperti? non potrebbe ogni manuale improue
rarli
, &
dirli che ſai tu? dall’ altra parte ſe per hauere un lieue eſſercitio, & alquanto di practica, di ſi gran nome degno eſſer ſi credeſſe,
non
potrebbe uno intelligente, &
litterato chiuderli la bocca, domandandoli conto, & ragione delle coſe fatte? & però biſogna eſſere ar-
mati
, &
ornati di tutte l’armi per acquistare la uittoria, & il uanto del uero Architetto. Biſogna eſſer coperto per difeſa, armato per of-
feſa
, ornato per gloria maneggiando l’eſperienza con l’artificio.
Perche adunque i pratici non hanno acquistato credito? percioche l’Ar-
chitettura
naſce da diſcorſo.
Perche i letterati? percioche l’ Architettura naſce da fabrica, & però dice Vitr. dalle dette coſe, cioè dal na-
ſcimento
dell’ Architettura che è fabrica, &
diſcorſo cioè opera, & ragione, ſegue quello, che egli dice. Main queſto luogo potrebbe alcuno
4440 dubitare, &
dire. Se ueramente l’arte è nello intelletto, perche cagione ha detto Vitr. che quelli iquali, nel ſaper ſolamente ſi ſono fidati,
l’ombra
non la coſa pare che habbino ſeguitato?
Riſpondo, che le coſe dell’intelletto alla piu parte ombre paiano, & il uolgo ſtima le coſe in
quanto
che à i ſenſi, &
à gliocchi ſottopoſte ſono, & non inquanto non appaiono, & queſto auuiene per la conſuetudine, perche non
ſono
le genti auuezze à diſcorrere, &
però l’accorto Vitr. non afferma, che i letterati habbino ſeguito l’ombre, ma dice, parere, queſto che
dinota
il giuditio de gli imperiti eſſer fatto dalle coſe apparenti, &
però mi pare che molti uaneggiano nel decidere qual ſia più nobile,
la
ſcultura, ò la pittura, imperoche uanno alla materia, al tempo, &
à molti altri accidenti, che non ſono dell’ arte, perche l’arte, è nell’intel-
letto
, la doue tanto è ſcultore, &
pittore il diuino Michel’ angelo dormendo, & mangiando, quanto operando, & facendo, però coſi ſi do-
ueria
conſiderare qual’ è piu degno habito nell’intelletto di Michel’angelo, ò quello che egli ha della ſcultura, ò pure quello della pittura, &

coſi
laſciare i marmi, gl’azurri, i rilieui, &
le proſpettiue, la difficultà, & la facilità delle dette arti; all’hora ſi potrebbe dire qualcoſa,
che
haueſſe del buono, ma hora non è tempo di decidere queſta queſtione.
Dice adunque l’arte non douer eſſere ocioſa, ma con eſſa le mani
5550 eſſer neceſſarie, &
questo approua con altre parole, dicendo.
Trale Artiſono alquante, il fine dellequali non paſſa oltra la conſideratione delle coſe alloro ſuggette, come ſono le Mathematiche, & la Scienza
naturale
.
Altre oltra uengono ad alcuna operatione, ma niente reſta di fatto, come è nell’ Arte di ſaltare, di ſonare, & altre ſimiglianti.
Sonui alcune, che dietro à ſe laſciano alcun lauoro, come l’ Arte fabrile, & l’Arte del fabricare. Appreſſo qualch’una è, che al pren-
dere
, &
acquistare alcuna coſa ſi , come la uenatione, l’uccellare, la peſcaggione, & altre: infine molte non à conſiderare, non à finire,
non
à pigliare intente ſono, ma correggono, &
emendano gl’errori, & i danni delle coſe fatte, & acconciano quelle. Con tutte le pre-
dette
Arti, anzi ſopra tutte è l’ Architettura, come giudice che ella è di ciaſcuna:
onde biſogna che in eßa ſpecialmente ſi conſideri alcu-
6660 na coſa fatta, ò uero da eſſer fatta, &
poi ſi conſideri la ragione: & però due coſe ſono, una è la ſignificata, & proposta opera, l’altra
è
la ſigniſicante, cioè dimoſtratiua ragione.
Tutti glieffetti adunque, & tutte l’opere, ò lauori delle Arti: tutte le concluſioni di tutte le ſci-
enze
ſono le coſe ſignificate, ma le ragioni, le proue, le cauſe di quelle ſono le coſe ſignificanti, &
queſto è perche il ſegno ſi riferiſce alla
coſa
ſignificata, l’effetto alla cauſa, la concluſione alla proua.
Ma per dichiaratione io dico, che ſignificare è per ſegni dimoſtrare, &
ſegnare
, e imprimere il ſegno:
doue in ogni opera da ragione drizzata, & con dißegno finita è impreſſo il ſegno dell’ Artefice, cioè
la
qualità, &
la forma, che era nella mente di quello, perciò che l’artefice opera prima nell’intelletto, & concepe nellamente, & poi ſe-
gna
la materia eſteriore dell’habito interiore.
Specialmente nell’ Architettura.
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Donde auuiene, che chi fa profesſione d’ Architetto, pare che nell’una, & l’altra parte eſſer debbia eſſercitato.
Ogni agente nel grado, ch’egli tiene, eſſer deue perfetto, acciò che l’opera compita, & perfetta ſi ueda. Tre ſono gl’agenti delle coſe, il Diui-
no
, il naturale, lo artificiale, cioè IDIO, La Natura, l’Huomo, noi parleremo dell’ huomo:
s’adunque l’ Architettura è coſi

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